il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2021
Forza Italia è in rosso
Le casse del partito sono in rosso e l’insolita campagna elettorale tra i peones in vista del voto per il Quirinale richiede uno sforzo per tutti, senza eccezioni. E così, da qualche settimana, Silvio Berlusconi ha sollecitato facoltosi amici e parenti a rendere meno astratto il proprio sostegno a Forza Italia, contribuendo ai bilanci della sua creatura.
I risultati si vedono: a settembre, stando all’elenco dei donatori depositato da FI, il partito ha battuto ogni record di legislatura, incassando oltre 430 mila euro. Con gli introiti di ottobre, pur tornati a cifre più contenute, si supera così il mezzo milione di entrate in due mesi, in attesa dei dati di novembre. Per intendersi sull’ordine di grandezza: si tratta di una somma pari a quella scucita in tutto il 2020 da parlamentari e consiglieri regionali forzisti.
Niente male. Curiosa è anche la provenienza degli assegni più corposi. A spiccare per generosità è senz’altro Luigi Berlusconi, classe 1988, ultimogenito del Cavaliere, pronto a sponsorizzare le mire quirinalizie del padre con una donazione di 100 mila euro. Obolo identico a quello che a inizio anno aveva staccato Fininvest, la cassaforte di famiglia, costretta a mettere una pezza ai conti del partito.
Ma al giovane Berlusconi va vicina, per slancio di altruismo, la “Società delle Scienze Umane Srl”, ovvero il gruppo che sta dietro la nota università telematica “Niccolò Cusano” (conosciuta anche come UniCusano), il cui ideatore, Stefano Bandecchi, è da anni un sostenitore di Forza Italia. E non solo a parole: per aiutare Silvio, la Società delle Scienze Umane ha appena donato 95 mila euro, raddoppiando il contributo garantito al partito nel 2020. Negli stessi giorni, ecco poi un altro ricco assegno giunto nelle casse di FI: 40 mila euro dalla “Seda International Packaging Group”. Il nome del gruppo forse non dirà granché, ma quello del suo patron è ben più conosciuto: trattasi di Antonio D’Amato, imprenditore napoletano già presidente di Confindustria tra il 2000 e il 2004, uno che Berlusconi ha tentato più volte di candidare prima nel Pdl e poi in Forza Italia, ricevendo sempre garbati declini.
Con una raccolta fondi del genere, è costretto agli straordinari pure il coordinatore nazionale Antonio Tajani, che oltre al solito assegno mensile da 800 euro ha aggiunto una donazione da 5 mila. A cui si aggiungono i 3 mila euro arrivati dalla sezione romana di Federfarma, il sindacato dei farmacisti. Cifra non certo determinante per il bilancio forzista, ma significativa dal punto di vista delle relazioni politiche: Andrea Cicconetti e Alfredo Procaccini, vertici di Federfarma Roma, sono in ottimi rapporti con Andrea Mandelli, vicepresidente della Camera in quota FI e storico dirigente di Fofi, la federazione degli ordini dei farmacisti.
Altri 5 mila euro sono poi arrivati dalla Geko Spa, azienda attiva nel settore dell’energia: il patron della società è Alfonso Gallo, grande accusatore di Alfonso Papa al processo sulla P4 (Papa ne uscì prescritto).
Tutto ciò, come detto, porta ossigeno nei registri contabili del partito. L’ultimo bilancio, quello chiuso il 31 dicembre 2020, è impietoso: il disavanzo è di quasi 830 mila euro, il totale dei debiti supera i 100 milioni. Per salvare il partito, Silvio si è già fatto carico di oltre il 90 per cento di quel debito, rilevandolo dagli altri creditori. Ma non basta, anche perché negli ultimi anni Forza Italia ha sofferto una sanguinosa emorragia di eletti, il cui ultimo esodo è stato verso Coraggio Italia. Non a caso, nell’ultimo bilancio, il tesoriere Alfredo Messina lamentava “le numerose fuoriuscite” e “la riduzione dei versamenti provenienti dagli eletti”, anche per colpa dei tanti “morosi” che da mesi bucano il finanziamento da 900 euro chiesto da B. Adesso, per coprire il buco, a Silvio tocca precettare i fedelissimi.