la Repubblica, 4 dicembre 2021
Per 6 italiani su 100 il Covid non esiste
Negazionista, cospirazionista, fobica, ultima in Europa per nascite, opportunità di lavoro per donne e giovani e livello delle retribuzioni. A guardarla così, l’Italia che prova ad uscire dalla pandemia non è migliore. Anzi, nonostante stia inaspettatamente trainando la ripresa in Europa, esprime sfiducia nel Pnrr, nella politica e nella democrazia. Le piazze con i cartelli contro la dittatura sanitaria, i No Pass con i pigiami a righe, i milioni di follower raccolti da personaggi più o meno noti con le ipotesi più surreali. Come è possibile – viene da chiedersi – che nell’Italia vicina al 90% di vaccinati la teoria del complotto sia riuscita a farsi strada in fasce così ampie di popolazione? Che in tanti gridino al complotto, allo strapotere di Big Pharma, fino alle teorie della sostituzione etnica e al terrapiattismo? La risposta è nel 55esimo rapporto Censis sulla situazione del Paese: è l’irrazionalità che ha pervaso la società trasversalmente, anche nelle fasce più colte, in cui la razionalità haceduto il passo a teorie infondate e strafalcioni amplificati dalla tecnologia. Che, per converso, è lo strumento che ha consentito di continuare a vivere, a comunicare, a lavorare nei mesi più bui.
I numeri fanno impressione: il 31,4 % degli italiani è ancora convinto che i vaccini siano sperimentali, il 10,9 % che siano inutili, il 5,9% ( tre milioni di persone) insiste nel dire che il Covid non esiste. Il 12,7% pensa che la scienza provochi più danni che benefici. E l’irrazionalità sembra aver fatto presa anche su chi ha un titolo di studio alto. Sei italiani su dieci sono convinti dell’esistenza di uno “Stato profondo” in cui il potere reale è nelle mani di un gruppo ristretto, altrettanti pensano che le multinazionali siano responsabili di quello che accade. Ci sono poi i paranoici (ben il 19,9%) convinti di essere controllati dalla tecnologia 5G E ancora, uno su dieci arriva a dire che l’uomo non è mai sbarcato sulla luna, mentre i cosiddetti terrapiattisti sono il 5,8%. «Una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico – scrive il Censis – spia di un fenomeno più ampio, un disagio che ha radici profonde».L’Italia traina la ripresa ma per il 66,2 % dei cittadini si stava meglio prima. E gli indicatori economici lo confermano: negli ultimi 30 anni, siamo l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni sono diminuite (-2,9%) e questo genera profonda inquietudine soprattutto nei giovani. Più di un terzo pensa che non convenga inseguire una laurea per ritrovarsi con paghe sempre più basse e un lungo precariato. Un terzo degli occupati ha la licenza media e il ricambio generazionale non ha centrato l’obiettivo se – nella fascia tra 15 e 34 anni – i laureati sono solo il 26,6%. Abbiamo il record europeo di Neet, giovani che non studiano e non lavorano: il 29,3% tra i 20 e i 34 anni. In pandemia, più di 420.000 donne hanno perso il lavoro e il tasso di attività femminile è al 54,6 %, ultimo in Ue.
Durante il Covid, è stata la famiglia a integrare o sostituire il welfare pubblico. Quasi nove milioni di over 65 aiutano figli e nipoti e 6,8 milioni di giovani, laureati compresi, ricevono soldi da genitori e nonni. Uno scenario che ha modificato in modo rilevante le strategie familiari: il numero di nati (6,8 ogni 1.000 abitanti) è il più basso d’Europa come quello dei matrimoni (3,1 ogni 1.000 abitanti). E la maggioranza delle coppie che pensavano a un figlio ha rinviato o rinunciato. Ma una nota positiva c’è ed è la riscoperta dei legami di comunità e della solidarietà. Un terzo degli italiani si è impegnato in prima persona, con raccolte fondi e attività di volontariato.