la Repubblica, 30 novembre 2021
Conversazione tra un No-Vax e un Sì-vax
Piera dice che le conversazioni tra Sí-Vax e No-Vax sono difficili perché poggiano su piani diversi: razionali per i Sí-Vax, emotivi, la paura, per i No-Vax (spesso anche per i Ni-Vax), anche quando sembrano fondarsi su argomenti razionali. «I vaccini suscitano paure che non si possono spiegare razionalmente. Ma una volta che si mettono in moto la ragione sembra velocissima a giustificarle». Prendiamo medicine anche impegnative se abbiamo una certezza di malattia, ma se stiamo bene temiamo il farmaco sconosciuto. Insomma, il vaccino è visto dai No-Vax come un rischio cercato e certo, mentre il Covid mica è detto che te lo becchi. Queste cose non le dice uno psicologo, ma due economisti che, per loro ammissione e nostra simpatia, non disdegnano la definizione di “psicoanalisti applicati”: Tito Boeri, professore alla Bocconi ed ex-presidente Inps, e Antonio Spilimbergo, vicedirettore del Dipartimento di Ricerca del Fondo Monetario Internazionale.
Ma chi è Piera? Una ragazza tra i 25 e 30, laureata, concreta. Sul treno Napoli-Bari, alta velocità, un’ora e mezza di viaggio, si mette a conversare con Riccardo, un uomo di mezza età che gentilmente l’ha aiutata col bagaglio. Riccardo non vede di buon occhio il vaccino, ma sembra disposto a discutere. Insomma non è uno che prende a testate Selvaggia Lucarelli. Anche se il suo esordio – «Ne ho piene le tasche di queste restrizioni alle mie libertà personali» – mi fa subito alzare gli occhi al cielo, chilometro dopo chilometro si rivela un interlocutore capace di ascoltare e persino di fare domande stimolanti. «Lascia la porta del suo cervello aperta a metà, non male alla sua età», dicono i suoi sceneggiatori- economisti. In effetti se la cava meglio di alcuni filosofi tarantolati. Il dialogo tra Piera e Riccardo anima l’ottantina di pagine di un viaggio socratico e dunque godibilissimo che s’intitola: Sì vax. Dialogo tra un pragmatico e un non so. Dove il pragmatico (la pragmatica?) è Piera e il non so è lo scettico, ruvido Riccardo. Voci da un’Italia impossibile da aggirare, voci del tempo globale. Bravi gli autori a mettersi nei panni di chi non la pensa come loro: calmi e convincenti, offrono strumenti semplici e argomenti dimostrabili.
Leggo questa “vela” einaudiana all’indomani della notizia della variante Omicron e dell’allarme lanciato da Githinji Gitahi, direttore di Amref Health Africa: «Date i vaccini all’Africa o il mondo non si salverà dal Covid». Annuisco alle parole di Piera: l’epidemia di un Paese ha conseguenze per il mondo; l’arrivo di varianti aggressive rallenterebbe l’economia mondiale quasi dell’1 per cento in due anni; abbiamo già a disposizione dosi per vaccinare il mondo intero in tempi ragionevoli: solo nel 2021 la produzione raggiungerà 12 miliardi di dosi; se avessimo distribuito vaccini alle persone a rischio nei Paesi in via di sviluppo nella seconda metà del 2021 si sarebbero potute salvare centinaia di migliaia di vite. Il dialogo tra Riccardo e Piera, dove Piera è Socrate, o meglio una Diotima della statistica, procede per brevi capitoli che sono altrettante stazioni d’informazione e senso su: libertà individuale; sindacato e obblighi vaccinali; rischi calcolati e percepiti; protocolli di sperimentazione; perché e percome dei profitti delle case farmaceutiche; politica dei brevetti; pandemia e crisi climatica; politica e comunicazione.
La domanda di partenza, «perché molte persone preferiscono non vaccinarsi?», si sviluppa in più direzioni: psicologiche, economiche, statistiche. Soprattutto statistiche. Piera dice la frase fondamentale che ogni buon professore non si stanca di ripetere ai suoi studenti: «D’accordo con il guardare ai dati. Ma bisogna anche saperli leggere». Lo afferma in risposta a Riccardo che, forte di quella che lui considera un’informazione obiettiva, si lascia andare ad affermazioni improbabili: «anche chi si è vaccinato può essere contagioso e ammalarsi gravemente. Anzi più di chi non si è vaccinato. In Israele su 500 ricoverati per Covid- 19 in gravi condizioni, più di 300 erano vaccinati». Con calma olimpica la pragmatica Piera mostra che alla base di tante notizie false o distorte c’è un’ignoranza statistica. «Quando in Israele sono usciti i dati di cui parli», dice a Riccardo, «quasi l’80 per cento della popolazione era vaccinata. Quindi non ha senso comparare il numero assoluto di malati tra i vaccinati e i non vaccinati come se la popolazione a rischio di essere contagiata fosse della stessa dimensione». La statistica e la paura, un dialogo difficile. Quasi impossibile se la prepotenza cavalca la paura. Non parliamone se cavalca la rabbia. Però, dove possibile, il dialogo può offrire alla paura il salvagente della statistica. Solo così si può rispondere alla domanda cruciale: si corrono più rischi vaccinandosi o non vaccinandosi? Su questo, dice Piera, «i dati sono incontrovertibili». Con lei, alla fine del libro, se sei uno che la testa non la usa per dare testate, puoi solo concludere: «Sì-Vax». Altro che dittatura sanitaria: vaccino e green pass, l’unico modo «per riprenderci le nostre libertà».