la Repubblica, 30 novembre 2021
In Ucraina il futuro dell’Ue
Il presidente russo Vladimir Putin è impegnato in un inasprimento su più fronti delle intimidazioni all’interno dell’Europa, sfruttando quella che egli ritiene essere una posizione strategica superiore della Russia rispetto al ripiegamento degli Stati Uniti, alla frammentazione e alla debolezza europee, e la presunta possibilità di guadagnare molto nelle “zone grigie” dell’Europa dell’Est. A fronte dell’aggressione russa, l’Occidente non deve sentirsi intimorito ma, al contrario, resistere con fermezza.
Tra le pressioni che la Russia esercita sull’Europa vi sono: una stretta sulle forniture di gas all’Europa in vista dell’inverno, così che quest’ultima non possa permettersi di opporsi senza compromettere la possibilità di riscaldarsi durante i mesi invernali; lo sfruttamento della Bielorussia per spingere i migranti verso l’Ue; la minaccia di un nuovo conflitto nei Balcani con un incoraggiamento attivo del nazionalismo serbo, che comprende anche l’eventuale scissione della Bosnia-Erzegovina e sfide all’indipendenza del Montenegro; la concentrazione di armi pesanti e soldati russi in Ucraina e intorno a essa, in particolar modo a nord di Kiev, in Crimea e nel Donbass, e a est del Distretto militare meridionale della Federazione russa – quanto basta a lanciare un altro attacco militare da un momento all’altro.
Tutte queste manovre vanno a sommarsi alle interferenze della Russia nella politica interna dei Paesi occidentali, all’opera di disinformazione, alle tangenti, alla corruzione e agli altri espedienti di cui la Russia si è avvalsa per indebolire l’Europa e gli Stati Uniti e ai quali abbiamo già fatto l’abitudine.
Una vigorosa reazione da parte dell’Occidente si rende pertanto necessaria per dimostrare che qualsiasi nuova forma di occupazione dell’Ucraina costerebbe troppo cara alla Russia. L’Amministrazione Biden e vari governi europei hanno già iniziato a reagire in modo encomiabile, avendo fatto tesoro delle lezioni apprese quando l’Occidente è venuto meno nell’impedire l’annessione illegale della Crimea nel 2014 da parte della Russia. Gli Stati Uniti hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica le attività della Russia a un alto livello politico e diplomatico, tra altre cose fornendo rapporti aggiornati e con iniziative diplomatiche presso la Nato e nelle capitali europee; Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e altri Paesi hanno riaffermato con forza il loro sostegno all’integrità sovrana e territoriale dell’Ucraina. Il segretario americano della Difesa Austin si è recato a Kiev e il ministro ucraino della Difesa Reznikov ha ricambiato la visita andando a Washington, mentre gli Usa hanno continuato a fornire assistenza sul piano della sicurezza; il presidente della Commissione Affari esteri del Senato degli Stati Uniti Robert Menendez ha presentato un disegno di legge in virtù del quale se le truppe russe invaderanno l’Ucraina scatteranno sanzioni più pesanti, e l’Amministrazione Biden ha inviato a Bruxelles un gruppo di lavoro per metterle a punto e coordinarle, qualora si rendessero necessarie; il Regno Unito ha annunciato un dispiegamento temporaneo di soldati britannici per missioni di addestramento ed esercitazione in Ucraina; il presidente francese Macron ha dichiarato ufficialmente che se la Russia si rendesse responsabile di un altro attacco ci sarebbero gravi ripercussioni; gli enti tedeschi di regolamentazione hanno bloccato per almeno due mesi la certificazione conclusiva del gasdotto Nordstream 2.
Oltre a queste attività bellicose, la macchina della disinformazione russa sostiene che il Cremlino non stia minacciando nessuno e, anzi, accusa gli Stati Uniti e gli altri Paesi di essere i primi a voler scatenare un conflitto. Perfino un commento fattuale del direttore di questo giornale ha attirato un avvertimento immediato e offensivo da parte della portavoce del ministero degli Affari esteri russi.
Fino a quando la Russia non ordinerà a tutte le sue forze armate di ritirarsi dalla posizione minacciosa che occupano oggi, si dovrebbero mettere in atto nuovi provvedimenti, quali i seguenti: le nazioni occidentali dovrebbero condurre una serie regolare di visite di alto livello ai funzionari più importanti della politica estera e della Difesa di Kiev – oltre a organizzare sopralluoghi nelle aree oggetto di conflitto in Oriente; gli Stati Uniti e altri alleati della Nato dovrebbero aumentare i livelli e la qualità delle operazioni di assistenza alla sicurezza e di addestramento delle truppe ucraine; gli Stati Uniti dovrebbero declassificare le intelligence riguardanti la concentrazione delle forze armate russe e la sua leadership dei soldati all’interno dell’Ucraina (Donbass); gli Stati Uniti e vari altri Paesi dovrebbero nominare nuovi rappresentanti speciali, incaricati nello specifico di porre fine alla guerra all’Ucraina da parte della Russia.
Mentre l’Occidente prende in considerazione le opzioni politiche praticabili, deve tenere bene a mente il ruolo strategico che l’Ucraina riveste per il futuro dell’Europa. I Paesi dell’Ue possono pensare che il futuro dell’Europa dipenda dalla politica monetaria o dal nuovo cancelliere tedesco o dall’esito delle elezioni francesi. E già si discute di tutte queste cose. Tuttavia, da una prospettiva diversa il futuro dell’Europa sarà determinato da una cosa sola: se la Russia resterà un vicino ostile o se, un giorno, si trasformerà in un partner costruttivo. Questo cambiamento dipende dalla possibilità che l’Ucraina resti uno Stato sovrano, democratico e florido, invece di essere subordinato alla Russia dispotica e militarista. A rischio non c’è soltanto la sicurezza dell’Ucraina, ma quella dell’Europa intera.
(Traduzione di Anna Bissanti)