la Repubblica, 4 dicembre 2021
Una mostra per i 100 anni di Piero Piccioni
In principio fu l’amore per il jazz. Piero Piccioni, che era nato il 6 dicembre del 1921, lo scoprì da bambino sui dischi dello zio Leone e a 10 anni già ripeteva quegli standard al pianoforte, suonando a orecchio. Fu il jazz a portarlo appena laureato nel ’49 a New York, dove Piccioni suonò alla radio, in un programma condotto da Mike Bongiorno e, soprattutto, nel quintetto di Charlie Parker in un programma tv in cui venne chiamato a sostituire Al Haig, il pianista di “Bird”. Tornato a Roma per lavorare come avvocato per Titanus e De Laurentis, incontrò il cinema negli anni della Dolce Vita e a quel punto proprio il jazz gli offrì la chiave per muoversi con libertà nelle musiche dei film di cui sarebbe diventato un maestro, il più moderno tra i primi grandi compositori per il cinema, quasi dieci anni prima della prima colonna sonora firmata da Ennio Morricone.
Per i 100 anni dalla nascita di Piccioni si preparano molti eventi, tra questi diversi concerti e la mostra “Piero Piccioni 100 Experience” al via il 6 dicembre ai Forum Studios, la sala di registrazione che il maestro fondò nel 1971 a Roma con Morricone, Armando Trovajoli e Luis Bacalov.
Sono previste anche diverse uscite discografiche e tra queste Piero Piccioni – A modern gentleman e Piccioni in orbit, atteso a gennaio. Nella mostra, curata da Marco Patrignani, da Nicola Vicidomini e dal figlio del Maestro, Jason Piccioni, non mancano le testimonianze di molti dei registi con i quali Piccioni collaborò, a cominciare da quelle di Alberto Sordi (da Fumo di Londra acPolvere di stelle ) e Francesco Rosi ( da Le mani sulla città a Salvatore Giuliano ).
«Nella mostra ci sono tutte le cose che ho tenuto insieme dopo la scomparsa di mio padre», spiega Jason Piccioni, compositore e produttore musicale, nato nel 1970 dalla relazione tra Piccioni e l’attrice inglese Gloria Paul. «C’è poi la collezione di dischi che mi aveva donato, e ci saranno proiezioni e una medley da 40 film condotta sulle musiche, una sorta di trailer di mezz’ora con immagini da Le mani sulla città, Fumo di Londra, Camille 2000, Colpo rovente fino ai film di Totò. Certo non tutti perché papà ne ha musicati più di trecento, 200 per il cinema e sono più di 100 le serie tv».
Nell’83, quando aveva 13 anni, Jason Piccioni recitò nel film Il tassinaro, nella parte del nipote di Pietro, il tassista interpretato da Alberto Sordi. Cantò anche due dei brani della colonna sonora: «Avevo già fatto l’esperienza di cantante per la colonna sonora di Io e Caterina, a Sordi piaceva la mia voce», racconta Jason che oggi a Londra fa il produttore musicale e ha scritto anche per Kylie Minogue. «Alberto era il migliore amico di papà, era la prima persona da cui andava prima di fare un nuovo film, gli raccontava la storia e papà si metteva al piano e suonava. Alberto era un romanticone, amava le melodie e le armonie di papà, specialmente quelle malinconiche ma anche cose divertenti tipo O rugido do leao da Riusciranno i nostri eroi o il tema diFinché c’è guerra c’è speranza. Arrivava a casa nostra sempre tutto profumato ed elegante, mi dava gli schiaffetti e rideva. Quando andavamo a qualche premio insieme o al ristorante mio padre teneva banco, sempre iconoclasta, ce l’aveva coi politici, parlava tranquillamente di astrofisica e di biologia, di buchi neri e di poesia, aveva letto tutto, ho ereditato 6 mila libri da lui».
Un musicista autodidatta, chissà quante critiche verso di lui: «In Italia c’è un bigottismo che mio padre non aveva, veniva da un linguaggio jazz. Nel ’43 formò la big band jazz di 13 elementi chiamata 013, suonarono a piazza Esedra lo stesso giorno nel quale i nazisti lasciavano Roma, con papà suonava anche Bruno Martino al piano». Jason Piccioni insiste sulla “modernità” della musica del padre: «Diversamente da quella di Morricone non era tonale ma sempre sperimentale, in questo più vicina a quella di Piero Umiliani e infatti sono i più ripresi e campionati nel mondo». Eppure, «nelle musiche di Il faro in capo al mondo con Kirk Douglas c’è una grande influenza armonica da Ravel e Debussy».
Nel ’53 venne coinvolto nel caso Montesi, la ragazza trovata morta sulla spiaggia di Torvajanica: «Nel ’57 è stato assolto con formula piena e chi lo accusava è stato condannato per calunnia e diffamazione», ricorda Jason Piccioni. «Un’accusa nata dalla massoneria deviata e dai servizi segreti stranieri perché volevano far fuori mio nonno, Attilio Piccioni, uno degli esponenti dell’ala degasperiana della Dc, che in quel momento aveva importanti incarichi di governo. Uno squallido escamotage. Papà peraltro aveva un alibi di ferro: era a Capri con Alida Valli, all’epoca la sua fidanzata».