la Repubblica, 1 dicembre 2021
Gesù raccontato da Scalfari
Eugenio ScalfariNegli ultimi tempi mi è capitato (non credo soltanto a me) di ragionare di Gesù di Nazareth: il fascino che questa figura ancora esercita è fortissimo. Così come potenti sono il mistero e gli interrogativi che la sua vita, la sua morte e la successiva nascita della Chiesa pongono. Una serie di riflessioni che torno ad affrontare adesso, mentre riguardo il mio libroIl Dio unico e la società moderna.Il discorso religioso, del resto, è antico quanto l’uomo. Ed è in questa continua ricerca del divino che la parabola di Gesù si inserisce, e che cattura l’interesse anche dei non credenti come me. In primo luogo, dobbiamo ricordare che non furono gli apostoli a considerare l’insegnamento di quell’uomo venuto da Nazareth come la nascita di una nuova fede: per loro era una delle tante espressioni delle comunità ebraiche. A compiere il passo decisivo verso la fondazione di una dottrina completamente nuova fu invece Paolo di Tarso, il cui nome originario era Saul. Una “rivoluzione” che si incarna nella famosa leggenda della sua caduta da cavallo lungo la via di Damasco: un angelo lo sollevò da terra, gli entrò nell’anima e gli rivelò la verità.Ma allora, prima – e al di là — della conversione di Paolo, chi era Gesù, figlio di Giuseppe della tribù di David e di Maria? Una personalità formidabile, un figlio che solo a trent’anni lasciò la famiglia, un uomo carismatico capace di entusiasmare i suoi seguaci. Questa persona raccontata dai Vangeli probabilmente è esistita, poi però è stata teologizzata, è diventata dottrina, liturgia, diritto canonico. Sono stati altri, dopo la sua morte, ad attribuirle una qualità divina. In particolare, con Paolo fu di fatto edificata la Chiesa, che sopravvisse e si rafforzò continuamente, nei secoli immediatamente successivi, malgrado le persecuzioni a cui furono sottoposti i fedeli.Nel primo periodo travagliato della storia di questa istituzione, visse ed espresse il suo pensiero filosofico e teologico una delle menti più brillanti e più sfaccettate dell’intero mondo cristiano: Agostino (354-430 dopo Cristo), vescovo di Ippona. Il punto centrale della speculazione dottrinaria di questo grande pensatore ruota intorno al tema della Grazia. Smarcandosi dai dibattiti del tempo intorno a un concetto cruciale, infatti, sostenne che la Grazia è concessa a tutti, ma tutti in qualsiasi momento della vita possono rinunciarvi senza pentimenti. In quest’ultimo caso la vita si svolge secondo la propria personale volontà: ciascuno può restare senza peccato o peccare, andando incontro, in quest’ultimo caso, alla sacra giustizia dell’onnipotente.Spostandoci in avanti di diversi secoli, un’altra figura fondamentale nella storia e nell’evoluzione della Chiesa fu Gregorio VII, proclamato Papa nel 1073. Proveniente dal convento di Cluny, negli anni del suo pontificato cambiò profondamente il mondo cristiano, soprattutto nei rapporti di forza tra l’autorità religiosa, da lui incarnata, e il potere di sovrani e imperatori. Rivendicando la propria autonomia nella lotta per le investiture, compì un passo decisivo verso il consolidamento definitivo di un’istituzione che sopravvive da circa duemila anni, e che ora è rappresentata con grande forza da papa Francesco. Ci sono stati naturalmente, nel corso della sua storia bimillenaria, pontefici più o meno carismatici, più o meno capaci. Ma in un modo o nell’altro l’esigenza di modernizzazione non è venuta mai meno.Per comprendere il pontificato di Bergoglio credo sia necessario per noi tutti rileggere il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, fonte di ispirazione della sua prima enciclica, Laudato si’. Un testo, quello del Francesco nostro contemporaneo, ecologico nel senso più ampio del termine, in cui l’autore si rivolge non solo ai cristiani ma a tutti gli uomini che abitano la Terra, invitandoli ad averne cura. Temi cari anche al Santo di Assisi, e che pongono il pontefice in continuità con la sua predicazione perfino al di là del nome che ha scelto.È per questo che considero il Papa attuale non soltanto l’autorità massima della Chiesa cattolica ma un Profeta e un Pastore. La sua profezia è che Dio è uno in tutto il mondo, e questo esclude i fondamentalismi e qualsiasi guerra di religione. Perché Cristo è l’amore di Dio. Un amore che vince la morte.E a questo punto mi congedo da voi, cari lettori, con alcuni versi di Federico García Lorca, uno dei poeti che preferisco.«Alle cinque della sera. Eran le cinque in punto della sera.Un bambino portò il lenzuolo bianco alle cinque della sera. Una sporta di calce già pronta alle cinque della sera. Il resto era morte e solo morte alle cinque della sera».