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 2021  novembre 27 Sabato calendario

Matteo Renzi parla di Quirinale e di inchiesta Open

Matteo Renzi, che pensa del Trattato del Quirinale? 
«Sono entusiasta. Macron e Draghi, con la regia di Mattarella, hanno segnato un passo straordinario per noi e per l’Europa». 
Non è troppo filo francese? 
«Non condivido. Chi oggi critica finirà come Di Maio che ieri era il più imbarazzato. Il grillino infatti era accanto a Mattarella di cui aveva chiesto la messa in stato d’accusa, a Draghi contro il quale voleva uscire dall’euro e Macron che aveva insultato al fianco dei Gilet gialli. La foto simboleggia la fine dei Cinquestelle. Era dai tempi di san Paolo a Damasco che non assistevamo a conversioni così spettacolari». 
Il Patto rafforza l’Italia? 
«L’Italia è da oggi protagonista più forte nel rapporto coi vicini e nella costruzione del progetto europeo. Si parla di transizione ambientale, di transizione digitale ma non dimentichiamoci che c’è una transizione politica impressionante in corso. E l’Europa rischia di essere solo spettatrice della partita tra Stati Uniti e Cina. Per questo se Italia e Francia lavorano su una collaborazione più stretta è un bene per tutti. E poi la prossima partita decisiva per noi è la verifica sul Patto di stabilità. Dopo la pandemia non possiamo tornare alla situazione di prima. Se c’è un asse franco-italiano sarà più facile piegare le resistenze dei Paesi nord europei». 
Macron e Draghi saranno uniti sulla riforma del Patto di stabilità? 
«Lo spero: sarebbe il modo più intelligente per iniziare il cammino del Trattato del Quirinale. Francia e Italia hanno molte diversità ma anche strategici interessi comuni. Il primo è proprio la riforma del Patto di stabilità. Macron e Draghi – insieme – faranno la differenza». 
Non vuole Draghi al Quirinale perché teme il voto? 
«Ripeto ciò che ho sempre detto: Draghi sarebbe uno straordinario presidente della Repubblica. Per sette anni darebbe solidità alle istituzioni in continuità con Ciampi, Napolitano, Mattarella. E tuttavia Draghi farebbe molto bene anche da Palazzo Chigi in un momento nel quale bisogna spendere bene i soldi del Pnrr. Nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, da tempo dico che bisogna mettere in conto le elezioni nel 2022. L’ho detto anche alla Leopolda. Noi preferiremmo votare a scadenza naturale nel 2023. Ma gli interessi dei leader dei partiti principali, da Salvini a Meloni, da Letta a Conte sono diversi: tutti, per motivi diversi, vogliono votare. Anche e soprattutto quelli che non lo dicono». 
Letta dice che se Italia viva vota con il centrodestra è fuori dal centrosinistra. 
«Al segretario del Pd sfuggono due considerazioni. La prima è che al Quirinale è giusto votare un candidato tutti insieme, dalla Meloni ai grillini, da Salvini ai dem. Questo perché il presidente è l’arbitro, non un giocatore. Votare insieme al centrodestra, poi, in questo passaggio è un dovere istituzionale e algebrico visto che stavolta hanno i numeri dalla loro parte. Quindi Iv voterà col centrodestra e col centrosinistra un presidente europeista e anche il Pd voterà col centrodestra. E non credo che Letta potrà espellere persino il Pd dal centrosinistra. Quanto al secondo punto Letta ha già espulso Italia viva dopo che lui stesso aveva sbagliato tutto sulla Legge Zan. Non è che può espellerci una volta alla settimana. Per voler fare un campo largo mi pare che stia esagerando con i cartellini rossi. Spero che il Santo Natale faccia recuperare saggezza all’amico Enrico». 
Una donna al Quirinale? 
«Ho guidato l’unico governo della storia italiana col 50% di ministre donne: su questo tema non prendo lezioni da nessuno. Certo, sarebbe bellissimo avere un presidente donna. Nel frattempo quelli che lo dicono potrebbero iniziare a scegliere direttori di giornali donna, amministratrici delegate donna, commentatrici nei talk show donna. Perché son tutti pronti a parlare di pari opportunità per la politica, ma il problema va ben oltre il Quirinale. La questione femminile riguarda la società. A cominciare da chi la racconta e la guida». 
Calenda l’attacca: il centro è gia messo male. 
«Carlo fa tutto da solo. Anche quando attacca duramente e poi fa la pace, fa tutto da solo. Io non ho mai replicato, mai reagito. Ho voluto Calenda ministro, l’ho nominato ambasciatore, l’ho sostenuto alle Europee e alle Comunali. Non ho mai detto nulla contro di lui, non inizierò adesso. Quanto al centro: non lo facciamo nascere io e Calenda. C’è già. Qualcuno lo rappresenterà. A me piacerebbe che a farlo fosse un soggetto plurale, come ha fatto Macron in Francia. Ma quest’area c’è già e sarà decisiva anche nella prossima legislatura». 
Lei dice che nell’inchiesta Open è stato violato l’articolo 68 della Costituzione, ma molti sostengono di no. 
«Lo deciderà la Corte costituzionale. Quanto a me, io so di non aver violato la legge. Temo invece che i magistrati fiorentini abbiano violato la Costituzione. Lo verificheremo nelle sedi opportune». 
Open pagava le vostre iniziative, non era una forma di finanziamento illecito? 
«No. Open finanziava in modo trasparente la Leopolda, rispettando in modo inappuntabile l’articolo 3 dello statuto della fondazione». 
Sostiene che era tutto regolare? 
«Tutti i finanziamenti sono regolari. Quello che colpisce è che un pm voglia decidere le forme in cui i cittadini si mettono insieme per fare politica. In una democrazia che cosa è un partito e come funziona lo decide il Parlamento, non il codice penale». 
Ma non trova inconciliabile l’attività di conferenziere all’estero con quella di leader politico? 
«No. Lo fanno in tutto il mondo. Ho l’impressione che usino questo argomento perché vorrebbero farmi smettere di fare politica, non di fare conferenze. Più che smettere io di fare politica, sarebbe bene che iniziassero loro a fare politica. Se ne sono capaci, naturalmente».