ItaliaOggi, 4 dicembre 2021
In Germania le femmine preferiscono studiare senza maschi
Classi miste, o ragazzi e ragazze separati come in un lontano passato? A Monaco, ma non solo, sempre più genitori preferiscono mandare le figlie in scuole dove non siano costrette a studiare fianco a fianco con coetanei. Si va contro corrente, e di questi tempi di politically correct non è facile. Il separatismo, hanno spiegato madri e padri, non ha niente a che vedere con preoccupazioni sessuali, le classi solo femminili aiutano a studiare meglio e rafforzano il carattere delle studentesse. In Italia, un professore ha osato buttare fuori dalla classe tre studenti che erano apparsi vestiti da donna per solidarietà verso le compagne. Ora rischia di venire sospeso dalla preside. L’insegnante sarebbe un no vax, e avrebbe sospette inclinazioni politiche. Lo accusano anche di essere un misogino, e su questo avrei qualche dubbio. Al contrario, forse le donne le ama e non vuole che sia loro mancato di rispetto.
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In prima elementare, nella Palermo del dopoguerra, mi ritrovai in una classe con 37 bambine e solo altri due maschi. Probabilmente, quella situazione durata fino alla quinta, avrà condizionato il mio rapporto con le donne. Positivamente. Erano stati i miei genitori a chiedere e ottenere che venissi accolto in quella sezione perché la maestra, la signora La Rosa, ricordo ancora il nome, era considerata la più brava. Sono convinto che debba a lei se sono riuscito a guadagnarmi da vivere scrivendo. Insegnava anche analisi logica e consecutio temporum, oggi non si usa più neppure al liceo. Era una scuola pubblica, le mie compagne, me ne resi conto molto tempo dopo, imparavano l’italiano come una lingua straniera, ed erano bravissime.
Il Max Josef Stift, è una storica scuola di Monaco, creata oltre 200 anni fa, come Königlisches Insitut füt Töchter höheren Stände, che oggi verrebbe considerato esecrabile, classista e sessista, Istituto reale per le figlie del ceto sociale più elevato. È rimasta una scuola rigorosamente femminile ma, si assicura, democratica. Il rettore, o la rettora, Kristina Kalb Heubisch, registra un aumento costante delle iscrizioni negli ultimi due anni, le allieve sono 580, e si sono dovute aprire due nuove sezioni per accoglierle. Un trend nazionale, dopo che a lungo le scuole separatiste erano continuate a diminuire: nella capitale bavarese nel 2010 gli istituti femminili erano 93, oggi sono 71. Nello stesso periodo, le scuole solo maschili si sono dimezzate, ma da 31 a 15.
«Il nostro istituto gode di un’ottima reputazione», ha spiegato la professoressa Heubisch, «e i genitori desiderano che le figlie possano studiare nelle migliori condizioni possibili». Ragazzi e ragazze si frequentano senza problemi, perché preoccuparsi se nelle ore di scuola rimangono separati? Secondo diverse ricerche, i professori, sia uomini che donne, più o meno inconsciamente, finiscono per stimolare i maschi trascurando le ragazze, in particolare nelle materie scientifiche, come se non fossero adatte alle donne. «Da noi avviene il contrario», ha assicurato Frau Heubisch, «le ragazze seguono con passione le materie scientifiche, acquistano maggiore sicurezza nei propri mezzi e dopo, all’università, ottengono ottimi risultati». È stato il nazismo a dare una cattiva nomea alle scuole femminili: le ragazze dovevano studiare per conto loro, per essere educate a diventare casalinghe, madri di famiglia destinate a fare figli maschi per l’esercito del III Reich.
In Germania, mancano tecnici e operai specializzati, e si cerca di convincere le ragazze a intraprendere mestieri tipicamente maschili, ma con poco successo. Le giovani si trovano in ambienti maschilisti, confrontate con coetanei che le guardano dall’alto in basso e con docenti che non nascondono il loro scetticismo. La mia rimpianta maestra La Rosa aveva una predilezione per noi tre maschi e trascurava le bambine? Non credo, ma potrei sbagliarmi. Non capivo perché io avessi un grembiule nero e un fiocco azzurro e le bambine un fiocco rosa e un grembiule bianco. Lo chiesi alla mia compagna di banco che mi spiegò: perché sul nero le macchie d’inchiostro non si vedono, noi siamo più brave di voi e non ci macchiamo.