la Repubblica, 4 dicembre 2021
Perché la crisi dell’energia durerà almeno 6 mesi
Luca Pagni, la Repubblica
Una spesa aggiuntiva di oltre 40 miliardi di euro. Secondo i calcoli dell’Autorità dell’energia è il costo degli aumenti delle bollette per cittadini e imprese in Italia, in seguito ai rincari delle tariffe nel corso della seconda metà dell’anno in corso. E non è finita: i prezzi del gas naturale sono visti ancora in salita per il primo trimestre del 2022 (aumenti tra il 30 e il 40%), in previsione di una maggiore domanda durante i mesi più freddi dell’inverno. Salvo poi cominciare a scendere con la fine della primavera e tornare a livelli pre-pandemia con l’inizio del 2023.È per questo che il governo sta cercando ulteriori fondi (dopo gli oltre 5 miliardi già stanziati nella prima parte dell’anno) per sterilizzare una parte degli aumenti: per evitare la “botta” sulle bollette che potrebbe colpire i cittadini, nel caso di temperature superiore alla medie tra gennaio e marzo.
E per il futuro? Ambientalisti e operatori della green economy insistono nel dire che per pagare meno le bollette la soluzione non può che essere una soltanto: accelerare lo sviluppo delle rinnovabili. Secondo un calcolo di Elettricità Futura, che raccoglie oltre 500 imprese del settore, con l’attuale mix che vede le rinnovabili coprire fino a un massimo del 40% della domanda complessiva, il costo della bolletta nel 2021 per l’Italia è di circa 75 miliardi. Se le rinnovabili fossero al 70%, il costo complessivo scenderebbe a 45 miliardi. Ricordando che le rinnovabili non sono soggette all’andamento del mercato delle materie prime.
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Paolo Mastrolilli, la Repubblica
I costi di petrolio e gas sono saliti su scala globale, in larga parte perché l’offerta non è riuscita a tenere testa all’aumento della domanda, seguito alla rapida ripresa dopo la crisi del Covid. A ciò ha contribuito il fatto che i paesi dell’Opec+, guidati da Arabia e Russia, non avevano interesse economico ad accrescere la produzione, perché dovevano svuotare le riserve accumulate durante la pandemia e recuperare i ricavi perduti, né interesse politico ad aiutare gli Usa, critici verso Riad e Mosca per motivi geopolitici.
Così il gas naturale è salito ai suoi massimi storici di sempre, mentre ad ottobre la quotazione del greggio Wti è arrivata a 80 dollari al barile, livello più alto dal 2014. Tutto questo ha spinto verso l’alto i prezzi di benzina e riscaldamento, alla vigilia dell’inverno e delle feste di Thanksgiving e Natale, contribuendo al calo di popolarità del presidente Biden nei sondaggi. Ora almeno tre elementi si stanno muovendo nella direzione giusta, anche se non tutti positivi. Il 23 novembre Biden ha rilasciato 50 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche Usa; il 26 è cominciato il ribasso sui mercati per la variante Omicron, che potrebbe frenare la domanda globale; e giovedì l’Opec+ ha deciso di non bloccare il promesso aumento di produzione da 400.000 barili al giorno, rinunciando a punire la mosse di Biden con le riserve. Perciò il petrolio è calato del 20% da ottobre, e si spera che il gas faccia altrettanto, in attesa di sbloccare i problemi con l’offerta e gli imbuti nella catena di approvvigionamento, per continuare i ribassi in primavera quando si spegneranno i riscaldamenti.
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Claudio Tito, la Repubblica
Quando si tratta di energia, l’Europa si divide. È accaduto l’altro ieri nel corso del Consiglio europeo dei ministri che si occupano di questa materia e probabilmente ricapiterà tra due settimane, in occasione del summit dei leader. La spaccatura è tra nord e sud. Con gli Stati settentrionali contrari a modificare la regolamentazione su acquisti e distribuzione del gas. Il fronte opposto è guidato dalla Germania, forte dei contratti a lungo termine con la Russia e che la mettono al riparo dai rialzi degli ultimi mesi.
Il fronte meridionale, invece, capitanato da Italia e Francia, chiede un intervento strutturale e una nuova disciplina. E soprattutto che l’Unione si assuma il compito di trattare con Mosca su un punto così decisivo. Le conseguenze sulla vita dei cittadini, infatti, si sono fatte sentire in maniera pesante nel secondo semestre del 2021. Le misure nazionali per calmierare le bollette hanno in parte risolto il problema. Tra dieci giorni la Commissione presenterà un pacchetto di interventi. Sarà formulata la possibilità – sollecitata da Roma e Parigi – di procedere ad acquisti “collettivi” per realizzare stoccaggi per una riserva di gas. Una soluzione che punta a rendere l’Europa meno sottoposta agli andamenti del mercato e anche alla volatilità politica del Cremlino. Un’idea, però, che non ha un percorso garantito. Proprio perchè non tutti gli Stati sono pronti a modificare gli attuali assetti. Da considerare inoltre che sempre tra due giorni verrà pressentata la direttiva sulla “tassonomia” in cui si capirà quali forme di energia vanno considerate “sostenibili”. E anche in quel caso si sta consumando una battaglia, sul nucleare: tra chi lo giudica “verde” e chi no.