Il Messaggero, 29 novembre 2021
I numeri sulle armi negli Stati Uniti
NEW YORK Oggi negli Stati Uniti ci sono in circolazione 393 milioni di armi da fuoco: tutte in mano ai civili: 120 (tra pistole e fucili) ogni 100 cittadini americani. E il trend non solo non accenna a diminuire, ma è chiaramente in crescita.
La Cnn ha presentato un lungo studio che paragona la situazione Usa a quella degli altri Paesi, e ha fatto ricorso a diverse fonti e studi per elencare una serie di dati impressionanti. Ad esempio negli Usa si contano 22 volte più omicidi da armi da fuoco che nell’Unione Europea, 4 per ogni 100 mila persone. Il 44% dei suicidi con pistole che si registra nel mondo, pari a 23 mila morti, avviene negli Stati Uniti. Gli Usa sono poi l’unico Paese al mondo che abbia registrato sparatorie di massa (con più di 4 morti) ogni anno da venti anni a questa parte. Solo tre Paesi nel mondo concedono nella loro Costituzione il diritto di armarsi, ma gli altri due, il Messico e il Guatemala, sono molto meno popolati e per di più le loro Costituzioni ammettono modifiche e restrizioni di questo diritto. Negli Usa invece un terzo della popolazione è convinta che se in giro ci fossero più armi ci sarebbe anche meno crimine, convinzione che viene smentita dai fatti: laddove ci siano più armi ci sono più omicidi, oltre che più suicidi, e incidenti involontari. Inoltre negli Stati Uniti, a differenza che in Guatemala e Messico, la questione del diritto di armarsi è molto politicizzata, e l’80 per cento dei repubblicani non solo pensa che non ci debbano essere limiti, ma vorrebbe ancor più libertà.
IL RICORSOProprio in queste settimane è infatti approdato sulla scrivania della Corte Suprema un ricorso dei pro-armi che vogliono la cancellazione delle limitazioni imposte nello Stato di New York, dove non è permesso girare armati. Se i pro-armi vincessero, i vari Stati a maggioranza democratica dove sono state adottate leggi restrittive del permesso di armarsi vedrebbero le loro leggi annullate. La richiesta di fucili e pistole aveva subito un’impennata all’inizio della presidenza Obama, nella convinzione che il presidente democratico avrebbe ridotto il diritto di porto d’armi, cosa che non gli è riuscita neanche dopo il massacro di Sandy Hook del 2012, quando vennero uccisi 20 bambini e 6 maestri di una scuola elementare. C’è poi stato un periodo di stanca dopo che la ricaduta negativa dei numerosi casi di sparatorie di massa e le proteste di centinaia di migliaia di studenti avevano creato un’atmosfera fortemente critica e contribuito a diminuire le vendite. Quella fase di rallentamento è finita con l’inizio della pandemia, a cui sono poi seguite nell’estate dell’anno scorso le manifestazioni per l’eguaglianza razziale con il loro strascico di violenze e saccheggi, e infine si è aggiunta l’insurrezione del 6 gennaio scorso. Succede così che la gente che si arma non è solo la gente bianca dei sobborghi che vuole difendersi dal crimine, ma anche esponenti delle minoranze e liberal che temono il ripetersi di attacchi violenti dell’estrema destra.
LA PRODUZIONELa produzione dunque è in crescita, dieci volte maggiore che dieci anni fa. E i controlli di background sulla fedina penale e sullo stato di salute mentale, che i rivenditori devono chiedere all’Fbi prima di consegnare un’arma a un cliente, sono arrivati nel mese di marzo scorso a quasi 5 milioni, di cui 2 erano per controlli di clienti alla loro prima arma. In tutta quest’analisi, la Cnn ammonisce che i vari centri di studio e di raccolta dati non possono avere anche i dati delle armi che circolano clandestinamente o sono vendute da privati. Se cioè ufficialmente il 46% delle armi da fuoco in mano ai civili in tutto il mondo è in mano agli americani, è molto probabile che quel numero risulterebbe più elevato se si potessero contare anche le bocche da fuoco che circolano sotto banco.