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 2021  novembre 27 Sabato calendario

Chen Man, la fotografa oscurata da Xi

La Cina alza il livello della censura e la rende molto meno identificabile, non ha neanche bisogno di far sparire l’ultima donna che esce dai canoni di popolarità tollerati perché basta organizzare una campagna contro di lei per cancellare il suo lavoro. Con tanto di scuse.
Chen Man è una fotografa che da dieci anni almeno collabora con le riviste più importanti del mondo, copertine di moda che non si fermano mai alla bellezza o all’eleganza. È diventata famosa come l’artista che riesce a coniugare la tradizione cinese con la sua controversa modernità e all’improvviso le sue modelle diventano il prototipo del razzismo contro gli asiatici. Lei si trasforma in una vanitosa carrierista traviata dall’Occidente, disposta a consegnare in pasto al pubblico un’immagine da macchietta dell’Oriente: occhi piccoli e allungati, capelli fini, naso pronunciato. Sarà, ma più si guardano i ritratti datati 2012 e più si vedono donne fiere, le osservi e te le figuri indipendenti e realizzate. Non più. Un post dopo l’altro, un titolo dopo l’altro, un notiziario dopo l’altro sono diventate il simbolo del disprezzo. Agghindate ad arte per essere compiacenti, per assecondare la discriminazione.
L’ondata di sdegno è cresciuta con una mostra a Shanghai dove tante delle foto esposte sono legate al marchio Dior, trascinato pure lui nello scandalo plastificato: un colosso a disagio in una diatriba sempre più ingestibile. Dior firma la campagna pubblicitaria legata allo scatto ormai bersagliato dal disgusto di rete: la ragazza con la borsa, un giorno forse sarà famosa quanto quella con l’orecchino di perla perché non racconta solo un’epoca. Le prende tutte. La vedete in questa pagina e lei non vi fissa, ha gli occhi scurissimi accentuati da un trucco geometrico, le lentiggini, una pettinatura antica. Alza la borsa come fosse uno scudo, in una posa che adesso, secondo i detrattori, è un accenno di inchino. Una bambola sottomessa, almeno nel giudizio del popolo. Quello che non ha nome né faccia, è una moltitudine senza identità con un voce stranamente univoca, il cartonato delle masse cinesi che il governo di Xi Jinping sventola con sistemi raffinatissimi. Lo schema è subdolo: ci accusate di non essere trasparenti e noi ascoltiamo chi protesta, ci dite che non rispettiamo le donne e noi diamo peso alle tante che si sentono offese, parlate di #Metoo come se non lo considerassimo e noi al contrario ne siamo colpiti. E nelle settimane in cui arrivano accuse, minacce di boicottaggio, indignazione internazionale per il caso Peng Shuai, si difende l’onore di tutto l’universo femminile asiatico. In Cina hanno rievocato l’incidente diplomatico con Dolce & Gabbana, coperti di critiche per il video in cui delle attrici mangiavano pizza e cannoli con le bacchette. Non è proprio la stessa situazione, lì il rigetto, giustificato o meno, era stato immediato, qui si parla di foto che hanno girato serenamente per anni e sono pure state orgoglio del Paese.
Chen Man ha retto per un po’ il bombardamento mediatico, ha finto di non leggere gli insulti e pure di non rendersi conto che tanto sdegno collettivo doveva avere una regia e alla fine ha ceduto. Ha scritto su Weibo, il social cinese che ormai conosciamo: «Sono stata immatura e ignorante. Tornerò a studiare il mio popolo che merita più attenzione e rispetto. Mi pento di essere stata tanto superficiale. Spero che mi perdoniate per il fastidio che ho causato». Dior, più asettico, ha seguito a ruota: «Non vogliamo urtare la suscettibilità cinese». La ragazza con la valigia è stata rimossa: esempio di una bellezza atipica che sa mescolare passato e presente nel 2012 e abbietto cliché culturale nel 2021.
Certe foto incriminate risalgono al 2008, appartengono alla serie «Young pioneers», giovani pioniere, sono state pubblicate e applaudite nell’anno in cui Pechino aspettava la sua prima Olimpiade e voleva aprirsi al mondo. Oggi la giovane che volteggia disinvolta sulla Diga delle tre gole è considerata pedopornografia. Pechino sta per ospitare altri Giochi, sono quelli invernali e fa un gran freddo. Si chiude ogni spiraglio.