Il Sole 24 Ore, 2 dicembre 2021
I primi dieci anni di LinkedIn in Italia
Tra i 16 milioni di iscritti a LinkedIn, c’è anche Marco Alverà, il primo amministratore delegato di un’azienda italiana, Snam, a diventare influencer del social, in mezzo a molte personalità delle istituzioni, dell’economia e delle imprese. Il nostro paese rappresenta oggi per LinkedIn la terza community nazionale più grande d’Europa e proprio ieri, nel raccontare il bilancio dei primi dieci anni, il country manager, Marcello Albergoni, ha ricordato che «nel 2011, quando abbiamo aperto la sede italiana contavamo poco più di 2 milioni di professionisti. In questi 10 anni siamo riusciti a portare il nostro Paese ad averne oltre 16 milioni».
Tra questi all’inizio c’erano soprattutto white collar, ma oggi LinkedIn è sempre più un universo trasversale a cui si affaccia il top manager ma anche l’operaio. E dove è arrivata anche la Pubblica amministrazione. A segnare una delle fasi di maggiore attivismo nel recruiting della Pa c’è infatti anche il lancio di inPA, portale nazionale del reclutamento e nuovo spazio digitale dedicato al lavoro pubblico, per la selezione dei professionisti dei progetti del Pnrr. Il ministro Renato Brunetta riconosce «in questa straordinaria piattaforma un modello ispiratore. Ho pensato di voler replicare per la Pa il modello LinkedIn. Non vorrei esagerare ma la mia rivoluzione è LinkedIn, è inPa. In poco tempo sono arrivato a 6 milioni di profili, cercando di portare dentro tutti i mondi conosciuti». Proprio in queste ore, ricorda il ministro, «è in corso, in modo frenetico, la selezione dei mille professionisti che saranno affidati alle regioni, ingegneri, economisti, architetti, giuristi che saranno i catalizzatori dei progetti del Pnrr. Nei prossimi 5 anni con il Pnrr nella Pa entreranno circa 1,2 milioni di persone, mentre il turn over ammonta a qualcosa come 120-130mila persone all’anno». Ed entreranno anche dalla porta di inPa.
Al pubblico, che è arrivato da poco sul social, si affianca un privato che invece lo usa con efficacia da anni ormai. Alverà spiega che «è un’opportunità per le imprese che vogliono far conoscere le proprie attività, promuovere i propri valori, attrarre talenti e interagire con i propri stakeholder. In Snam utilizziamo LinkedIn anche individualmente come ambasciatori della nostra azienda e del suo purpose di contribuire alla transizione energetica». Diversi gli strumenti che il social ha creato per supportare la connessione tra domanda e offerta di lavoro. Tra questi c’è sicuramente l’Economic Graph che crea una mappatura digitale dell’economia globale, tenendo conto dei dati lasciati da iscritti, aziende e scuole.
Ma il social intreccia molti aspetti legati alla vita lavorativa e alla sua comunicazione. Il fondatore di Technogym, Nerio Alessandri, si spinge al confine dell’editoria e dice che «fare impresa significa anche fare cultura e una piattaforma come LinkedIn è perfetta per fare sì che Technogym sia editore della cultura del wellness che significa un certo approccio, certe competenze, attrarre le nuove generazioni nel modo più autentico e inclusivo possibile». Cristina Scocchia, ceo di Kiko – che da inizio 2022 ricoprirà la stessa carica in Illycaffè – racconta «di aver scelto l’uso della piattaforma non per parlare al consumatore, secondo le logiche di un tipo di marketing che appartiene al passato, ma per parlare con le persone. La prima volta che abbiamo lanciato una ricerca abbiamo ricevuto 600mila application e abbiamo capito la forza di questo social che ci ha permesso di parlare alle persone con sincerità, di condividere i pensieri in modo costruttivo e di avere un feedback altrettanto costruttivo». Giada Zhang, ceo di Mulan group, racconta con forza molte storie, tra cui una di reverse mentoring, che ha portato un grande manager del lusso a diventare influencer in appena tre giorni e spiega che «la funzione di LinkedIn non è solo di condividere la propria voce ma anche di mentoring e reverse mentoring». Sempre a un livello molto alto come chiosa il rettore dell’Università Bocconi, Gianmario Verona: «È una piattaforma professionale che garantisce una qualità dell’interazione con tutte le comunità che l’università tocca. È un ambiente dove si parla di tematiche complesse, anche politiche ma sempre con una chiave di lettura molto seria».