La Stampa, 30 novembre 2021
La dottrina Lagarde
Il dovere di tenere distinte verità e menzogna tormenta la politica da secoli. Durante la guerra civile romana che fece seguito alla morte di Giulio Cesare, è risaputo che Ottaviano ebbe la meglio su Marcantonio diffondendo “false notizie” circa la sua attitudine al comando. Lo fece con slogan incisi su monete appositamente commissionate, una prima versione, se vogliamo, dei tweet. Oggi il compito di tenere ben distinta la verità è più impellente che mai. Durante la pandemia abbiamo potuto osservare quanto rapidamente si diffonda la disinformazione – che riguardi possibili cure, come bere cloro, o la sicurezza dei vaccini. In verità, si è riscontrato che le menzogne su Twitter si diffondono dalle 10 alle 20 volte più rapidamente della realtà. Al tempo stesso, la natura delle sfide a cui dobbiamo fare fronte è sempre più globale, complessa e in rapida evoluzione.Questo significa che stabilire con chiarezza i fatti e comprendere come siano connessi è un presupposto di base per delineare il percorso da seguire. In questo contesto, fare bene politica significa fare affidamento su due presupposti. Primo, i policymaker devono voler cercare la verità, con un’analisi approfondita e un processo decisionale basato sulle prove. E devono essere pronti a adeguare le loro opinioni a mano a mano che cambia la realtà. In secondo luogo, devono spiegare le loro analisi all’opinione pubblica in modo tale da ridurre ogni complessità e coalizzare le persone per indurle ad agire. Non risolveremo le sfide di oggi, in un mondo di “fake news”, senza trainare l’opinione pubblica. (...)La natura delle sfide globali
Che cosa rende così difficili le sfide che ci stanno davanti? (...) La loro portata, il loro potenziale di cambiare il mondo in maniera radicale. Le sfide si sono intensificate almeno per tre aspetti: portata, complessità e possibilità che si amplino.Primo, la portata delle sfide odierne è davvero globale. Un secolo fa l’influenza spagnola si diffuse come un incendio indomabile in tutto il pianeta, contagiando un terzo della popolazione mondiale dell’epoca. Tuttavia, pur essendo il mondo di quei tempi già molto globalizzato, alcune regioni del pianeta non furono raggiunte dalla malattia.Il Covid-19, d’altro canto, è la prima pandemia veramente globale. In meno di sei mesi soltanto non ha lasciato immune nessuna regione del pianeta (a esclusione di poche isolette nel Pacifico) e, in teoria nessun aspetto della nostra vita è rimasto immutato. Misure di isolamento e contenimento senza precedenti, a loro volta, hanno innescato una delle più gravi crisi economiche dai tempi della Seconda guerra mondiale.Secondo, le sfide globali oggi sono estremamente più complesse e richiedono livelli senza precedenti di coordinazione multilaterale. Per esempio, alla metà degli anni Ottanta, quando i Paesi decisero di chiudere il buco nell’ozono, la soluzione consistette nel convincere poche aziende chimiche tra le più grandi al mondo a interrompere la produzione di CFC e a trovare alternative valide. Questo spianò la strada al Protocollo di Montreal, firmato dalle economie più importanti nel 1987.Affrontare il cambiamento del clima, invece, è una sfida di portata enormemente più complessa. Non soltanto dobbiamo affrontare molteplici aspetti del cambiamento del clima – ripetersi di eventi climatici estremi, livelli dei mari in aumento, perdita degli ecosistemi e della biodiversità –, ma in più le varie regioni del pianeta ne sono colpite in maniera diversa e a ritmi diversi. Questo rende estremamente più complessa l’individuazione di misure di alleviamento tempestive e adeguate nei vari Paesi.Terzo, gli shock globali tendono ad acuirsi a fronte di un’economia globale sempre più integrata. L’Ocse ha calcolato che nelle economie avanzate il contributo dei fattori globali ai cambiamenti nella crescita del Pil è salito, passando dal 35 per cento degli anni Ottanta a quasi il 70 per cento oggi. Internet contribuisce alla diffusione della disinformazione, che in alcune situazioni può aggravare gli shock globali. Per esempio, la ricerca suggerisce che nei primi tre mesi del 2020 quasi seimila persone nel mondo sono state ospedalizzate a causa della disinformazione sul Coronavirus. (...).Il risultato è che siamo in un mondo nel quale (...) prevale sempre più l’incertezza. Di conseguenza, i policymaker devono cambiare il modo di gestire i problemi e di comunicare.La scienza nella politicaI policymaker hanno una responsabilità addirittura maggiore allorché si impegnano in una rigorosa ricerca della verità. A questo fine, la loro analisi deve essere radicata in valutazioni approfondite, in conoscenze