ItaliaOggi, 27 novembre 2021
Periscopio
A Giuseppe Conte che lamenta l’assenza dei 5 Stelle nella tv di Stato propongo di prendersi Rai Gulp, cioè il canale dei cartoni animati. Matteo Renzi, alla Leopolda.
Ora siamo arrivati al punto che se fosse per i grillini questo Parlamento non dovrebbe mai finire: e non solo o non tanto per la pensione che perderebbero se le Camere venissero sciolte in anticipo, ma proprio perché avrebbe termine la giostra più luccicante sulla quale sono saliti. Raffaele Marmo. QN.
Ermini ha deposto ai pm bresciani d’aver parlato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella di quanto rivelatogli da Davigo, dal quale ha confermato di aver anche ricevuto copia dei verbali di Amara, aggiungendo però di averli distrutti ritenendoli irricevibili. «Bravo... complimenti... — contrattacca Davigo nel proprio interrogatorio — Ermini evidentemente non è precisamente un cuor di leone: se io avessi commesso un reato, quella copia dei verbali era la prova del reato, dovevi trasmetterla all’autorità giudiziaria, se no è favoreggiamento personale», e aggiunge la domanda retorica che altri invece gli ritorcono contro proprio per la sua condotta, e cioè «sono impazzito io o sono ancora queste le regole del gioco?». Luigi Ferrarella. Corsera.
Il Cav soffre, e alquanto, quando viene lasciato, specie se l’operazione è attuata da personaggi con i quali ha condotto lunghi rapporti, anche personali. Così è stato per l’abbandono della “badante” Mariarosaria Rossi, dell’antico leghista dissidente Lucio Malan, della ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e via di seguito. Approfittando della caccia all’uomo ora instaurata, Berlusconi apprezzerebbe non poco alcuni diretti ritorni, anche per procacciarsi, in certa qual maniera, un miglioramento delle proprie possibilità di approdare al Colle. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Conte sta verificando quanto sia difficile fare di un movimento populista fondato da Grillo una forza politica moderata e di centro. Antonio Polito. Corsera.
Nel gennaio 1982 al Comitato Centrale del Pcus, in cui il Pci è al massimo del distanziamento dal Pcus, Berlinguer ribadisce: «L’Urss rappresenta un contrappeso alla forza e all’aggressività dell’imperialismo americano». E in aprile intervistato da Alberto Moravia che gli contesta il diffuso filosovietismo tra gli iscritti, replica: «Lei dice “base staliniana”, io dico base fornita di una robusta coscienza anticapitalista». Ugo Finetti, politologo. Studi Cattolici.
In Francia mentre Zemmour appartiene all’estrema destra, Marine Le Pen ha seguito uno schema diverso: non destra-sinistra, ma sopra-sotto, vincenti contro perdenti della globalizzazione; non a caso il suo partito è il più votato dagli operai. Lo scatto post-Covid dell’Unione europea le ha un po’ rovinato i piani. Aldo Cazzullo. Corsera.
Pertini, a differenza di Mattarella oggi, l’idea del bis la accarezzava eccome. Lo dico perché è vero. E comunque, simpatia o non simpatia, insieme a Guglielmo Zucconi eravamo gli unici due a non averlo votato nell’elezione del Quirinale nel 1978. In Transatlantico, Pertini aveva parlato male di Moro dopo il sequestro; dicendo che, al contrario di quelli che avevano fatto la Resistenza come lui e che secondo lui erano gli unici ad avere “gli attributi”, i cattolici sorretti dalla fede si lasciavano andare subito... Per questo poi non l’ho votato. E lui avrebbe mantenuto un atteggiamento di grande antipatia nei miei confronti. Ricambiata. Clemente Mastella. Tommaso Labate. Corsera.
Nel settembre del 2015, quando non chiuse le frontiere per bloccare l’esodo dei fuggiaschi, Angela Merkel dichiarò “Wir schaffen das”, ce la faremo. Una frase storica. Nei giorni scorsi la Cancelliera ha commentato: “Wir haben es geschafft”, ce l’abbiamo fatta. Dipende. Sono sempre convinto, che allora fece bene. Avrebbe dovuto mandare l’esercito contro i profughi, come fa oggi la Polonia al confine con la Bielorussia. Varsavia ha inviato diecimila uomini una divisione e alza una rete di filo spinato alta sette metri, lungo i 420 chilometri di frontiera. Se lo avesse fatto Angela, tutto il mondo avrebbe commentato che i tedeschi erano rimasti nazisti. E gli italiani dovrebbero ricordare che se la Germania come l’Austria avesse chiuso il confine, i profughi avrebbero tentato di entrare nel nostro paese, passando da Trieste. Roberto Giardina. ItaliaOggi.
Qualcuno ricorderà la finale del campionato mondiale di scacchi del 1972 fra l’americano Bobby Fischer (che vinse) e il sovietico Boris Spassky. Cominciò l’11 luglio e terminò il primo settembre, ventun incontri su un totale di ventiquattro. Fu la prima partita di scacchi trasmessa in tv. Il ricordo è in bianco e nero, silenzio e lentezza, attese interminabili, ancor più degli interrogatori che conduceva in quegli stessi anni il Maigret di Gino Cervi in onda sul canale nazionale della Rai. Ritmi, tempi lunghi che il mondo di oggi non tollera più. «Aspettare» è un verbo ormai rimosso dal vocabolario. Michele Brambilla. QN.
Nei primi anni Sessanta, quando in Unione Sovietica la destalinizzazione del 1956 ormai era ormai consolidata, il ministro degli Esteri austriaco e futuro cancelliere Bruno Kreisky si trovava in visita ufficiale a Mosca. Gli fecero vedere la grande biblioteca pubblica intitolata a Lenin. Kreisky, socialdemocratico ironico e impregnato di sano scetticismo ebraico, volle sapere se la biblioteca conteneva anche libri “proibiti”. «Chieda il libro che vuole», rispose indispettito il funzionario sovietico. Kreisky non ci pensò su e chiese di vedere “Buio a mezzogiorno” di Arthur Koestler. In pochi minuti gliene portarono una copia consunta, logorata dai molti utenti (certo privilegiati, sicuramente “apparatchiki”, burocrati del Partito) che con ogni evidenza in passato l’avevano letta e riletta fino a consumarla. Se esiste una misura del successo letterario, forse è questa: scrivere un romanzo politico che è un feroce atto d’accusa dei processi-farsa e delle purghe staliniane, e finire per essere compulsato avidamente (per quanto nelle segrete stanze del potere sovietico) proprio dai guardiani di quel regime. Maurizio Pilotti. Libertà.
E, se non fosse stato così strambo, Diego Maradona non sarebbe mai diventato el Pibe de oro. Proprio il calcio ha permesso all’uomo Maradona di giocare e nello stesso tempo di restare bambino. Quei dribbling incredibili partivano dal cuore del monello, perché el Pibe era un genio infantile, consegnato ad una maturità che intimamente respingeva. Tommaso Strombi. QN.
L’antipatia corrisposta è una forma depravata di comunione. Roberto Gervaso, scrittore.