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 2021  novembre 30 Martedì calendario

Intervista a Ornella Vanoni

«Non so se arrivo a Natale». Sbuffa, butta la testa all’indietro quasi per noia, il fastidio ironico verso le fatiche della vita. Parla, ma gorgheggia, sembra quasi cantare. Finta svagata, parte che recita benissimo. Ornella Vanoni si è presentata così domenica sera nello studio di Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio («Che bell’inizio di conversazione» la replica divertita del conduttore). Ornella Vanoni ha scherzato sulla collaborazione con Colapesce e Dimartino: «I miei tristi toy boy: la loro cifra è la tristezza, è una grande trovata. Adesso li so anche distinguere». Ha fatto ridere ricordando l’imitazione di Virginia Raffaele: «Per un anno mi ha rovinato la vita. Mi dipinge come una vecchia rincoglionita, una maniaca sessuale». Fazio ha raccontato che in amore si è definita «spudorata»: «L’ho detto io? E che vuol dire? Forse smutandata...».Quindi come sta?
«Mi scusi la tensione ma sono stanca. Sto promuovendo 3 cose insieme...e non sto capendo un tubo. L’album Unica disponibile in vari formati, la presentazione del mio film Senza fine e la promozione di 7 donne e un mistero. Lavoro come una pazza».
Se arriva a Natale però può finalmente godersi un temporaneo riposo...
«Andrò al mare, in Versilia. Il mare d’inverno mi piace. Sarò con amici, i ragazzi hanno la loro vita, faremo un natalino anticipato, poi ognuno andrà dove deve».
«Essere Ornella» è il docufilm girato durante la realizzazione dell’album «Unica». Cosa significa essere Ornella Vanoni?
«Significa aver lavorato molto e bene. Convivo con me stessa piuttosto bene, mi conosco a memoria. Sono rinata tante volte».
Recita non solo il ruolo di se stessa, ma torna a fare l’attrice in «7 Donne e un mistero» di Alessandro Genovesi.
«Un grande cast, una bella storia».
Il cinema cosa rappresenta?
«Lunghe attese...».
In «Senza fine», il film diretto da Elisa Fuksas, confessa di non capire come mai uno dei brani più amati del suo repertorio sia «L’Appuntamento», «una canzone così triste. Probabilmente la frase iniziale, “ho sbagliato tante volte”, fa sì che ci si identifichino tutti, compresi i bambini di 10 anni». Che fatica queste promozioni, in Italia sono pure gratis...
«Lasci stare. Una cosa che non ho mai capito, per me resta un mistero. Non capisco perché non vengano pagate, già non si guadagna un tubo».
Il gin aiuta magari...
«Un giorno sono andata in corso Garibaldi, a Milano, ho ordinato un gin, c’era un tavolo di ragazze giovani e ci siamo trovate per tre martedì di fila».
Forse non era sbagliata la sua autodefinizione di spudorata. Lei era timida, oggi è senza filtri.
«A una certa età bisogna liberarsi dalle gabbie».
Anche l’ansia del palco se ne è andata.
«Ce l’abbiamo tutti l’ansia, la prima volta. Poi rimane ogni volta l’emozione, ma senza ansia».
L’età che avanza?
«Ritengo che invecchiare sia bello soltanto se tiri fuori quel lato che hai sempre tenuto nascosto, cioè quello infantile. Il lato infantile ti sorregge, ti fa ridere, ho una bolla piena di risate che zampilla come la voce di Orietta Berti».
Quindi nessun giramento di scatole?
«Non è bello, non è piacevole, ma non è così drammatico veder passare gli anni. Non sono piu come prima ma per fortuna me la cavo ancora bene. Ho 87 anni, ne mancano tre per arrivare ai 90, dovrei morire di paura tutti i giorni se ci pensassi...».