Il Sole 24 Ore, 1 dicembre 2021
Le Olimpiadi Milano-Cortina costano più del previsto
La conferma arriva dal nuovo business plan delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026, approvato ieri dalla Fondazione che gestirà l’evento: rispetto a quanto immaginato nel dossier di candidatura di due anni fa, i Giochi avranno bisogno di una spesa di oltre 200 in più, per un totale di 1,580 milioni.
I costi aggiuntivi dipendono soprattutto dalla parte tecnologica, in parte sottovalutata inizialmente e in parte perfezionata anche alla luce delle nuove necessità. La cibersecurity e la sostenibilità ambientale chiedono un budget superiore.
La Fondazione gestirà l’evento, ovvero le gare sportive, la vendita di biglietti e di merchandising, gli spettacoli, l’accoglienza di squadre, allenatori e media. Ieri il cda, presieduto da Giovanni Malagò, con Vincenzo Novari come ad, ha dichiarato che «l’esercizio è frutto di un’approfondita stima analitica delle principali aree di ricavo e di costo, con un aumento degli impegni in sostenibilità e una valutazione puntuale degli investimenti tecnologici e di cybersecurity, elemento centrale per garantire al progetto Olimpico e Paralimpico la realizzazione di un evento all’avanguardia nell’engagement digitale, servizi e customer experience».
Le entrate, almeno per quanto preventivato dall’attuale piano, vengono così divise: 580 milioni arriveranno dal Comitato olimpico e 570 milioni dagli sponsor. I restanti 430 milioni sono così divisi: il 50% arriverà dalla vendita dei biglietti; il 25% dagli eventi e dalle lotterie; una parte più piccola, intorno al 10%, dovrebbe arrivare dalla voce “ospitalità”, ovvero pacchetti turistici promossi a livello internazionale; un ultimo 15% dovrebbe essere costituito dalla cessione di asset, da intendere sia come beni che una volta usati potranno essere rivenduti, sia come segmenti di attività da esternalizzare e grazie ai quali si possono generare possibili incassi. Stiamo parlando in particolare del food&beverage, che potrebbe essere gestito da un grande gruppo in grado di generare ricavi e pagare royalty alla Fondazione.
La nota ufficiale specifica anche che «agli obiettivi del business plan contribuirà anche il coinvolgimento dei territori attraverso l’associazione con comitati locali per l’organizzazione delle competizioni».
A livello locale intanto le Regioni e i Comuni coinvolti hanno la responsabilità della realizzazione delle strutture che ospiteranno le competizioni, con alcuni nodi ancora da risolvere. La questione milanese più complicata è legata alla costruzione di una nuova struttura, il Palaitalia, dove si svogerà l’hockey maschile. Verrà realizzata in project financing da Lendlease e Ogv Europe Limited, per un investimento di circa 70 milioni, ma al momento il progetto è bloccato dal ricorso del gruppo Cabassi.
A Cortina invece ci sarà bisogno praticamente di rifare la pista da bob, per 80 milioni, a carico della Regione Veneto, mentre in Trentino, a Baselga di Piné, dovrà essere ammodernato e chiuso l’ovale per il pattinaggio di velocità, per il quale ci sarà bisogno di ulteriori 70 milioni. Queste ultime due voci saranno probabilmente tutte a carico del pubblico.
Infine la questione delle infrastrutture di collegamento. Le strade rischiano di essere la nota dolente dei Giochi invernali 2026. Solo pochi giorni fa è stata costituita un’agenzia ad hoc che dovrà gestire 850 milioni di finanziamenti, tra quelli già stanziati e quelli attesi, equamente divisi tra Veneto e Lombardia. In Veneto potrebbero non arrivare in tempo le varianti di Cortina (galleria da 4 chilometri) e la variante del Longarone (lunga 12 chilometri). Le due strade avrebbero bisogno di una spinta commissariale, e comunque è necessario che i lavori vengano aggiudicati entro giugno 2022.