ItaliaOggi, 3 dicembre 2021
Breve storia di Rosa Parks
A volte basta un «No», e cambia la storia. Un giorno come tanti, quel giorno di freddo inizio dicembre del 1955: un’esile donna, sale a fatica sull’autobus: è stanca morta, si siede dove trova libero. Le dicono che quel posto non è suo: lei è “negra”, quel posto è per i bianchi. Dunque, si alzi. «No», risponde quella donna. Sì, è “negra”, ma lì è seduta, lì rimane. Perché è “negra”, ma è anche stanca. Stanca fisicamente, e stanca di sentirsi dire: «Negra, quel posto non è tuo». Quel posto, quel giorno, invece è suo. Suo e basta, non ha la minima intenzione di cederlo. Il bianco che se ne resti in piedi, anche se è bianco. Nulla di personale: lei è stanca. Il suo è un «No» tranquillo, sereno; determinato. Inflessibile.
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È un «No» che resta scolpito nella storia, il «No» di Rosa Parks, sarta in un grande magazzino di Montgomery, stato dell’Alabama. L’autista ferma l’autobus, chiama due poliziotti; intimano a Rosa di alzarsi. Lei, rispettosa, ostinata, ripete il suo «No». L’arrestano: è colpevole di non aver rispettato le leggi sulla segregazione. Negli Stati del Sud degli Stati Uniti, come appunto l’Alabama, sono i vigore le cosiddette leggi “Jim Crow”: i neri (anzi: i “negri") non possono accedere ai luoghi frequentati dai bianchi, certi ristoranti sono vietati, alcune scuole non le possono frequentare… Per loro, i “negri”, ci sono specifici bagni pubblici, ospedali, negozi. Il «No» di Rosa Parks diventa un «No» a tutto questo. Un giovane Martin Luther King, che diventerà un apostolo della nonviolenza, e decine di leader delle comunità afroamericane, danno così vita a massicce campagne di boicottaggio rigorosamente nonviolente.
Quel «No» è l’inizio di una grande epopea: la lotta nonviolenta contro le discriminazioni e il razzismo. Un’epopea che culmina con la famosa marcia al Lincoln Memorial di Washington dell’agosto del 1963, quella dello storico discorso del «I have a dream». È il sogno di un paese dove siano garantiti giustizia e libertà per tutti, e dove le persone sono giudicate non per il colore della loro pelle, ma per le loro qualità e capacità. Deve comunque trascorrere un anno da quel «No», prima che la Corte Suprema dichiari incostituzionali le leggi che codificano la segregazione; e anche se da allora tanto è cambiato, non si può dire che la lotta contro le discriminazioni sia conclusa.
La “madre” dei diritti civili, come tutti chiamano Rosa Parks, muore a 92 anni, a Detroit, il 24 ottobre del 2005. Nove anni prima il presidente Bill Clinton le ha conferito la «Medaglia presidenziale della Libertà», la massima decorazione degli Stati Uniti. Piacerebbe sapere che cosa passa nella mente dell’autista, degli altri passeggeri, dei poliziotti mentre Rosa Parks dice il suo sonoro «No»; e se si sono resi conto, e quando, di essere stati testimoni e co-protagonisti di un pezzo importante di storia del loro paese. Quella di Rosa Parks è una lezione che vale anche per l’oggi: giorni dove la violenza sembra dilagare inarrestabile.