Il Sole 24 Ore, 28 novembre 2021
Storia dei vaccini per bambini
Auspicabilmente, nei prossimi giorni il governo italiano approverà la vaccinazione anti-Covid dei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, e sono in arrivo i primi dati da Pfizer sui vaccini destinati a bambini da 2 a 4 anni e da 6 mesi a due anni. Da mesi gli esperti sono divisi, ma le chiacchiere stanno a zero. È nell’interesse dei bambini individualmente e della comunità di cui fanno parte che essi si vaccinino, perché l’infezione comporta per loro un rischio che non è zero e se si vaccinano forse usciamo dalla pandemia e torniamo a una vita davvero piena tutti insieme. Il loro interesse non può essere evitare il fastidio di una iniezione, che i dati della sperimentazione mostrano che è anche inferiore ai fastidi causati dal vaccino per i ragazzi da 12 a 17 anni, quando l’alternativa che si rischia è il ritorno alla DAD o la perdita di socializzazione. Sembrano una minoranza i genitori che li vaccineranno e in Europa alcuni paesi dicono che non li approveranno. Non possono essere tutti come Israele.
Le preoccupazioni espresse da genitori ed esperti sono un’altra forma di eterogenesi dei fini: fino a sessant’anni fa circa, i bambini erano di regola abusati sperimentalmente dai medici, e i genitori glieli consegnavano fidandosi della loro scienza e della loro coscienza. Ora che possiamo fornire un vaccino sicuro ed efficace, studiato in accordo o col consenso dei genitori e dei bambini/ragazzi, diciamo che li stiamo sottoponendo a un rischio inutile. Ovvero preferiamo lasciarli alla mercé del virus per eccesso di protezione.
L’ematologo francese Jean Bernard, che riuscì per primo a curare bambini con la leucemia acuta, scriveva che nella storia dell’uomo i bambini hanno cominciato ad assumere un valore non solo economico ma anche affettivo, quando grazie a vaccini e antibiotici hanno smesso di morire. Oltre a morire come mosche per malattie infettive, malnutrizione, violenza, sfruttamento, prima del progresso economico, sociale e scientifico, in età moderna i bambini sono stati di norma «cavie umane», insieme a emarginati e malati di mente, per sperimentazioni mediche. Le prima immunizzazioni furono sperimentate su bambini, in particolare quelle più famose di Edward Jenner nel 1796 e di Louis Pasteur nel 1885. James Phipps aveva otto anni ed era figlio del giardiniere di Jenner, il quale nel 1790 aveva già trasmesso il vaiolo del maiale ai propri figli. Joseph Meinster aveva 9 anni quando fu portato da Pasteur con quindici morsi di un cane rabbioso. La notte di Natale del 1891 un medico dell’ospedale di Berlino inoculò del siero da una cavia immunizzata contro la tossina difterica in una bambina di due anni che stava morendo di difterite, guarendola. Stiamo parlando di esperimenti che sono pietre miliari della storia della medicina.
Se quei trattamenti fossero proposti oggi, scatterebbe una denuncia, e se fossero fatti l’arresto immediato. Anche in quel contesto, non erano etici. Jenner era senza alcuna prova di qualche efficacia, quando somministrò al bambino vaccinato il vaiolo umano letale per controllare se fosse protetto. Lister provò a vedere se il fenolo impediva l’infezione letale di una frattura scomposta in modo da operare con successo, ma era una scommessa e i suoi risultati sull’antisepsi, malgrado l’esito, dovettero aspettare ancora decenni per essere accettati dai chirurghi. Pasteur non aveva alcun dato su animali che il suo vaccino antirabbico fosse efficace: un microbiologo ha calcolato recentemente che in base alle informazioni pubblicate, Meinster rischiava di contrarre la rabbia per il vaccino più che per i morsi dei cani. Siamo stati fortunati! L’inventore della sieroterapia e primo Nobel per la fisiologia e la medicina (1901), Emil von Behring, che fornì il siero di cavia usato dal medico sulla bambina, pare si fosse infuriato perché la somministrazione era stata effettuata senza consultarlo e riteneva che fosse un passo prematuro.
Dalla fine dell’Ottocento fino ai primi anni Settanta i bambini sono stati usati senza risparmio dai medici. In qualche paese, come gli Stati Uniti venivano prelevati negli orfanotrofi, e meglio se neri. A centinaia erano usati ovunque per sperimentare sulle malattie infettive, per provare cure e farmaci, per tentare innovazioni chirurgiche o per sviluppare i vaccini. La situazione aveva preso una piega tale che il ministero della Sanità prussiano, dopo un incidente che aveva visto morire a Lubecca una settantina di bambini per un vaccino tubercolare non attenuato, varò un’ordinanza nel 1931, che vietava l’uso di bambini nelle sperimentazioni. L’ordinanza rimase in vigore anche durante il regime nazista, a riprova che non bastano comunque leggi e ordinanza per impedire infamie.
Era talmente ovvio che i bambini fossero potenziali cavie umane che di loro a nessuno importava, che nei primi decenni del Novecento negli Stati Uniti sorgevano associazioni che si battevano allo stesso tempo contro la sperimentazione animale e contro la sperimentazione sui bambini, che in effetti ai tempi erano trattati come animaletti. In realtà, alcune sperimentazioni sono state di successo e le celebriamo, anche se oggi non sarebbero mai approvate. Come il tria l clinico randomizzato e in doppio cieco allestito da Jonas Salk nel 1954 per stabilire l’efficacia dei vaccini contro la poliomielite usando ben 1,8 milioni di bambini(!), che erano chiamati «pionieri della polio» e ricevevano tanto di certificato di «arruolamento».
L’episodio che cambiò tutto fu la scoperta del caso della Willowbrook State School, a New York, dove per vent’anni dal 1950 dei ricercatori usarono bambini ritardati per coltivare i virus dell’epatite e per sviluppare il vaccino contro l’epatite. Quei medici non furono perseguiti, cosa che avvenne in diversi altri casi. Ma era in arrivo la bioetica, che impegnava la medicina, attraverso norme e comitati etici, a proteggere chi non è autonomo, cioè bambini e malati di mente. Questo concetto negli Stati Uniti è common rule dal 1981. E anche negli altri paesi occidentali più o meno funziona così. Negli altri forse i bioeticisti hanno perso il senso della realtà e sono stati colpiti dalla fallacia astorica