Corriere della Sera, 30 novembre 2021
La battaglia per il castello dove i congiurati decisero di uccidere Adolf Hitler
Si erano riuniti al castello di Baruth per pianificare l’uccisione di Adolf Hitler nel 1944. Adesso il nipote del principe Friedrich Solms-Baruth III, congiurato che aveva messo a disposizione la base operativa del complotto, porterà in tribunale il 9 dicembre la sua richiesta di «verità storica». E di restituzione dei beni sottratti (con la tortura) dalla Gestapo al nonno, reo di aver tramato contro il Führer.
«Ancora oggi la Germania rifiuta di restituirci quanto ci fu estorto», racconta al Corriere il principe Friedrich Solms-Baruth V, nipote del nobile anti-nazista. «E mio padre non aveva mai dimenticato quando vennero a prendere il nonno, dopo l’attentato fallito: 9 mesi di torture, unghie strappate per carpire confessioni, nella casa degli orrori in Prinz Albrecht Strasse a Berlino. Alla fine gli offrirono, prendere o lasciare, di firmare la cessione di tutto, in cambio della vita della sua famiglia».
La battaglia legale è stata iniziata dal figlio del principe-congiurato nel 1990, dopo la caduta del Muro di Berlino, ed ereditata alla sua morte dall’attuale principe Solms-Baruth V. «E dopo di me se giustizia non sarà fatta, la passerò alle prossime generazioni per una questione morale».
In tribunale
La causa è stata iniziata dal figlio del principe-congiurato nel 1990
L’attentato contro Hitler è nella Storia del ‘900. E avrebbe cambiato la storia, se fosse riuscito. Cosa andò storto? «Il nonno diceva di aver messo in guardia gli altri congiurati, quando si videro nel castello di famiglia per fare il punto sull’attentato. Era la vigilia di quel 20 luglio quando la bomba nascosta in una valigia sotto il tavolo di Hitler avrebbe dovuto ucciderlo: rischioso lasciare la valigia incustodita, qualcuno avrebbe dovuto sacrificarsi. Ma nessuno voleva perdere von Stauffenberg, anche se il colonnello si offerse. Il resto lo fecero il massiccio tavolo di quercia, l’innesco in parte riuscito (Stauffenberg era mutilato di guerra)».
Nella sua ricerca di verità ha coinvolto lo storico sir Anthony Beevor, e anche lo storico investigativo Nigel West. «E sir Anthony ha confermato il coinvolgimento del nonno nella resistenza contro Hitler. West ha cercato di recuperare il file dell’Intelligence britannica che conferma il suo ruolo contro Hitler, ma è coperto da segreto di Stato. Però ha le prove che il quartier generale della congiura era nel retro del castello, sulla base di carte relative all’agente doppio Otto John, inviato dall’MI6 in Germania». Si fa luce così sul ruolo degli inglesi nell’attentato.
La battaglia arriverà in tribunale a Cottbus il 9 dicembre. Per alcuni dei beni rivendicati, la causa è già alla Federal Constitutional Court tedesca. «E andrò fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo – giura il principe —. L’avvocato dei diritti umani Lord Peter Goldsmith, ha già tutte le carte». Perché lo Stato di Brandeburgo (con le città di Baruth e Zossen), la Germania insomma non chiude la partita? «Perché il caso aprirebbe le porte a rivendicazioni di altre 10-20 mila famiglie». Che cosa vuole, adesso, principe? «Nulla che sia stato poi acquistato da privati cittadini in buona fede, solo quanto ora è in mano allo Stato tedesco. Me lo fece promettere mio padre morendo. Dunque 13 mila ettari di terre, i castelli di Golssen e Kasel, valore forse 10 milioni di euro. Nel 2003 ci fu un accordo sul 30% dei beni, la contesa è sul resto. Ma non per denaro, per giustizia storica».