ItaliaOggi, 26 novembre 2021
Periscopio
È bastato il fatto di indossare la mascherina per essere catalogata dai militanti pro vax, come un nemico. Mi dicevano: «Levati quella carta igienica dalla faccia. Fatti curare. Ma non ti vergogni?». Selvaggia Lucarelli. Domani.
Con rendimento reale negativo dei titoli di Stato il risparmiatore trasferisce risorse reali allo Stato. Carlo Valentini. ItaliaOggi.
Da quando non sono più segretario del Pd ne ho azzeccate due: la nascita del Conte bis per «impedire la vittoria di Salvini» e la morte del Conte bis «per avere una personalità come Draghi a Palazzo Chigi». E, en passant, ricordo che ha un’altra manovra vincente nel mio carnet politico: l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella. Matteo Renzi, la Leopolda.
Di Berlusconi, dopo il video della terza dose, ho scritto: «Non l’ho mai votato ma è un leone». Ma non lo vedrei al Colle perché penso che Berlusconi sia stato un uomo di parte, mentre il Quirinale ha bisogno di una persona che rappresenti il pezzo più ampio possibile del Paese. Carlo Calenda. Suo sito.
Perché si invitano certe persone nei talk show? Perché si è sicuri che cominceranno a insultarsi, a urlare, a darsi sulla voce, a scatenare la polemica ad hominem. Sempre a favore degli ascolti e della visibilità del programma. Spiace un po’ che queste cose succedano anche nel Servizio pubblico, ma questo pare ormai irrilevante, nessuno più ci fa caso. Aldo Grasso. Corsera.
L’affannosa corsa a riaprire gli hub è punteggiata dalle contraddizioni sulla funzione e l’uso del Green pass. Dura 12 mesi, anzi 9, forse 6. Si può avere anche se non si è vaccinati ma si fa il tampone? Oggi sì, domani chissà. Comunque, è indispensabile per salire sui treni ad alta velocità, non sui regionali. E guai se un taxista carica più di due passeggeri, mentre in autobus ci si può ammucchiare come sardine. Vi pare che si possa andare avanti così? Il premier Mario Draghi, il ministro della Salute Roberto Speranza e il generale Francesco Paolo Figliuolo si vedano al più presto. E, per favore, mettano ordine nel caos. Massimo Donelli. QN.
Ma perché in Europa quanti si ribellano al vaccino e alle norme di sicurezza sono piú numerosi nei paesi di lingua tedesca, oltre la Germania, l’Austria, e la Svizzera del nord, da Zurigo a Basilea e Berna? Non erano i tedeschi i più ligi e affidabili? Secondo storici e sociologi sarebbe colpa di Hitler, di Stalin e Lutero. La doppia dittatura di segno opposto che ha diviso le Germanie, avrebbe insegnato ai cittadini a diffidare del potere. La vecchia massima Befehl ist Befehl, un ordine è un ordine, ha condotto a Auschwitz. I giovani del ?68 che si ribellarono contro i padri seguaci di Hitler, hanno educato figli e nipoti alla disobbedienza critica. Non dovrebbe riguardare la Svizzera, ma sarebbe anche colpa di Lutero: per lui il potere deriva da Dio e bisogna sempre obbedire al principe. I giovani svizzeri non sono più d?accordo. Roberto Giardina. ItaliaOggi.
«Perché piove sempre quando vengo qui?» dice, scherzando, il marito di Angela Merkel nell’iniziare il suo corso di chimica all’università di Torino. La Stampa.
Magari, al prossimo giro di boa politica, vedremo di peggio, tipo un governo di centrodestra a guida meloniana (brrrr) o salvinista (Gesù, aiutaci). Ma una cosa è sicura: non sentiremo più parlare della Piattaforma Rousseau, né di Danilo Toninelli e Fofo dj, o d’abolizione della povertà. Forse capiterà di peggio. Ma niente Dibba. E non avremo più un occhio di riguardo per la Via delle Indie dell’onnipotente «Presidente Ping» né per le scariche di fucileria sulla folla di Nicolás Maduro, il caudillo cileno (o venezuelano, c’est la même chose). Non sarà più l’avvocato del popolo, Ernst Stavro Conte, a controllare il Copasir (il comitato parlamentare che vigila sull’operato dei servizi segreti, dei quali fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio) senza cedere la delega a nessuno (vai a capire perché). Qualunque cosa, corna facendo, ci riservi il futuro, questa stagione à la Rosemary’s Baby della repubblica è finita. Diego Gabutti. ItaliaOggi.
Chi impose per primo la quarantena alle navi provenienti da luoghi sospetti di pestilenze fu la dalmata Repubblica di Ragusa, nel 1377. A fine Trecento furono i milanesi Visconti a raccogliere in ospedali isolati i malati, a evacuare le case colpite dalla peste, a bruciarle. Nel terzo decennio del Quattrocento, Venezia sfruttò altrui esperienze, istituendo il Lazzaretto, poi detto vecchio, una volta edificato il nuovo. Furono emanate disposizioni da svariate autorità, non sempre condivise da chi si trovava a subire quarantene poco gradite. Furono istituiti “cordoni sanitari” e “quarantene e sestieri sigillati”. Quest’ultimo particolare è facilmente assimilabile alle zone variamente colorate colpite oggi dalle peggiori condizioni del covid. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
L’aereo, in ogni caso, portò Eichmann a destinazione. Al processo il criminale nazista si difese con lo stesso slancio di un geometra che ha realizzato una villetta orribile, ma progettata da altri. Il procuratore generale Gideon Hausner iniziando la sua requisitoria disse: «Al mio fianco ci sono sei milioni di accusatori». La sentenza non sorprese nessuno: Eichmann venne condannato a morte per impiccagione, pena eseguita il 31 maggio 1962. Rifiutò la cena, si scolò mezza bottiglia di vino di Carmel, un rosso israeliano e andò al patibolo. Solo col cappio attorno al collo, e forse grazie alla mezza bottiglia, mise da parte gli abiti grigi del burocrate della Shoah e lasciò finalmente scorrere un po’ del vecchio odio antisemita nelle vene: «Spero che tutti mi seguiate presto», sibilò agli agenti. La forca aveva due leve, tirate da due persone diverse, in modo che nessuno sapesse con certezza per quale mano il condannato era morto: ma era come sei milioni di ebrei fossero lì a controllare che qualcuno lo facesse. Maurizio Pilotti, Libertà.
Non sono mai stato in psicoanalisi perché mi spaventa la sola idea di raccontare a qualcuno i fatti miei. Non voglio sapere come sono davvero. Non voglio che un estraneo scavi nella mia infanzia, magari obbligandomi, dopo tutta la fatica che ho impiegato, a rinunciare a quello che sono diventato. No, che senso avrebbe dire: ho sbagliato tutto? Alessandro Haber, attore. Antonio Gnoli. La Repubblica.
Il saggio è un sapiente che fa quel che dice. Roberto Gervaso.