La Stampa, 3 dicembre 2021
Il Babbo Natale arcobaleno
Tutù di aghi di pino con lucine, canottiera rossa (con peli delle ascelle bianchi in pendant con la barba), scaldapolpacci in pelo di simil-renna, occhi chiusi vagamente sognanti e mani alzate sopra la testa che stringono un cuore rosso. Basta inserire un euro e partono a rotazione cinque versioni di Jingle Bells – metal, honky tonk, disco anni ’80, techno e carillon – mentre il pupazzone di poliuretano alto tre metri ruota su se stesso per un minuto e mezzo.
Che non ci siano più i babbi natali di una volta è cosa nota. Anzi, a essere pignoli, la questione stessa dell’esistenza di un Babbo Natale autentico è ontologicamente controversa fin dai tempi in cui la Coca Cola dipinse di rosso l’abito del bisnipote di San Nicola. Il Babbo Ballerino installato in piazza XX Settembre a Modena, però, a due passi dallo storico mercato coperto Albinelli, ha fatto fare un salto ulteriore alle mai sopite polemiche fra progressisti e conservatori. Quella che poteva risolversi in una legittima e genuina disputa estetica, sul modello della discussione andata in scena ieri pomeriggio in piazza fra i titolari della polleria Vaccari – «È un po’ imbarazzante vederlo così» – e il neo-ingegnere ambientale Luca Carini, intento a scattarsi un selfie instagrammabile insieme agli amici con la corona d’alloro ancora in testa, sta diventando materia di polemica politica. A lanciare il sasso è stato il senatore di Forza Italia Enrico Aimi: «È un’icona arcobaleno, per adulti ideologizzati, mezzo babbo e mezza babba. Qui non si smette mai di fare politica, nemmeno di fronte ai bambini che meriterebbero solo di essere lasciati in santa pace, in preparazione all’evento più bello e sacro dell’anno». «Viste le sue recenti battaglie e l’odio per le nostre tradizioni forse la sinistra ha trovato finalmente il suo simbolo natalizio, un bel Babbo Natale in calzamaglia», ha rincarato la dose Ferdinando Pulitanò, presidente provinciale di Fdi. C’è chi ha fatto spallucce, ricordando che il centrodestra a Modena si è sempre aggrappato a qualunque cosa pur di sfidare il monopolio del centrosinistra (che governa ininterrottamente il Comune dal 1946 e in anni recenti è andato al ballottaggio solo nel 2014, e contro i Cinque Stelle), e chi l’ha presa quasi sul personale. Maria Carafoli, responsabile della società di promozione territoriale Modenamoremio, madrina dell’iniziativa, si presenta in piazza con il dépliant che illustra le altre manifestazioni previste durante le feste: «L’idea era solo quella di donare un po’ di divertimento e serenità ai bambini. E comunque non vengano a spiegare a me cosa sono le tradizioni» dice, mostrando sullo smartphone una foto scattata mentre dona un presepe a papa Francesco. Lorenzo Lunati, lo scenografo che ha realizzato l’opera insieme alla moglie, si aggira fra le telecamere dei programmi del pomeriggio con l’aria spaesata. Non si capacita che dopo il Babbo Natale capottato con renne e slitta del 2018, quello che sbucava dal centro della terra del 2019 – «La gente pensava avessi davvero rotto la pavimentazione» – oggi debba difendere pure quello in tutù. «Volevo dare un segno di leggerezza in questi mesi che si preannunciano ancora difficili – racconta -. Mi sono ispirato a mia figlia la prima volta che ha messo le punte e ha iniziato a volteggiare per casa. Sognava quel momento e per lei è stata una gioia incredibile». Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, esponente di primo piano del Pd emiliano e grande organizzatore di eventi (c’era lui dietro il concerto-evento di Vasco Rossi del 2017), non trattiene un sorriso prima di entrare in consiglio comunale: «L’unica cosa che mi auguro per questo Natale sono vaccini, tempo da trascorrere con i propri cari e la possibilità di godersi il nostro bellissimo centro storico. Natale è vita, non divisione. Non educhiamo i ragazzi a cercare il male dove non c’è».
Nella città del Festival della Filosofia, però, c’è anche chi prende lo spunto per una riflessione amara. «Nell’incapacità di fare politica di oggi – ragiona Carlo Galli, ordinario di Storia delle dottrine politiche a Bologna, modenese doc – si fanno grandi discorsi su temi che una volta avremmo definito sovrastrutturali. Siamo in mezzo a una pandemia, con la disoccupazione giovanile al 30% e una crisi economica all’orizzonte: è un errore punzecchiarsi su questi diversivi».
Davanti al Babbo Ballerino, intanto, la gente continua a fermarsi. Sono stati già raccolti 500 euro che, come spiega un cartello, verranno devoluti all’Ail di Modena-sezione Luciano Pavarotti. «L’importante è che porti gente – ammette con grande realpolitik Giuseppe Pierro, che gestisce la tigelleria Sosta Emiliana, affacciata proprio sulla piazza -. Per quanto mi riguarda potrebbe essere anche nudo». —