Corriere della Sera, 27 novembre 2021
A proposito del nuovo album di Fedez
Il primo aspetto curioso è che forse mai come in «Disumano» Fedez si è mostrato tanto umano. Lo è nel disco, assolutamente autobiografico, ma lo è stato anche per come ha scelto di presentarlo: una diretta Instagram da casa sua, avviata a mezzanotte e mezzo (il disco usciva all’una), con al suo fianco la moglie Chiara Ferragni e un piccolo gruppo di amici. Un piano sequenza di oltre mezz’ora sulla sua vita in cui il cantante è apparso umano, anzi, umanissimo.
Nessuna traccia dell’imponente influencer in grado di dettare l’agenda di ciò di cui si parla (o si twitta) e spostare le opinioni, ma spazio invece a un 32enne decisamente emozionato e anche un po’ spaventato (confessione sua) nel momento in cui il suo lavoro degli ultimi due anni stava per vedere la luce.
«Sono un po’ brillo», ripeteva quasi a schermirsi, con un bicchiere di vino in mano, durante quegli attimi di attesa che trasudavano una tensione sincera, senza filtri. Un’immagine lontana anche dal battage super mediatico che ha preceduto l’uscita del disco, scattata dopo l’acquisto di un dominio fedezelezioni2023.it che ha subito fatto pensare a una sua discesa in campo. «Non entrerò in politica, né oggi, né domani, né mai», ha detto ieri invece Fedez, spiegando che dietro tutta questa trovata non c’era «chissà quale team creativo», ma solo una sua intuizione. «Anche l’idea dei manifesti, della campagna elettorale, è stata una cosa mia. Ma adesso smetto eh». Adesso basta pseudo politica, insomma, spazio alla musica. In cui però la politica torna, eccome.
Nel disco c’è l’attacco a Renzi, annunciato. Nel brano «Un giorno in pretura» (Vauro ha realizzato il video), Fedez parlando di lui dice che «si è preso ottanta petroldollari sauditi... Un ex premier che fa i complimenti sotto dettatura a una dittatura che cattura e taglia la testa ai gay perché contronatura... Anche se Renzi non lo vuole ammettere, i sauditi non amano mettere ai giornalisti il bavaglio. Li mettono direttamente nel bagaglio a mano».
Estendendo poi la critica a tutta la categoria: «D’altra parte sappiamo che i capi di stato sono un poco ingenui. Di fatti non hanno dubbi sulle cause ufficiali di morte di Giulio Regeni». Nella stessa canzone risponde, con una manciata di rime, anche alla valanga di critiche che gli sono arrivate per essere un volto di Amazon: «Amazon, quanto m’hanno rotto il c-Amazon. Voi lo arricchite sto Amazon, io mi faccio arricchire da Amazon. La Meloni che grida: “Allo scandalo, boicottate la mafia di Amazon, e comprate il mio libro “Io sono Giorgia”... Oddio ma è primo su Amazon!”».
Poi bordate contro la Lega: «Ieri volevo informarmi su tutte le nuove proposte fatte dalla Lega: se ti dà un pugno sei legittimato a sparare nel petto della tua collega. E pensare che l’eutanasia in Italia sembrava una cosa utopistica, ma quando per morire ti basta dare un pugno in faccia ad un assessore leghista».
In «La cassa spinge 2021» c’è invece un riferimento al Codacons e agli infiniti contenziosi che ci sono stati nel corso degli anni («Sono veramente euforico, non mi ha ancora querelato il Codacons») mentre in «Stupido stupido» in un passaggio canta la fine della sua collaborazione con J-Ax, evocando l’Ultima cena: «Siamo davvero convinti che fossero amici, come ai tempi di J-Ax». In «Disumano» c’è dunque moltissima critica della società, ma anche tanto racconto della vita di Fedez, della sua famiglia (compreso un brano per la figlia di pochi mesi, Vittoria), di quello in cui crede e quello che disapprova. In «Fede e Speranza» il cinismo lascia spazio all’idealismo che, nel suo caso, sembra essere basato su valori come l’impegno e la costanza: «Se non lotti per quello a cui tieni, non l’ottieni. Non si lasciano impronte indelebili, camminando in punta di piedi».
Uno sguardo poco indulgente anche quando è rivolto su sé stesso, dal momento che una canzone (le tracce in tutto sono venti) si intitola, senza girarci attorno, «Mi sto sul cazzo». Nel brano, oltre ad ammettere di dormire «una media di tre ore a notte», dice: «Cosa rimane? Dei tatuaggi che non fanno male. Non mi riguardo, mi sto già sul cazzo. Amo ‘sta vita anche se è quella di un altro, che nove su dieci abbiamo problemi, che dieci su nove non siamo sinceri. Un selfie allo specchio e mi sto già sul cazzo, però c’ho due figli così non mi ammazzo». È la canzone che chiude l’album.