sapientemente acquisite e nel metodo scientifico. L’opinione pubblica sarebbe svantaggiata se i policymaker ne rispecchiassero l’umore e basassero le loro decisioni sull’istinto. (...)Eppure, la ricerca della verità non vale solo per i governi. Di fatto, per le istituzioni indipendenti come le banche centrali, la responsabilità è addirittura maggiore. (...)Questo è il motivo cruciale per il quale investiamo così tanto nella ricerca e nell’analisi. La Bce è la prima banca al mondo per la qualità delle sue ricerche ed è al primo posto nel settore dell’economia monetaria: 15 dei suoi economisti sono tra il 10 per cento degli autori più stimati al mondo. La conoscenza di base – che comporta di studiare di continuo gli effetti delle nostre politiche – ci offre il presupposto stesso necessario ad agire a fronte delle nuove sfide. (...)Il nostro Programma di acquisto per l’emergenza pandemica e le operazioni di prestito a lungo termine sono riusciti a eliminare i rischi di coda nei mercati finanziari e a scongiurare una crisi della liquidità e del credito. Le nostre ricerche ci permettono di calcolare che questi provvedimenti hanno salvato più di un milione di posti di lavoro. (...)Avendo assistito all’incredibile progresso che possiamo compiere quando scienza e politica si alleano in vista di un obiettivo comune, non dovremo tornare allo status pre-pandemico. Dobbiamo continuare insieme in questa impresa collettiva e questo vale più di ogni altra cosa per il cambiamento del clima. (...)Il ruolo dell’opinione pubblica
La ricompensa di una comunicazione efficace non è mai stata maggiore. Per indurre il cambiamento alla velocità giusta e in linea con i principi democratici, abbiamo bisogno di una massa critica di persone disposte a stravolgere completamente le loro vite nella quotidianità. Ma gli ostacoli che dobbiamo superare sono grandi. In un mondo nel quale le fake news si diffondono rapidamente e nessuno può più sapere a quali fonti affidarsi, è sempre più difficile far convergere l’opinione pubblica intorno a una linea d’azione ampiamente condivisa. Ma la pandemia ha dimostrato che le società possono essere mobilitate dall’evidenza scientifica per indurre cambiamenti profondi. (...).Quali sono dunque gli elementi utili a trainare l’opinione pubblica? Dal mio punto di vista sono tre: la semplicità, la formulazione e l’empatia.Conclusione
Le sfide con le quali è alle prese il mondo odierno sono davvero senza precedenti. Sono di portata enorme, sono complesse e potrebbero aumentare tramite i nostri estesi collegamenti economici e digitali. Tutto ciò pone pressioni enormi sul genere umano che deve risolverle.La pandemia ha dimostrato la velocità con la quale i pericoli possono diffondersi nel globo. E questa potrebbe essere soltanto una sorta di prova finale del tipo di minaccia che incombe sulle nostre vite e che un pianeta surriscaldato porrebbe a tutti i suoi abitanti. Eppure, cosa quanto mai fondamentale, la nostra risposta comune alla pandemia ci insegna anche lezioni importanti.Sotto molti punti di vista, questa risposta spicca per i considerevoli sforzi fatti da tutte le aree politiche e per le misure politiche senza precedenti che sono state adottate. Tuttavia, il nostro vero successo nell’affrontare questa crisi è il fatto di riconoscere che dobbiamo agire tutti insieme. Infatti, l’azione congiunta delle varie aree politiche si è dimostrata enormemente propizia ad affrontare l’enorme portata dello shock. Il dialogo tra scienziati e policymaker è stato fondamentale per gestire complessità e incertezza. E l’enorme coordimento tra i vari Paesi è stato cruciale nel gestire il ritmo con il quale il virus si è diffuso.Senza questa cooperazione così stretta, non avremmo fatto progressi neanche lontanamente veloci nell’economia e nell’introduzione dei vaccini. Pertanto, la lezione fondamentale di cui far tesoro è che non possiamo permetterci di operare in un contesto che confina il nostro lavoro in sfere distinte. In un’economia mondiale sempre più connessa, la cooperazione intersettoriale e multilaterale è più importante che mai per far fronte a sfide che travalicano i confini nazionali. Come scrisse John Donne, «nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente».Questa è la realtà che abbiamo davanti in un mondo nel quale le nostre sfide comuni ci uniscono in un tutt’uno. I benefici della scienza, della politica e dell’unione con le forze dell’opinione pubblica per realizzare il nostro pieno potenziale sono schiaccianti. Soltanto collaborando gli uni con gli altri in tutte le aree potremo sfruttare appieno le nostre forze e dare speranza per un futuro più luminoso. —Traduzione di Anna Bissanti