Il Messaggero, 27 novembre 2021
I 150 anni della prima seduta a Montecitorio
«L’opera a cui consacrammo la nostra vita è compiuta. Dopo lunghe prove di espiazione l’Italia è restituita a sé stessa e a Roma». Le parole del re Vittorio Emanuele II vennero proclamate a Palazzo Montecitorio il 27 novembre del 1871, ai senatori e deputati riuniti in quella che fu la prima seduta della Camera. Roma era Capitale d’Italia e inaugurava solennemente i lavori parlamentari. Palazzo Montecitorio scriveva un nuovo capitolo della sua vita secolare. Era stato scelto nove mesi prima dalla Commissione governativa per via della forma semicircolare del cortile interno, che avrebbe potuto accogliere perfettamente la nuova monumentale Aula con la cavea delle tribune a gradinate. D’altronde, quell’edificio a corte incastonato nel Campo Marzio, l’aveva concepito nel Seicento Gian Lorenzo Bernini, maestro del Barocco romano, che aveva ideato anche la dinamica facciata concava per assecondare la pendenza del terreno. Oggi alle 11, in diretta Rai e webtv, una cerimonia celebrerà proprio i 150 anni dalla prima seduta con la partecipazione del presidente Sergio Mattarella, e dei presidenti della Camera Roberto Fico e del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’Aula, certo, diventa una storia nelle dieci cento mille storie di Palazzo Montecitorio, che oggi viene anche aperto al grande pubblico su prenotazione.
ECLETTICO
L’inaugurazione, nel 1871, sotto l’estro eclettico dell’ingegnere del Genio Civile Paolo Comotto. Tanto sontuosa quanto fragile, tanto solenne quanto problematica sul fronte delle temperature. Fredda d’inverno, infernale d’estate (era il 6 luglio del 1893 quando la stampa parlamentare fece il dono del ventaglio al Presidente della Camera, oggi divenuta cerimonia tradizionale). Resterà in funzione fino al 1899, sostituita da un’Aula provvisoria effimera (nella piazzetta della Missione) fino al debutto nel 1918 di quella attuale, firmata dall’architetto siciliano Ernesto Basile. Un nome, una svolta. Palazzo Montecitorio, infatti, simbolo della città di Roma, vanta una doppia anima architettonica. Un cuore Barocco, figlio della committenza di papa Innocenzo X che ne voleva fare la sede della Curia apostolica, e una muscolatura Liberty, modernista, novecentesca, griffata Basile. L’Aula, dove nascono le proposte di legge, sfoggia inventiva e raffinatezza decorativa, con il fregio pittorico di Sartorio, il velario in vetro e ferro battuto, i rivestimenti in legno di rovere. Tra i luoghi iconici, poi, il Transatlantico, l’elegante salone rettangolare impreziosito da arredi che ricordano i transatlantici d’inizio secolo, o la Sala della Regina rivestita di arazzi, con finestra segreta sull’Aula. Curiosando, nel Corridoio dei Busti si incontrano Mazzini, Garibaldi e Cavour, nella Galleria dei Presidenti spicca il monumentale plastico ligneo di Roma. La Sala della Lupa conserva la particolare targa in memoria dei Deputati Aventiniani (dal colle Aventino) che nell’estate del 1924 protestarono contro la violenza fascista e il delitto Matteotti. Tante le opere d’arte che puntellano le pareti. La sala Aldo Moro conserva la misteriosa seconda Gioconda di Leonardo (una storia a sé degna di un romanzo di Dan Brown), il ritratto di Napoleone Bonaparte, uno dei rari in cui avrebbe posato, il murale di Gino Severini riscoperto per caso durante lavori di sistemazione alla Camera. Senza dimenticare lo spettacolo vintage della Posta pneumatica, il primo sistema di comunicazione veloce all’interno della Camera, utilizzata per trasferire le bozze dattiloscritte delle commissioni alla tipografia.
LA MINERVA
Fuori Montecitorio, il viaggio tra i tesori della Camera dei Deputati continua al complesso monumentale della Minerva, l’Insula Sapientiae, tra piazza San Macuto e del Seminario. Qui si scopre la Biblioteca della Camera in un percorso che riserva fior di suggestioni. Nel 2019 è stata intitolata a Nilde Iotti, figura chiave: volle la riscoperta di questi ambienti e l’accessibilità al pubblico di tutto il patrimonio librario e archivistico. I commessi in servizio, qui, aprono porte segrete e raccontano storie come fosse una missione. La storia qui affonda le radici nell’epopea imperiale, dai templi dedicati alle divinità egizie Iside e Serapide alla Minerva romana che dà il nome a questa cittadella. E attraversa la parabola dell’ordine domenicano che qui si insediò dal 1280. Tra la sala del refettorio, il chiostro della Cisterna, le Sale dell’Inquisizione, si scoprono luoghi fortemente legati a Roma: la casetta medievale di Santa Caterina da Siena e le sale dove Galileo Galilei attese la lettura della sentenza del Tribunale e abiurò. Ultima tappa, in questa triangolazione di meraviglie, il complesso di Vicolo Valdina, cuore medievale del convento di suore benedettine dove aleggia lo spettro di Romolo, il primo re di Roma, che qui, sulle antiche tracce del Campo Marzio, sarebbe stato ucciso e smembrato dai congiurati.