la Repubblica, 28 novembre 2021
Negli Stati Uniti mancano i Babbi Natale
Il “miracolo sulla 34esima strada” – quello narrato dal celebre film – si ripeterà: dopo un anno d’assenza Babbo Natale è tornato a raccogliere i desiderata dei bambini all’ottavo piano dei magazzini Macy’s. Sia pure con modalità diverse; niente marmocchi sulle ginocchia, per dire. Mascherina sopra la barba finta. E una scrivania davanti a garantire il mantenimento della distanza sociale. Ma i bimbi newyorchesi – a patto che siano vaccinati e i genitori siano stati abbastanza celeri nel prenotare per tempo l’ambito accesso a “Santaland”, il regno di Babbo Natale, appunto – possono dirsi fortunati. Perché nell’America dove l’economia si espande a passo “modesto” e il mercato del lavoro si restringe (saturo di offerte per posti stagionali e malpagati, ma privo di lavoratori) non mancano più solo camionisti e camerieri. Col Natale alle porte scarseggiano pure i Babbo Natale.
Non certo lavoratori “essenziali”, è vero. Ma dopo il 2020 di pandemia, necessari a negozi di giocattoli e centri commerciali per costruire un atmosfera festosa. La caccia ai Santa Claus, come li chiamano qui, è dunque partita. Ma ad aggravare il problema, ci si mette ora pure l’ombra della nuova variante Omicron, che spaventa i professionisti del mestiere di una certa età, che proprio non se la sentono di passare l’intera giornata a stretto contatto con bambini potenziali portatori del virus in tempi di quinta ondata e genitori no-vax. Preferendo l’esperienza di un anno fa; parlare ai bambini, sì, ma al sicuro in video.
Ecco perché i pochi disponibili a lavorare dal vivo, lo racconta il Wall Street Journal, hanno dunque le agende zeppe d’impegni già da mesi: con le prime prenotazioni arrivate in estate. E più si avvicina il 25 Dicembre più ne approfittano per aumentare gli onorari, già su del 12 per cento. I costi variano in base al tipo di evento, luogo, data (più si avvicina Natale, più si sale) e orario. Una festa alle nove del mattino di martedì, insomma, costa meno di un sabato pomeriggio: e si va comunque da una base di circa 80 dollari l’ora in provincia, ai 300 delle grandi città. A dare una mano – in nome della parità di genere, ma anche perché non c’è alternativa – ci prova però un esercito di volenterose signore pronte a indossare gli abiti (rossi) di Mrs. Claus, o Mamma Natale che dir si voglia.
La carenza di Babbi, d’altronde, non è l’unica che rischia di rovinare il clima di festa. Racconta il New York Times, che la crisi delle catene d’approvvigionamento sta facendo aumentare i prezzi pure degli alberi di Natale. Quelli di plastica prodotti in Cina, di cui c’è carenza, certo. Ma anche dei richiestissimi abeti veri. È già accaduto, d’altronde a Thanksgiving: coi prezzi di tacchini e contorni, zucca e patate dolci in testa, levitati proprio a causa della difficoltà a trovarne.
«Una congiura della sinistra per distruggere le tradizioni americane», ha tuonato su Fox News la nuora di Donald Trump, Lara. E speriamo che non gridi al complotto pure per spiegare la carenza di Babbi Natale.