Corriere della Sera, 27 novembre 2021
Francesco Acquaroli, il governatore che parla ai no vax
«Ma vi ricordate l’anno scorso di questi tempi? Socialità azzerata, divieto di vedere amici e parenti, la scuola in Dad. Eppure? La curva dei contagi lo stesso saliva...». Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, pupillo di Giorgia Meloni dai tempi del Fronte della Gioventù, fa spallucce nonostante la sua regione balli sul limite della soglia del 10% dei posti letto occupati in terapia intensiva e conferma di nutrire oggi «perplessità, dubbi, sospetti» sul super green pass e sulle ulteriori pesanti restrizioni verso i no vax. «Non penso – dice – che basteranno a bloccare il contagio, che dev’essere il nostro primo obiettivo». Quasi isolato, dunque, in mezzo ai suoi colleghi della Conferenza delle Regioni, a parte Marco Marsilio dell’Abruzzo, anche lui sodale stretto della Meloni. Non per niente FdI è all’opposizione. «Chi si voleva vaccinare ormai si è vaccinato, l’effetto certificato si è esaurito, restano gli altri che sono una grande percentuale, il 15%. Ma loro, i no vax, non vanno visti come nemici – sostiene Acquaroli, 47 anni, che però nel frattempo si è già prenotato per la terza dose —. Dalla pandemia si esce tutti uniti, invece il super green pass rischia solo di inasprire le tensioni sociali. Il Covid si ferma in altri modi...».
Di certo le Marche da qualche settimana si ritrovano pericolosamente sul confine della zona gialla, almeno per uno dei parametri, ma lui sembra quasi minimizzare: «Oggi siamo al 9,6% dei posti letto occupati in terapia intensiva – dice —. Sono 23 su 238 disponibili, ma abbiamo il 7,6% dei letti occupati in area medica quando la soglia critica è il 15%. Insomma, rispetto all’anno scorso ora ci sono i vaccini e se è vero che ogni giorno assistiamo a un aumento importante dei contagiati, per fortuna la gran parte non finisce ricoverata». Il ricordo dello scorso Natale nelle sue parole non fa paura: «L’anno scorso avevamo i pronto soccorso intasati, oggi è diverso e lo scenario diventa quasi indecifrabile, perché il Covid continua a girare, con o senza super green pass».
Che nelle Marche la situazione non sia proprio tranquillizzante lo conferma il fatto che lo stesso governatore, assieme a tutta la giunta, è reduce da una settimana di isolamento dopo che un assessore, Guido Castelli, pur vaccinato con doppia dose, ha contratto il virus. «In forma lieve grazie al vaccino – si affretta a precisare il presidente – però se l’è preso ugualmente». Per convincere scettici e indecisi, allora, Acquaroli giura di avere un piano: lo sta per lanciare insieme con il suo assessore leghista alla Sanità, Filippo Saltamartini, l’ex superpoliziotto segretario del Sap, già senatore del Pdl di Berlusconi. Una rete di punti informativi, con medici sparsi nelle piazze di tutte le province, per incontrare «i cittadini per strada», parlare con loro, tentando «di disinnescarne paura e diffidenza» e battendo con forza sull’importanza dell’uso della mascherina e della guardia sempre alta. Basterà?
«Volete farmi passare per il nemico delle restrizioni, ma non è così. Il mio approccio non è ideologico, cerco di essere oggettivo. Due giorni dopo il mio insediamento, era il 3 ottobre scorso, introdussi l’obbligo di mascherina all’aperto. Fu il mio primo provvedimento. Adesso vediamo i dati, se ci sarà bisogno interverrò di nuovo». L’obiettivo, dice, è salvare il Natale: «Nel 2020 fu all’insegna dei divieti, ora sarà diverso». Tanto che annuncia, senza alcun timore, «presepi viventi, mercatini, concerti. Abbiamo come testimonial il c.t. azzurro Roberto Mancini». L’auspicio è che il Covid non prenda Acquaroli in contropiede.