La Stampa, 1 dicembre 2021
La Polonia vuole abolire l’aborto
Il parlamento polacco si appresta a discutere oggi una proposta di legge che stabilisce il divieto totale dell’aborto, anche in caso di stupro o di pericolo di vita per la madre. Di fatto una legge che equipara l’interruzione di gravidanza all’omicidio: per le donne che abortiscono e per i medici che le aiutano sarebbero previsti fino a 25 anni di carcere. «Questa è una guerra contro le donne – dice Marta Lempart, del movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet -. Una guerra in piena regola contro i diritti umani, che fa parte del disastro dello stato di diritto in Polonia, con il governo polacco che cancella tutte le libertà e la fa franca». Lempart punta il dito anche sul progetto dell’Istituto «Famiglia e demografia», guidato dal deputato di ultradestra Bart?omiej Wróblewski, che potrà partecipare come pubblico ministero a tutti i procedimenti giudiziari nei casi di divorzio e «potrà intentare causa contro genitori Lgbt, chiedendo che siano privati dei loro diritti genitoriali, inoltre avrà accesso ai dati su ogni gravidanza, ogni aborto spontaneo, ogni donna in Polonia».
Ieri a mezzanotte, intanto, lo stato di emergenza che per tre mesi ha blindato il confine con la Bielorussia agli occhi dei giornalisti e agli aiuti di medici e ong, è scaduto. La speranza era che, vista l’improrogabilità della misura, si aprissero dei «corridoi umanitari» per evitare che altri migranti morissero di freddo nella foresta. Ma scaduto lo stato di emergenza, la Camera bassa ha votato una nuova legge sulla «protezione delle frontiere», dando al ministro dell’Interno il potere di bloccare ong e giornalisti, una mossa che secondo l’opposizione serve «a nascondere quello che sta succedendo al confine». La zona rossa resta invalicabile, mentre la conta delle vittime assiderate, già 13, è destinata a salire. —