Corriere della Sera, 30 novembre 2021
Il piacere lento della pipa
«La pandemia ha avuto un solo lato positivo: anche gli ottantenni si sono digitalizzati. Quei mesi hanno fatto di più per la digitalizzazione degli italiani di decenni di tentativi». Cosimo Sportelli sorride mentre racconta la pandemia vista da un negozio di vicinato. Amante della vita, è il titolare, con il fratello Leonardo, di Al Pascià. Aperto nel 1905, è una bottega storica sia per il Comune di Milano che per la regione Lombardia e, appena aperte le sue porte in via Torino 61, si capisce il motivo. È l’Eldorado dell’amante del fumo lento e meditato, con vetrine di legno che mostrano pipe di ogni foggia e materiale. Le loro forme creano un sinuoso movimento all’interno di un luogo che sembra etereo ma che non può prescindere dalla realtà. Improvvisamente i due fratelli si sono trovati di fronte a una sfida: salvare un negozio di vicinato dall’assenza del vicinato.
«Durante i vari lockdown ci siamo trovati nel deserto – prosegue Sportelli —. In centro città non c’era più nessuno e così ci siamo armati di creatività». I due fratelli avevano aperto lo store online di Al Pascià già vent’anni fa ma come fare con tutti quei clienti anziani, chiusi in casa e poco digitali? «Durante il primo lockdown abbiamo fatto da help center telefonico, li guidavamo passo passo come si compra online, indicando dove cliccare», ricorda Sportelli. Nel secondo lockdown hanno fatto un passo avanti. «Molti anziani avevano ormai imparato a usare lo smartphone e così facevamo le videochiamate. Con mio fratello ci muovevamo nel negozio come se il cliente fosse lì e poi preparavamo un pacchetto che nipoti o badanti passavano a prendere. Insomma, facevamo il take away come i ristoranti», racconta Sportelli.
Il nostro fatturato non ha risentito della pandemia: molti hanno riscoperto i piaceri lenti della vita
A livello di fatturato la pandemia non ha inciso poi tanto. «Da una parte chi era in smart working ora poteva fumare la pipa durante il lavoro, tanto era a casa», spiega Sportelli che dal suo osservatorio privilegiato ha notato anche un altro cambiamento indotto da mesi di sofferenza: la percezione che ognuno di noi aveva della vita. «Ricordo un medico che durante la prima ondata mi aveva chiamato chiedendomi una pipa. Mi aveva confessato che erano anni che l’aveva abbandonata, non ricordava neanche il motivo, e ora aveva il Covid. Sarebbe uscito dalla terapia intensiva dopo tre giorni e il suo unico desiderio era trovare la pipa a casa ad accoglierlo». E non è il solo. «Molte persone hanno riscoperto i piaceri della vita e la pipa è uno di essi», conclude Sportelli. «Noi siamo qui per raccontarla e spiegarla e sembra proprio che ci rimarremo a lungo».