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 2021  novembre 26 Venerdì calendario

Intervista a Pilar Foglianti

Ha capito che qualcosa era successo, quando per strada alcune signore l’hanno chiamata «la cardiologa». Pilar Fogliati è la dottoressa protagonista della fortunata serie di Rai1, Cuori (domenica andrà in onda l’ultima puntata). Ma è solo l’ultimo di una serie di ruoli che in pochi mesi stanno trasformando l’esistenza di questa 28enne di grande talento in uno dei nuovi volti dello spettacolo su cui più si scommette. «A volte non mi sembra vero – ammette —. Due anni fa ero a casa a grattarmi la pancia e adesso sono in pausa pranzo con Favino che mi chiama Pilli. Stranissimo». 
Cosa ha amato più del suo ruolo in «Cuori»? 
«Mi ha fatto capire che do per scontato tante battaglie che non ho combattuto ma di cui sto giovando. Delia è una dottoressa degli anni Sessanta: mi ha fatto impressione vedere come fosse normale pensare che una donna in certi ambiti avesse meno capacità di un uomo. E la vedevano così le donne stesse, non era un’offesa. Assorbivano uno sguardo maschilista». 
Pensa che oggi non ci sia più quello sguardo? 
«C’è, spero sempre meno. Senza andare lontano, mia nonna mi aveva detto: “Ma perché vuoi fare l’attrice, non ti puoi sposare?”. E anch’io mi sono ritrovata a dire di un papà che portava il figlio a prendere il gelato: “Che carino”». 
Da dove arriva il suo nome? 
«Mi chiamo Maria del Pilar in omaggio a mia nonna paterna, nata in Argentina. Nessuno mi ha mai chiamata Maria. Col mio nome mi sono scontrata nell’adolescenza, quando vuoi essere uguale a tutti. A Roma poi, dove vivevo, era un delirio. “Come ti chiami?” (e imita l’accento romano, ndr.). “Pilar”. “Come? Ilaria?”. “No, Pilar”. “No ma dimme il nome no il cognome”. Ma ti pare che mi presento con il cognome?». 
La passione per la recitazione quando l’ha scoperta? 
«Andavo male a scuola e mia mamma anziché punirmi mi ha iscritta a un corso di teatro che però si faceva il venerdì e il sabato sera, così non potevo più uscire a fare gli strusci per Roma». 
Quanto male andava a scuola? 
«Mah, se mi impegnavo me la cavavo ma ero inquieta, mi innamoravo sempre di qualcuno, ero molto distratta». 
Si innamorava sempre? 
«Sempre, tutti i giorni. Sarò impopolare ma quell’animo romantico ce l’ho ancora, poi sono cinica su tantissime altre cose, ma mi piace questa illusione dell’amore». 
Torniamo alla recitazione.  
«Dopo la scuola ho fatto il provino all’Accademia Silvio d’Amico: se non fossi entrata non avrei riprovato. Ero insicura. Lì mi davano sempre ruoli da commedia: ho un volto drammatico, ma dentro di me ho tanti clown». 
Poi ha iniziato a lavorare. 
«Ho avuto la fortuna di interpretare ruoli diversi. Dopo  Un passo dal cielo i bimbi per strada mi abbracciavano. Ora sto lavorando con Giovanni Veronesi: un uomo generosissimo. Mi fa impressione dirlo, ma debutterò alla regia, firmando un film con lui». 
Diventa anche regista? 
«Assurdo. Con Giovanni ci siamo conosciuti in radio dove mi invitava per improvvisare: le mie caratterizzazioni lo divertivano. Poi abbiamo scritto questo film in cui interpreto quattro personaggi diversi. E lo abbiamo anche girato, siamo al montaggio». 
Teatro, cinema, tv, podcast (è la protagonista di «Sbagliata»). Cosa le piace di più? 
«Ancora non lo capisco. Il pop mi affascina molto. In passato ho condotto Extra Factor con Achille Lauro: ecco di X Factor sono fan sfegatata, faccio i gruppi d’ascolto». 
Come è Achille Lauro? 
«Mi impressionava la quantità di citazioni pazzesche che faceva. Tipo che eravamo al trucco e diceva: “No perché Goethe nel 1800...”. Tutti mi chiedevano di lui: porta con sé un mistero». 
Prossimi impegni? 
«Sono sul set di una commedia natalizia di Netflix, a febbraio uscirà Corro da te di Milani con Favino e Miriam Leone e poi ci sarà il film con Veronesi, forse in primavera. Ho capito che quello che più amo è far ridere le persone. Infatti mi è piaciuto moltissimo fare da spalla a Lundini». 
Chi sono i suoi miti? 
«Monica Vitti, in assoluto. E Paola Cortellesi: l’ho anche incontrata ma ero così emozionata che non sono stata capace di dirle niente. Hanno entrambe uno sguardo intelligente, che le rende eterne».