il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2021
Il politically correct che distrugge l’italiano
Tu non sai cosa ho fatto quel giorno quando io la incontrai in spiaggia ho fatto il pagliaccio per mettermi in mostra agli occhi di lei che scherzava con tutti i ragazzi all’infuori di me. Perché, perché, perché, perché, io le piacevo. Lei mi amava, mi odiava, mi amava, mi odiava, era contro di me, io non ero ancora il suo ragazzo e già soffriva per me e per farmi ingelosire quella notte lungo il mare è venuta con te. Ora tu vieni a chiedere a me tua moglie dov’è. Dovevi immaginarti che un giorno o l’altro sarebbe andata via da te. L’hai sposata sapendo che lei, sapendo che lei moriva per me coi tuoi soldi hai comprato il suo corpo non certo il suo cuor. Lei mi amava, mi odiava, mi amava, mi odiava, era contro di me, io non ero ancora il suo ragazzo e già soffriva per me e per farmi ingelosire quella notte lungo il mare è venuta con te. Un giorno io vidi lei entrar nella mia stanza mi guardava, silenziosa, aspettava un sì da me. Dal letto io mi alzai e tutta la guardai sembrava un angelo. Mi stringeva sul suo corpo, mi donava la sua bocca, mi diceva sono tua ma di pietra io restai. Io la amavo, la odiavo, la amavo, la odiavo, ero contro di lei, se non ero stato il suo ragazzo era colpa di lei. E uno schiaffo all’improvviso le mollai sul suo bel viso (Storia d’amore, 1969, Adriano Celentano).
Da parecchio tempo durante la notte soffro di incubi. Sono incubi linguistici legati alla mia attività di giornalista connessa al sempre più stringente politically correct tutto proteso a difendere la figura femminile dalle discriminazioni maschili. Già introducendo questo articolo (articolo? Perché non “articola”?) ho delle difficoltà. Perché “la notte”, che è il tempo del buio e della paura, è femminile, mentre il giorno, che è solare, va al maschile? Mi sembra uno sgarbo a tutto il genere femminile e anche, in un certo senso, agli (altro maschile) Lgbtq che ne sono esclusi. Ma il vero problema, quello che ha dato origine agli incubi, è la parola “angelo”. Angelo, almeno terminologicamente, ma non solo, è maschile, si parla di “angelo custode”, non ho mai sentito dire “angela custode”. In più l’Angelo complica le cose perché notoriamente non ha sesso. Si potrebbe risolvere la cosa troncando la parola in Angel, come Angel Di Maria, il formidabile trequartista, el fideo, del Paris Saint-Germain e della Nazionale argentina. Ma qui subentrano altri problemi perché l’Argentina, l’Italia, la Francia sono al femminile e il Portogallo al maschile? Non sarà per caso un’altra discriminazione, questa volta in senso inverso?
Ma torniamo all’“angelo” che è all’inizio delle mie turbe. In verità tutto l’empireo giudaico-cristiano è coniugato al maschile. Ci sono i cherubini e i serafini, non le cherubine e le serafine. Se poi passiamo ai piani alti è ancor peggio. Dio, in quanto padre, è maschio. Suo figlio pure. Anche se su Cristo grava l’ombra di omosessualità (peraltro accettata, anzi difesa, farebbe parte degli Lgbtq) o quantomeno di misoginia (il misogino è il più aborrito dalle donne, sempre che si possa usare ancora questo termine) perché a 36 anni, questa è l’età in cui viene collocata la sua morte e non 33 come si è creduto fino a qualche tempo fa, non aveva ancora preso moglie e non gli si conoscevano rapporti sentimentali. C’è poi il terzo personaggio della Triade, lo Spirito Santo che Borges definisce “uno spettro”. Maschio sicuramente, perché feconda, sia pur con modalità misteriose di cui nessuno ha mai capito nulla, una donna, anche se poi ha la perfidia di attribuire il “fattaccio” all’incolpevole Giuseppe (“subito Santo”, naturalmente). Un’edizione arcaica de Gli uomini, che mascalzoni di Mario Camerini del 1932.
Anche i protagonisti subalterni del mito giudaico-cristiano sono in genere uomini. Cristo resuscita Lazzaro e rende la vista a un cieco. La sola volta in cui si occupa di donne è quando lava i piedi alla Maddalena. Cosa senz’altro lodevole, ma che potrebbe far pensare che quello era un mondo popolato in prevalenza da prostitute.
Insomma tutto il lessico italiano dovrebbe essere riformato. Nella lingua inglese ci sono molti più neutri.
E poi c’è il repertorio delle canzoni, quasi tutte intollerabili a un sensibile orecchio moderno. Come quella che presentiamo all’inizio. Come si permette lui di darle un ceffone, anche se lei ha fatto del suo meglio per tirarlo scemo? “In galera subito e buttare via le chiavi” (copyright Madama Santanchè).