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 2021  dicembre 02 Giovedì calendario

Tagli pesanti al Sole 24 Ore

Le avvisaglie c’erano già da quest’estate, ma ora è arrivato per Il Sole 24 Ore il redde rationem sull’ennesimo, duro taglio dei costi. Domani l’assemblea dei giornalisti del quotidiano di Confindustria dovrà ratificare (o meno) il piano di ristrutturazione presentato dall’azienda. Il progetto prevede esuberi per almeno 50 giornalisti, di cui 26-28 al quotidiano e gli altri tra l’agenzia di stampa Radiocor, Radio24 e altre aree del gruppo. Un piano che punta a un taglio strutturale di almeno il 20% dei costi del personale, 79 milioni l’anno, pari cioè a 16 milioni di risparmi. Realizzato con lo strumento dei prepensionamenti per i nati prima del 1960 e con l’uso della cassa integrazione (uno-due giorni al mese) per l’intera redazione. Non basta: c’è anche la chiusura della stamperia di Carsoli (L’Aquila) e ci saranno 73 trasferimenti di grafici e poligrafici da Roma a Milano. Gli oneri di ristrutturazione verranno in buona parte già spesati nel bilancio di fine anno, anticipando così i costi nel primo anno del nuovo piano industriale 2021-24.
Un piano ambizioso, quello voluto a febbraio dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che già quest’estate aveva messo le mani avanti, prospettando un taglio importante dei costi e liberandosi del prestito garantito dalla Sace per emettere un più oneroso bond quotato da 45 milioni pur di poter procedere con la ristrutturazione dei costi. Dopo un decennio tragico con perdite cumulate per oltre 300 milioni, dal 2018 il gruppo editoriale ha ritrovato un equilibrio tra ricavi e costi, con il margine industriale che è tornato in positivo. Ma ammortamenti e svalutazioni pesano ancora sui conti del Sole, tanto che il gruppo chiude tuttora in perdita netta. Bonomi si deve essere stancato di vedere l’unico asset industriale di Confindustria perennemente in rosso nell’ultima riga di bilancio. Così il presidente degli industriali rilancia. Il piano 2021-24 del Sole 24 Ore infatti prevede un vero e proprio balzo del fatturato che dovrebbe passare da ricavi per circa 200 milioni attesi per quest’anno a ben 245 fra tre anni, in crescita di oltre il 20%, mentre il margine industriale dovrebbe salirebbe da poco più di 13 milioni segnati nella trimestrale di settembre a 54, in crescita esplosiva di ben quattro volte e con una redditività lorda sul fatturato di oltre il 20%, cosa che per ora neanche il gruppo editoriale più in salute, Rcs, sa ottenere. Ma mentre i ricavi futuri sono per loro natura imponderabili e dunque quasi un atto di speranza, i costi invece sono direttamente gestibili dalle aziende. Ecco che il padrone del Sole si porta avanti con un taglio forte. Così che, se i ricavi non mantenessero le promesse, il margine (e gli utili) sarebbero comunque al sicuro.
Già il 2021, che speserà buona parte degli oneri di ristrutturazione, vedrà in calo sia il margine operativo lordo che il risultato operativo e quindi si segnerà ancora un anno di perdita netta, ma l’azienda scrive in un comunicato che non sarà tale da inficiare il target finale. Intanto il Sole punta sempre più sul digitale, a frenare l’emorragia (come per altri giornali) delle copie cartacee. A settembre, secondo gli ultimi dati Ads, con una tiratura media di 77mila copie il quotidiano economico vende in edicola 30mila copie, cui si sommano 14mila abbonamenti cartacei. Il digitale vale 56mila copie. Le vendite reali pagate valgono in totale 100mila copie cui se ne aggiungono 13mila cosiddette “multiple”. La corsa del digitale c’è tutta, ma con un prezzo unitario che vale un terzo della copia cartacea ce ne vuole di copie aggiuntive per compensare il drastico calo delle vendite in edicola. Oggi il Sole vende in tutto meno della metà delle copie del Corriere della Sera, due terzi di Repubblica e in edicola meno della metà delle copie della Stampa. Sfida quindi tutta da vincere. Che però parte ancora una volta dall’obiettivo più facile, quello della scure sui dipendenti. Basti pensare che il Sole tra cessioni e uscite è passato negli anni da quasi 2mila dipendenti a poco più di 800 con ricavi più che dimezzati dal 2008.