Corriere della Sera, 27 novembre 2021
Indagati Agnelli, Nedved e Paratici
Plusvalenze e movimenti di mercato degli ultimi tre anni juventini sono diventati ipotesi di accusa della Procura di Torino, che ieri sera ha mandato la guardia di finanza a perquisire la sede del club, a pochi passi dall’Allianz Stadium, dove stasera è in programma la sfida con l’Atalanta: per false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti sono indagati il presidente Andrea Agnelli, il vice, Pavel Nedved, l’ex direttore sportivo Fabio Paratici (ora al Tottenham), e altri tre dirigenti ed ex dirigenti bianconeri dell’area finanza. In base alla legge sulla responsabilità delle società, contestazioni sono mosse anche al club. L’inchiesta – denominata «Prisma» e avviata nel maggio scorso, anche con attività di intercettazioni – è coordinata dai pubblici ministeri del Gruppo economia Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dall’aggiunto Marco Gianoglio. Erano già noti invece gli accertamenti avviati dalla Consob e dalla Covisoc. Tutte attività di indagine che hanno appunto ad oggetto i «proventi da gestione diritti calciatori». Secondo le prime risultanze investigative, si parla di oltre 50 milioni di euro per le prime due stagioni sotto l’occhio delle Fiamme gialle.
Si tratta di una materia complessa e complicata, sulla quale già altre volte la magistratura ordinaria si è imbattuta, scontrandosi poi con la difficoltà di stabilire – con perizie – un valore assoluto ai singoli giocatori, oggetto invece di diverse valutazioni da parte dei singoli club. E, quindi, di plusvalenze. Quelle che, nell’ipotesi di accusa dei pm torinesi, potrebbero aver configurato reati. Per questo i magistrati hanno appunto mandato i militari nella sede della Continassa e in alcuni uffici milanesi del club, per acquisire una notevole mole di documenti. Operazioni effettuate una volta chiuse le contrattazioni di piazza Affari, dove la società bianconera – difesa dall’avvocato Davide Sangiorgio – è quotata nell’ambito del mercato Euronext Milan. Dell’attività della Procura è stata data comunicazione alla stessa Consob e alla Procura della Federcalcio.
In particolare, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino sono stati incaricati di reperire documentazione ed altri elementi relativi ai bilanci approvati negli anni dal 2019 al 2021: con riferimento sia alle compravendite di diritti alle prestazioni sportive dei giocatori, sia alla regolare formazione dei bilanci. Al vaglio degli investigatori – ha spiegato una nota della Procura in tarda serata – vi sono diverse operazioni di trasferimento di giocatori professionisti e le prestazioni rese da alcuni agenti coinvolti nelle relative intermediazioni. Sul rischio di eventuali sanzioni – da parte di Consob e Covisoc – per le plusvalenze, il club aveva parlato nei documenti relativi all’aumento di capitale da 400 milioni di euro: il verificarsi degli eventi oggetto di tale rischio, «potrebbe avere un impatto negativo rilevante sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del Gruppo». (27/11/2021)
***
A un certo punto, lo squilibrio economico e finanziario aveva portato gli stessi manager bianconeri a un paragone che rendeva l’idea della situazione: la Juve è come «una macchina ingolfata». Non è solo questione di valutazioni (di giocatori), ma anche di intercettazioni (da luglio fino a pochi giorni fa) l’inchiesta della Procura di Torino e della guardia di finanza che ha messo sotto accusa i conti, e i vertici, della società. Per l’accusa, dagli accertamenti si è «avuta espressa conferma in merito alla “gestione malsana delle plusvalenze”, talvolta utilizzate quale autentico strumento “salva bilanci”, cioè in modo distorto». Un sistema noto a tanti: «Per quanto emerso dalle attività di ascolto, i vertici del cda, in primis il presidente Andrea Agnelli, appaiono, di fatto, ben consapevoli della condotta» e «delle conseguenze estremamente negative sotto il profilo finanziario». Che, si sente in un’intercettazione, «non era solo per il Covid, lo sappiamo bene!». Ieri Agnelli ha parlato alla squadra, come raccontato da Allegri dopo il ko con l’Atlanta: «Ha fatto un bellissimo discorso, l’ambiente è sereno e tranquillo. La società penserà a tutto». A partire da una nota, a tarda sera: «Juventus sta collaborando con gli inquirenti e con la Consob e confida di chiarire ogni aspetto, ritenendo di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità ai principi contabili e in linea con la prassi internazionale della football industry e le condizioni di mercato».
Resta il quadro tratteggiato dai pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dall’aggiunto Marco Gianoglio nelle 12 pagine del decreto di perquisizione che, venerdì sera, ha fatto scattare il blitz delle Fiamme gialle: al quartier generale del club, nel training center di Vinovo e negli uffici milanesi. Con contestuale avviso di garanzia ad Agnelli, al vice presidente Pavel Nedved e all’ex capo dell’area tecnica Fabio Paratici (ora al Tottenham), oltre a un dirigente (e due ex) del settore finanza. Ipotesi di reato: false comunicazioni sociali ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Era «il meccanismo delle plusvalenze» — secondo le indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza — il «correttivo dei rischi assunti in tema di investimenti e dei costi connessi ad acquisti e stipendi “scriteriati”». Per un motivo che, qua e là, spunta dalla telefonate: proprio gli investimenti oltre le previsioni del budget e gli «ammortamenti e tutta la m. che sta sotto che non si può dire». I conti sono presto fatti dai pm, sulla base delle operazioni analizzate dai militari: nei tre anni contabili oggetto di indagine, ci sono state «plusvalenze per 322.707.000 euro», di cui oltre 282 milioni da operazioni con «profili di anomalia». Attività che, sempre secondo gli investigatori, sono state di «assoluto rilievo» per i bilanci, limitando il rosso dei libri contabili. Mentre si registrava «la costante crescita di siffatta voce (le plusvalenze, ndr), ad eccezione dell’ultimo esercizio, in via del tutto proporzionale all’aumento delle perdite e degli ammortamenti». Le attività di mercato sospette — secondo la Procura — vanno dalle «cessioni di giovani calciatori» con «corrispettivi rilevanti e fuori range» alla «scrittura privata» sulle retribuzioni arretrate di Cristiano Ronaldo. «La carta famosa che non deve esistere tecnicamente», si sente in un’intercettazione.
Un meccanismo che gli investigatori identificano come «gestione Paratici», l’uomo «al vertice dell’area sportiva fino al giugno 2021», ma appunto ben noto ai massimi livelli della Juve. Come confermava un manager, in un’intercettazione: «Hanno chiesto di fa’ plusvalenze». E ancora: «Che almeno Fabio, dovevi fa’ plusvalenze e facevi plusvalenze». E ieri mattina, per oltre nove ore (verbale secretato), i pm hanno sentito come testimone Federico Cherubini, dal 2012 braccio destro dell’ex ds e ora al suo posto. Seguiranno altre audizioni, pure perché il materiale è vasto: dagli affari con altri club ai compensi e agli incarichi di alcuni procuratori. (28/11/2021)