la Repubblica, 4 dicembre 2021
Pacca sul sedere numero due
Pacca sul sedere numero 2. Per la pacca sul sedere numero 1 (Repubblica 1 dicembre 2021) le reazioni sono state: maschi dolenti ma zitti; signore a cui per età a nessuno verrebbe in mente di sfiorarle perché nonna è ancora più sacra di mamma, abbastanza d’accordo con me, che forse avventatamente giudichiamo peggio morire stritolata da una macchina tessile che beccarsi una toccata là, persino là là; invece per le ragazze anche di giovinezza molto prolungata nei decenni, somma indignazione, quella mano veloce su jeans molto spessi, gronda violenza, patriarcato e buttiamo via la chiave. Naturalmente i maschi di casa nostra, tutti i nostri maschi sono mondi da queste turpitudini, come penso lo siano per le loro donne i toccanti delle altre, e quindi riassumendo, più o meno tutti gli uomini del mondo almeno una volta nella vita avranno peccato di toccamento: padri, figli, mariti, amanti, l’ortolano, il confessore, il politico di riferimento, della nostra e dell’altrui vita, anche perché questo toccator diabolico non ha caratteristiche particolari, fisiche, mentali, professionali, sociali, di censo. Non è una malattia, non è un vizio, non è un tic nervoso, non è una stortura psicologica, non è ereditaria né di una particolare etnia. È testosterone ribelle, è lesione dell’altrui spazio (questo non lo dico io ma i sapienti del ramo), è una massima villanata: ma se c’è qualcosa che tutti abbiamo perso è la buona educazione, il rispetto per gli altri, l’idea che minacciare di gola tagliata chiunque divaghi dal messaggio obbligatorio sia del tutto necessaria. E offrendo il petto ai pugnali delle assetate di giustizia, oso persino dire che se è vergognoso toccare un sedere, forse lo è anche chiedere per il colpevole il carcere duro. Noi che veniamo dal pleistocene femminista ci chiediamo, smarrite, ma se ne abbiamo fatte di tutti i colori per liberarci da una subordinazione davvero crudele che le femministe della generazione * neanche se la possono immaginare, siamo ancora qui, idealmente intoccabili ma barbaramente toccate? Dunque e lo dico pescando a caso nell’enorme riserva di brutture destinate alle donne, se nel passato (ancora negli anni ’50) si riuscì a cancellare per sempre la consuetudine per cui, in caso di parto drammatico, era l’uomo a decidere chi doveva sopravvivere, la moglie o il figlio, e quasi sempre era il bambino, perché poi di donne ce ne erano tante a disposizione, come mai noi, voi, non siamo riuscite a educare i nostri zoticoni non solo a lavarsi le loro mutande, ma anche a non toccare il sedere ad anima viva a qualsiasi binario appartenga? Sia con mano morta che veloce colpetto? Certo il toccatore è un satanasso da individuare (guai se non ci fossero le telecamere ovunque, non ci sarebbero nemmeno i thriller), arrestare, processare, condannare, chiudere in galera e la sua famiglia si arrangi, ma non si poteva con la pazienza o la bastonata necessaria, far capire che se una donna può diventare presidente della Repubblica, bisognerebbe cominciare col non toccarla se non su richiesta esplicita? Mentre alle signore fuori di sé per l’accadimento delittuoso, vorrei dire: se la parità di genere, di carriera, di abbigliamento, di gabinetto, non vi ha insegnato a impedire che vi tocchino, anche voi avete sbagliato qualcosa: perché i toccatori non vivono in un’altra galassia ma attorno a voi, non sono degli alieni invasori, sono vicino a voi da sempre, alcuni anche dalla loro nascita e voi li avete fatti uomini, allevati ed educati, blanditi e protetti, corteggiati, amati, sposati. E poi perché attribuite a voi la fragilità e a loro la forza, a voi la purezza e a loro il peccato? Se non sapete fermarli, e basta un fuggevole tocco per non farvi dormire più notti (noi dormivamo anche sotto i bombardamenti) perché non li ricambiate? Perché non li toccate voi, così per dispetto, per minaccia, per prenderli in giro? Post Scriptum pacca sul sedere numero 2: in questo momento ho avuto una illuminazione e dovrei chiedere scusa alle indignate, però non tanto: per voi la pacca sul sedere è il massimo dell’affronto perché gli altri, quelli che ci impedivano di vivere (per favore, se non lo avete già fatto, leggete Dalla parte di lei di Alba de Cespedes, 1949, ripubblicato mesi fa), sono stati in parte risolti dalla generazione che si risvegliò negli anni ’70. Una pacca sul sedere era così niente al confronto, che ne ridevamo. Ma se vi guardate attorno, oltre all’umiliante toccamento, il patriarcato domina ancora, sempre pronto a fregarvi, a togliervi i diritti. Quindi ricominciate a guardare oltre.