il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2021
Segreti, manie, amici e sfuriate di Franco Battiato
Presentiamo alcuni estratti dal libro L’alba dentro l’imbrunire. Una storia illustrata di Franco Battiato, a cura di Francesco Messina e Stefano Senardi (Rizzoli Lizard). Sedici capitoli sulla sua musica e sui temi che gli erano cari: il cinema, il teatro, i libri, i viaggi, la sua inesausta ricerca spirituale, attraverso la sua stessa voce e quella di chi ne ha condiviso il cammino.
Eravamo tutti squattrinati, ricordo un amico chitarrista che doveva pagare l’affitto il giorno dopo e non aveva un soldo. Franco ha preso centomila lire di allora e gliele ha date così, davanti a me. (Roberto Cacciapaglia)
I rituali a casa Battiato di Milo sono sempre gli stessi, scanditi da orari precisi. Quando c’erano molti ospiti Franco, all’una in punto, suonava la campana della piccola chiesa annessa alla casa. Adunata generale a tavola per il pranzo sempre alla stessa ora. Poi riposino. Lui ogni giorno nel tardo pomeriggio si ritira per l’ora della meditazione e nessuno lo può disturbare. (Grazia Coccia)
Come scrittori si può essere Testimoni di sé stessi o Testimoni della Collettività. Franco lo è di entrambi. (Gesualdo Bufalino)
Meglio non farlo arrabbiare! Detestava le perdite di tempo. Per certi versi era persino intransigente e per contro altre volte era quasi incapace di dire di no. (Alice)
L’affetto, per me, è il sentimento che di più si avvicina alla verità, pur nella sua apparente parzialità. I difetti appartengono alle personalità, e scompaiono appena finiscono i suoi fenomeni, o non appena si oltrepassano i limiti della materia. (FB)
Durante l’estate era un viavai di visitatori, dal vicino di casa Lucio Dalla ai musicisti di passaggio, a fanciulle locali accompagnate dai genitori che portavano in dono succulenti vassoi di cannoli e paste di mandorle. Pretendenti alla mano del famoso “cantante” ancora scapolo d’oro… Ridevamo di cuore… anche perché Franco non aveva alcuna intenzione di sposarsi. (Grazia Coccia)
Altro genere di vertigine, invece, colse Franco a New York quando ci trovammo in cima alle Torri Gemelle… a quel punto lui disse: “Basta con queste altezze! Stiamo coi piedi per terra”. (Juri Camisasca)
Non posso dire di aver mai sentito o visto Franco emozionato prima di salire sul palco, lui sapeva perfettamente cosa voleva trasmettere e lo faceva coscientemente e oggettivamente sempre, cantando con un sentimento puro che generava lo stesso in chi l’ascoltava con una precisione nell’intonazione direi assoluta. (Alice)
Voglio vendere ma non svendermi. (FB)
Non lo vedevo da un po’ quando un giorno lo incontrai per caso in centro, a Milano. “Che stai facendo?”. “Ho appena finito un album di musica classica per poveri”. (L’era del cinghiale bianco, ndr – Riccardo Bertoncelli)
Amava il mare di ottobre. Raccontava barzellette. Odiava il jazz. (Marco Mangiarotti)
L’ombra della luce. A proposito di quest’ultima più volte lui stesso ha raccontato del piccolo gazebo che aveva fatto costruire nel suo giardino, dove andava spesso a meditare. Ci teneva una sedia e un harmonium e capitò che, un po’ alla volta giorno dopo giorno, gli era “arrivata” la canzone, musica e testo insieme, solo mettendosi in un certo stato d’animo. “Cose che capitano raramente” si affrettò ad aggiungere.
Mangio e vivo da solo anche se fortunatamente sono contornato da persone che mi accudiscono; e questo è una fortuna. Però mangio da solo, ed è una cosa che mi piace proprio. (FB)
Franco in un’intervista affermò che per una questione di principio sarebbe stato disposto a mandare a gambe all’aria tutta la sua carriera. (Mino Di Martino)
C’è stato anche un periodo in cui lo accompagnavo alle mostre o a qualche asta, soprattutto di quadri e tappeti antichi… era così affascinato dall’arte del tappeto che a un certo punto si era persino iscritto ad un corso specifico che si teneva fuori Milano. (Alice)
Ho vissuto anni stupendi dentro una stanza. Si sta molto bene quando si approfondisce qualcosa, quando si scava. (FB)
Per lui erano importanti solo due cose: prima di tutto, l’arte musicale. Non gli interessava particolarmente la popolarità e questa sua onestà traspariva in modo netto nel suo lavoro. In secondo luogo, amava l’ora di pranzo. Verso le 12.30/13.00 iniziava a diventare irrequieto e a cercare un buon posto dove mangiare. (Gavin Harrison)
Una notte, ero sicuro di morire (più del solito). Giunto al massimo mi lasciai andare, accettando tranquillamente l’idea della morte, quando all’improvviso cominciai a sentire un’energia inequivocabile che, partendo dalla testa, si stabilizzò presto in tutto il corpo, portandomi una serenità e una gioia che non immaginavo neanche potessero esistere. (FB)
A una certa ora del pomeriggio mi diceva regolarmente: “Andiamo a fare un giro nel parco, così vediamo il tramonto”. Così aspettava l’imbrunire, l’ora più bella come la definiva e in cui ha poi sempre amato ritirarsi. Si immergeva in un raccoglimento silenzioso e meditativo. (Alice)
Politicamente? Sono un proletario dello spirito. (FB)