La Stampa, 27 novembre 2021
Consigli alle imprenditrici da Chiara Ferragni
L’ultima trasformazione di Chiara Ferragni, blogger fashionista con The Blonde Salad, poi influencer, brand ambassador, stilista, digital businesswoman, è in chiave femminista. Si è fatta fotografare con un cartello che riporta la bassa percentuale mondiale di imprenditrici (35%), ed è seria, non come nella famosa sfilata-corteo di Chanel con le modelle femministe, in testa Gisele Bündchen. Con Pantene, brand al quale è legata da anni, e lo slogan Forti insieme ha partecipato alla selezione di 10 start up al femminile, sino alla vincitrice (Unobravo, algoritmo che trova psicologi su misura) premiata con un assegno da 75mila euro. «Sono arrivate 1600 application, difficile scegliere - spiega Valeria Consorte, vice presidente Beauty Care P&G Italia, - abbiamo scoperto, idee, sensibilità, vocazioni». «È stato un gesto concreto - dice Ferragni, in tubino di velluto nero monospalla scintillante di cristalli, by Chiara Ferragni collection -, le start up al femminile fanno fatica a ricevere finanziamenti, appena il 2% ci riesce».
Come mai tante ragazze hanno voglia di impresa se è così difficile?
«Hanno un’idea e vogliono mettersi alla prova. Sanno usare i social. Alcune start-up sono già visibili nel digitale. Io per esempio seguivo Factanza, una media company che porta l’informazione sui social e ripostavo spesso i loro contenuti. DonnexStrada è una diretta Instagram per tenere compagnia alle ragazze che escono da sole la sera. Unobravo è un sistema innovativo di assistenza psicologica. Hanno un punto di vista, come possiamo averlo solo noi donne, capaci di andare incontro anche a una fragilità sociale femminile».
Basta una buona intuizione per avere successo?
«Per avere successo bisogna aver pazienza e lavorare duramente. Sono stata la prima a credere nel potere dei social. E sono stata fortunata, ho intercettato un mutamento importante. Non ho una "ricetta". Posso dire che mi sono imposta di non stare ferma, di cambiare sempre. Ogni anno faccio qualcosa mai fatto prima».
Il suo è un lavoro vero? C’è chi pensa di no.
«Può sembrare. Non ho un orario d’ufficio (e certo, mi occupo di cose belle, interessanti) ma è impegnativo, credetemi, e richiede tantissima energia. Il vantaggio è che decido i miei ritmi. Se ho bisogno di una settimana, per me, la famiglia, i figli, non devo chiedere permesso. Sono padrona del mio tempo. Sono il boss di me stessa!».
Non tutte possono, specialmente quando decidono di avere figli…
«Ogni donna, quando sta per avere i bambini si chiede se la maternità interferirà e influenzerà il suo modo di lavorare. Se avrà uno stop nella carriera. È un timore che hanno tutte. Un padre non si fa mai, salvo rare eccezioni, questa domanda. Se vuoi avere anche altro, oltre il lavoro, sei costretta a pensarci bene. Servono leggi che tutelino di più le donne, in qualsiasi ambito, perché non debbano chiedersi se, da madri, avranno problemi, se dovranno rinunciare a qualcosa di importante».
Quanto pesa la paura del fallimento?
«Il rischio c’è sempre. Bisogna considerare la possibilità di fallire e non averne paura. Se tenti più progetti, sai che alcuni funzioneranno e altri no. Lo metto in conto anch’io. In alcune cose sono bravissima, in altre ok, ma meno. Ci sono stati dei mini-fallimenti ma non era la fine del mondo. Da quello che succede, impariamo e ripartiamo».
Ha avuto problemi, è stata discriminata?
«Non essendo mai stata assunta, l’impatto con le discriminazioni è stato minimo. Ma, specialmente all’inizio, da giovanissima, nessuno mi prendeva sul serio. Ricadevo nello stereotipo della ragazza carina (poi, la bellezza ti dà anche dei vantaggi), era difficile farmi ascoltare, ma ho deciso che avevo delle cose da dire e le avrei dette. Ho insistito quando gli altri profetizzavano: questa sparisce tra sei mesi».
Lo slogan Forti insieme che cosa significa?
«Che parte del successo, anche mio, è nel team. Persone che la pensano come me, delle quali mi fido, sia sul lavoro che umanamente. Non smetterò mai di dirlo: bisogna fare squadra, fare rete, allearci. Noi donne siamo cresciute nel segno della competizione, l’una contro l’altra, e questo ci indebolisce. Dobbiamo scardinare i meccanismi mentali. Non è facile, ma proviamoci. Abbiamo parecchi traguardi da raggiungere: pari opportunità, equal pay, crescita sociale».
Ha due bellissimi bambini, Leone e Vittoria. Che cosa vorrebbe per loro?
«Un mondo inclusivo, in cui ci sia apertura mentale verso chiunque, senza gender gap, senza pregiudizi per le inclinazioni, per le disabilità. I miei figli crescono in una società che sta già cambiando, a cominciare dall’educazione in famiglia. Immagino un futuro dove le donne, forti insieme, saranno invincibili».