la Repubblica, 1 dicembre 2021
Quattro seggi senatoriali contesi
Alla fine se n’è accorto pure il Senato che, in vista della partita sul Quirinale, non ci si poteva permettere il lusso di presentarsi ai blocchi di partenza con quattro seggi contestati e, forse, persino irregolari. Col rischio di proiettare ombre sinistre (e una valanga di ricorsi) sull’elezione del nuovo capo dello Stato. E così domani, a poco più di un anno dalla fine della legislatura, l’assemblea di Palazzo Madama sarà chiamata a decidere sui tre casi (più uno) che sin dal 2018 tengono col fiato sospeso una manciata di parlamentari. Quelli che ambiscono a entrare, perché tagliati fuori da presunti brogli o calcoli sbagliati, e quelli che invece potrebbero essere espulsi, dopo aver indossato il laticlavio sin quasi alla scadenza del mandato.
Il protagonista più noto della maxi “sanatoria” si chiama Claudio Lotito. Il patron della Lazio, cui la Giunta per le elezioni ha già dato ragione “in primo grado”, ha dovuto aspettare più d’un anno prima di vedersi fissare la seduta in Aula necessaria a decidere una volta per tutte, con voto segreto, la contesa sul collegio Campania 2. Candidato in una delle liste plurinominali in quota Forza Italia, Lotito sostiene d’essere rimasto vittima d’un errore di calcolo nell’attribuzione dei seggi e perciò rivendica, con tanto d’avvocati al seguito, il diritto di occupare quello assegnato al senatore Vincenzo Carbone, forzista come lui, ora però passato a Italia Viva. E poiché appare assai improbabile che, con tutto il centrodestra schierato a suo favore, il verdetto della Giunta possa essere ribaltato, stavolta il verace imprenditore romano potrebbe davvero coronare il sogno della vita.
Più incerta sembra invece controversia che oppone il senatore Adriano Cario, imprenditore di origine calabrese iscritto alla componente Maie del gruppo Misto, all’aspirante Fabio Porta (Pd). Entrambi candidati nella Circoscrizione Sud-America, il primo sarebbe stato eletto – accusa lo sfidante – perché avrebbe taroccato le schede. Così come peraltro risulta dalla consulenza tecnica disposta dalla Procura di Roma, che ha passato al vaglio le urne di cinque sezioni, accertando un tasso di falsificazione vicino al 100 per 100.
Nonostante questo, però, la Giunta per le elezioni ha dato ragione al presunto falsario: sostenendo che le schede esaminate non bastassero a sovvertire l’esito del voto, Cario “in primo grado” è stato salvato dall’inedito asse centrodestra-M5S. Risultato che tuttavia non sta bene al Pd. Il quale domani presenterà un ordine del giorno per provare a ribaltare il verdetto della Giunta. Se otterranno la maggioranza, si potrà procedere con la sostituzione.
Gli altri due casi sono entrambi un affare interno al centrodestra. Il primo ha del paradossale e vede opposti due azzurri: Anna Carmela Minuto vs Michele Boccardi. La storia è questa: nel 2018 i due si candidano entrambi in Puglia. All’esito delle elezioni, il sito del Viminale attribuisce a Forza Italia un seggio al collegio plurinominale Puglia1 e due seggi a Puglia2. Tuttavia, al momento della proclamazione, l’ufficio elettorale regionale presso la Corte d’Appello di Bari inverte l’assegnazione dei seggi e così Boccardi, che era uscente, rimane fuori, ed entra invece l’ex vicesindaca di Molfetta Carmela Minuto. La Giunta per le elezioni ha riconosciuto l’errore materiale e dato ragione a Boccardi. Ora manca solo l’Aula.
L’ultima vicenda, che sta facendo litigare Salvini e Meloni, riguarda infine il Veneto, dove un seggio è rimasto vacante per la prematura scomparsa del senatore leghista Paolo Saviane. La surroga sarebbe andata de plano se la Lega non avesse esaurito tutti i suoi candidati in Veneto, come è invece è accaduto. Problema che in Giunta il relatore Meinhard Durnwalder pensato di risolvere assegnando quel seggio a Bartolomeo Amidei di Fdi, in considerazione del fatto che il più alto quoziente non utilizzato in quel collegio plurinominale appartiene alla lista Fratelli d’Italia, facente parte, alle Politiche 2018, della stessa coalizione del Carroccio. Ma la proposta è stata bocciata, grazie ai voti della Lega e di Forza Italia.
La nuova relatrice, l’azzurra Fiammetta Modena, ha allora avanzato un’altra proposta, stavolta approvata a maggioranza: il seggio vada a Clotilde Minasi, prima dei non eletti della Lega in Calabria, regione in cui il partito di Salvini ha riportato il quoziente elettorale più alto. Ciò in analogia con quanto avvenuto alla morte di un senatore del M5S in Sicilia, che venne sostituito con un altro eletto però in Umbria, visto che sull’isola i 5 Stelle avevano finito i candidati. Immediata la furia di Fdi che ora annuncia battaglia appellandosi all’articolo 57 della Costituzione che indica l’elezione dei senatori proprio su base regionale.