Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 27 Sabato calendario

Il pentimento di Walter Schiavone, il figlio di Sandokan

C’erano una volta i Casalesi. L’ex impero del male continua lentamente a sgretolarsi: ieri Walter Schiavone, figlio del celeberrimo Francesco “Sandokan” Schiavone, ha confermato che sta collaborando con i magistrati. Si è pentito pure lui, come avevano già fatto il fratello Nicola (il primogenito), lo zio Carmine Schiavone (che rivelò l’affaire rifiuti tossici), i superboss Antonio Iovine e Domenico Bidognetti, e tanti altri. Dopo i durissimi colpi inferti dallo Stato, dunque, a smantellare ciò che resta (non poco) del grande cartello mafioso campano ci stanno pensando pentiti e collaboratori di giustizia. Il rampollo del capo dei capi sarebbe già stato sentito almeno due volte dalla Direzione distrettuale antimafia e la Gomorra casertana rischia un nuovo tsunami.
Il giovane era stato a lungo tenuto ai margini del clan per via di una certa “inaffidabilità”, quasi fosse condizionato dalla storia del suo nome: era stato chiamato Walter in omaggio allo zio paterno, il ras che si fece erigere una lussuosa quanto pacchiana villa ispirata alla dimora del gangster Tony Montana, ovvero Al Pacino nel film “Scarface”. L’arresto dei quattro fratelli però, l’aveva portato al comando della cosca, sino al 2017, quando dal trono di Casal di Principe era passato alla scomoda cella di un carcere perché i carabinieri l’avevano beccato con le mani nella mozzarella. Ispirato da quanto già fatto in tutti quei settori fortemente inquinati dalla camorra, l’ultimo degli Schiavone in libertà si era lanciato nel business agroalimentare “condizionando” l’intera filiera: produzione, distribuzione, vendita. Così, in centinaia di negozi e market – specie nel Casertano e nella Penisola sorrentina – gli amanti dei latticini avevano assistito a un drastico assottigliarsi dell’offerta: sugli scaffali i prodotti di poche marche, sempre le stesse. Ma ai militari non fu difficile scoprire sia i prestanome delle società sia le prove dei reati, tra cui concorrenza illecita, estorsione e associazione camorristica. In quell’occasione la Coldiretti chiarì che il settore agroalimentare (dai caseifici ai negozi sino ai ristoranti) in Italia porta nelle casse delle mafie quasi 25 miliardi di euro. E rinnovò l’allarme: «Le mafie non solo si appropriano di vasti comparti e dei relativi guadagni, distruggendo la concorrenza e il libero mercato soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono la qualità e la sicurezza, con l’effetto indiretto di danneggiare l’immagine dei prodotti italiani e del marchio Made in Italy».
Il pentimento di Walter Schiavone – che come sempre in questi casi dovrà passare il vaglio delle verifiche e dei controlli – è destinato a indebolire ancor di più il già minato regno dei Casalesi e a far luce su storie mai chiarite. Una scelta che sicuramente non sarà apprezzata dall’irriducibile “Sandokan” (detenuto al 41bis), che si è già pronunciato contro i collaboratori parlando di «suggeritori» e rinfacciando al suo ex braccio destro (Iovine) di «non aver raccontato tutto», specie «sui milioni guadagnati grazie a politici e imprenditori».