Corriere della Sera, 30 novembre 2021
Il lettore maniaco è un tipo da latrina
Il bibliomane è uno degli individui più ossessivi, perversi, capricciosi, irragionevoli, avidi che esistano. Lo dice bene Antonio Castronuovo nel Dizionario del bibliomane, uscito per Sellerio, che si apre con una frase dell’accademico settecentesco Louis Bollioud-Mermet: «Una tale insaziabilità è sintomo evidente di uno spirito malato». Anche per questo, la rassegna di Castronuovo sarebbe da degustare insieme con Il lettore sul lettino di Guido Vitiello (Einaudi), dove al centro della scena non è il monomaniaco da possesso fisico, ma il nevrotico da possesso mentale, il lettore compulsivo che non sempre coincide con il bibliomane. Vitiello evoca James Strachey, psicoanalista che fu paziente di Freud e suo traduttore, il quale sui fattori inconsci del lettore fece uno studio alquanto inquietante per chi ama i libri: il lettore, dice Strachey, ricorda il poppante attaccato al seno materno, e nel «grande teatro edipico» che è la lettura la pagina vergine evoca il corpo materno, le parole stampate sono i «pensieri fertili ma profanatori emessi dal padre» e il lettore è il figlio «desideroso di farsi strada con violenza nel corpo della madre, di scoprire cosa c’è dentro, di strappare via da lei le tracce del padre (...), di esserne lui stesso fecondato». Baggianate psico-visionarie? Fatto sta che il professor Sigmund Freud in persona fu sfiorato dall’odiato paranormale in relazione alla sua libreria, scossa da uno schianto non appena un allievo più illustre di Strachey, Carl Gustav Jung, gli chiese un’opinione sulla parapsicologia. Con la parapsicologia, infatti, hanno a che fare i libri, se è vero, come sostiene Bernard Pivot, il famoso giornalista francese, che i libri si riproducono misteriosamente e si muovono in autonomia da uno scaffale all’altro oppure nottetempo spariscono. La vera ambizione dei libri in realtà è cacciare via il padrone di casa, mentre l’ambizione massima del padrone di casa è godersi un libro in latrina: è l’opinione di Castelnuovo, che si sofferma su questa «gustosa dissolutezza, antica e suprema al contempo» ricordando l’episodio dell’Ulisse in cui Joyce ci concede di sbirciare Bloom in bagno seduto comodamente sulla ciambella, dove a libro aperto la lieve stitichezza del giorno prima gli sembra del tutto sparita. La differenza rispetto al bibliomane è che il lettore è un tipo il cui luogo ideale è la latrina.