ItaliaOggi, 1 dicembre 2021
Se il tg tedesco tarda di 44 secondi
Una decina di secondi prima delle 20, sull’Ard, il primo canale pubblico tedesco, appare il quadrante di un orologio, comincia il conto alla rovescia, la lancetta avanza, e alle venti in punto inizia il Tagesschau, il telegiornale che durerà esattamene quindici minuti, quanto basta per dare le notizie che contano, senza i commenti inutili dei politici. Alle venti e un quarto vanno in onda i programmi della sera, che potranno essere un poco osé perché i bravi bambini dovranno già essere a letto.
Sabato sera, la lancetta ha continuato ad avanzare oltre l’ora fatidica, per ben 44 secondi. Infine è apparsa la bionda Judith Rakes, la Speakerin, femminile di Speaker. Un ritardo che ha inquietato milioni di telespettatori, in migliaia hanno scritto mail o telefonato alla Dpa, l’agenzia nazionale come la nostra Ansa, o all’Ard. Che cosa era avvenuto? Frau Judith ha spiegato poco dopo che si era trattato di un banale incidente tecnico, provocato dalla sigla delle notizie sportive che rimaneva in onda. Non me ne ero accorto perché mi sono collegato in ritardo, vizio degli italiani secondo i tedeschi, ma probabilmente non ci avrei dato peso, superficiale sempre come gli italiani. In effetti è importante, non il ritardo ma la sorpresa e lo sgomento dei tedeschi, convinti che la puntualità sia una delle antiche virtù prussiane, e che loro siano ancora i più puntuali degli europei.
Agli appuntamenti tra amici era tollerato il quarto d’ora accademico, privilegio dei professori. Al sedicesimo minuto, l’amico ti piantava in asso. Per non confermare i pregiudizi, arrivavo sempre in anticipo. Era un mio piacere da immigrato, leggere lo sgomento del tedesco in ritardo che perdeva altri minuti in scuse. La tolleranza di un latino era un’umiliazione intollerabile. Nei programmi per le conferenze la sigla c.t, cum tempore, era importante. Si sarebbe cominciato senza il minima ritardo. S.t, sine tempore, era più tollerante, per i latinisti e i latini.
I treni erano puntuali. Alla provinciale stazione di Bonn, capitale provvisoria, l’altoparlante annunciava i ritardi, e poi spiegava: il rapido per Francoforte è partito dal Belgio o dall’Olanda, ed era in ritardo alla frontiera. Sempre colpa degli altri, anche i belgi e olandesi benché nordici non erano affidabili. All’Opera o teatro, se giungevi con un minuto di ritardo, restavi fuori fino all’intervallo. Una sera alla Deutsche Oper il sipario si alzò mezz’ora dopo l’orario previsto, ma era colpa del regista che aveva concluso le prove pomeridiane in ritardo. «È francese», si scusò la maschera.
Mi trovai il primo giugno del 1972 a Francoforte, i terroristi della Baader Meinhofn avevano annunciato che alle 12 sarebbero esplose tre bombe in centro. Attesi l’ora fatidica nel bar di un albergo con vetrate sulla piazza della stazione. Un quarto d’ora prima delle 12 la città si svuotò. Nel bar rimanemmo in quattro, io, Sandro Viola, della Stampa, Cesare De Carlo del Resto del Carlino e il barista, anche lui italiano. A Stoccarda, tornarono in strada alle 12.15, nel caso l’attentato fosse sine tempore, convinti che un terrorista tedesco fosse puntuale, ma gli accordarono il privilegio degli accademici.
Altri tempi. La Germania non è più quella di una volta, solo i tedeschi non vogliono capirlo. Domenica sera, al talk-show di Anne Will, il più seguito, Jens Spahn, ministro della sanità, ancora per pochi giorni, ha chiesto scusa per aver reagito alla pandemia con ritardo. Non dovrebbe andar meglio in futuro. La leader dei verdi, e futuro ministro degli esteri, Annalena Baerbock, ha dichiarato che si dovranno prendere nuove misure per il Covid, «ma tra qualche giorno quando ci saremo fatta un’idea più chiara sui contagi». Il dati sono drammatici in Germania da almeno tre settimane. «Evidentemente non ha le idee chiare», ha commentato il settimanale Focus. Forse Annalena non si preoccupa di essere puntuale.
Secondo un antico proverbio, es ist 5 vor zwölf, cioè mancano cinque minuti alle 12, come dire al disastro immanente. I tedeschi erano sempre pronti al peggio. Oggi, neanche la catastrofe sarà puntuale. I tedeschi non sono più puntuali, e neanche pessimisti come i padri. Chissà, potrebbe essere un buon segno.