Corriere della Sera, 26 novembre 2021
Vaccini Covid fra 5 e 12 anni, cosa dicono i numeri
Ieri, 25 novembre, l’Ema ha dato il via libera in Europa alla vaccinazione sui bambini fra 5 e 11 anni. E ora la domanda che assilla tutti i genitori è: conviene vaccinarli? Dal bollettino dell’Istituto superiore di Sanità risulta che da inizio epidemia al 17 novembre, su 3,2 milioni bambini dai 6 agli 11 anni (fascia di età disponibile dai report Iss) se ne sono contagiati 241.739, sono stati ricoverati 1.407, e sono finiti in Terapia intensiva in 36. Nove i deceduti. Fare due conti può aiutare a pesare meglio i dati: vuol dire che tra chi è risultato positivo al Covid tra i 6 e gli 11 anni, 6 su mille sono andati in ospedale, 1 su 10 mila in Terapia intensiva e 4 su 100 mila sono morti. Come effetto collaterale della malattia può comparire, poi, a settimane di distanza la sindrome infiammatoria multi-sistemica, caratterizzata da febbre alta, sintomi gastrointestinali (dolore addominale, nausea e vomito), insufficienza cardiaca e alterazioni neurologiche: 239 i casi di giovanissimi colpiti secondo il Gruppo di studio di reumatologia della Società italiana di pediatria. Rispetto alla fascia di età dei loro genitori se non vaccinati, i bambini tra i 6 e gli 11 anni rischiano di essere ricoverati 10 volte in meno, 70 volte in meno di finire in Terapia intensiva e 50 volte in meno di morire. Su 2,9 milioni di 40-59 enni oggi non ancora vaccinati, solo negli ultimi 30 giorni si sono contati 19.051 contagi, 1.055 ricoveri, 126 in Terapia intensiva, 46 decessi.
Il rischio di ricovero
Per avere un quadro ancora più preciso i numeri vanno messi in relazione alla platea da cui provengono, ossia bisogna vedere cosa succede su ogni 100 mila bambini e ragazzi di una determinata fascia d’età. Dai 20 anni in giù: su 100 mila fra i 19-16 anni, 89 finiscono ricoverati e 3 in Terapia intensiva. Fra i 15 e i 12, i ricoverati sono 57, e 2 in Terapia intensiva. I bambini fra gli 11 e i 6 anni: 44 vengono ricoverati e 1 finisce in Terapia intensiva.
Le reazioni avverse
Adesso vediamo cosa succede su 100 mila ragazzi vaccinati con Pfizer/BioNTech. Il vaccino è stato sperimentato su 1.100 12-15 enni e su 300 16-17 enni. Nel dossier Pfizer non compaiono il rischio di miocardite (un’infiammazione del cuore) e di pericardite (un’infiammazione della membrana che avvolge il cuore). Gli effetti collaterali si sono visti dopo la somministrazione su larga scala, partita a maggio negli Usa e a giugno in Europa: su 100 mila vaccinati da 1 a 4 miocarditi e pericarditi, colpiti nel 70% dei casi i maschi. Per Moderna fino a 10-13 su 100.000 (fonte Ema). Nessun decesso noto.
Il vaccino pediatrico
E siamo al vaccino per la fascia tra i 5 e gli 11 anni. È stato sperimentato con dose pediatrica, cioè un terzo rispetto agli over 12, su 3.116 bambini, e con il placebo su 1.500. L’efficacia riscontrata contro il contagio è del 90,7%. Contro il rischio di ricovero e di finire in Terapia intensiva la protezione è verosimilmente più alta (come dimostra il vaccino sugli adulti). L’Fda ha dato il via libera il 29 ottobre, scrivendo: «Il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per essere rilevato qualsiasi potenziale rischio di miocardite associato alla vaccinazione. Il vaccino Covid-19 nei partecipanti di età compresa tra 5 e <12 anni sarà studiato in 5 studi sulla sicurezza post-autorizzazione, incluso uno studio di follow-up di 5 anni per valutare a lungo termine le sequele di miocardite/pericardite post-vaccinazione». Sempre l’Fda specifica poi: «I database di sorveglianza sulla sicurezza dei farmaci israeliani suggeriscono che i tassi di incidenza di rari casi post-vaccinazione di miocardite raggiungono il picco negli individui di età compresa tra 16 e 19 anni, maschi, e diminuiscono negli adolescenti, dai 12 ai 15 anni. Inoltre, la dose per i bambini di età compresi tra 5 e <12 anni è 1/3 della dose somministrata ai vaccinati più adulti (10 mg contro 30 mg). Sulla base di queste informazioni, è ragionevole prevedere che i tassi di miocardite post-vaccino saranno probabilmente ancora più bassi tra 5 e <12 anni di età, rispetto a quelli osservati negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni».
I vaccinati negli Usa
Negli Usa hanno iniziato l’8 novembre e finora hanno vaccinato 2,4 milioni di bimbi tra i 5 e gli 11 anni. Al momento le uniche informazioni disponibili sono quelle del Vaers, il dataset americano sugli eventi avversi: a ieri risultavano 607 miocarditi/pericarditi tra i 5 e i 17 anni, che vorrebbe dire all’incirca un caso ogni 10 mila vaccinati. Ma si tratta di dati ancora tutti da verificare e validare, poiché il sistema statunitense si basa sulle segnalazioni spontanee, anche dei singoli individui, e pubblicate in tempo reale. In Israele l’autorità sanitaria HMOs l’ha autorizzato il 14 novembre, e le prime somministrazioni sono partite il 23. In Europa bisogna attendere l’arrivo delle dosi con formulazione pediatrica e poi distribuirle. Verosimilmente la campagna vaccinale sui 5-11 enni sarà avviata attorno alla metà di dicembre, e i vari Paesi inizieranno prima dai bambini a rischio, per poi scendere fino alla prima elementare.
Il ruolo dei pediatri
Dai dati disponibili finora per il vaccino contro il Covid tra i 5 e gli 11 anni è comprovato il rapporto rischi-benefici a livello di comunità. L’immunizzazione dei più piccoli permetterà di raggiungere un importante obiettivo di Sanità pubblica: dare una botta alla circolazione del virus visto che oggi, tra tutti i bambini in età scolare che si contagiano, la metà appartiene proprio a questa fascia di età. L’Istituto superiore di Sanità e la Fondazione Bruno Kessler sottolineano: «Un ritorno completo alla vita pre-pandemia potrebbe essere raggiunto in sicurezza solo se più del 90 per cento della popolazione, compresi i bambini dai 5 anni in su, sarà vaccinato utilizzando vaccini mRNA sviluppati nel 2020». In attesa di risultati sulle reazioni avverse su larga scala, ogni genitore dovrà consultarsi con il proprio pediatra. Ma serviranno anche altre risposte, prima tra tutte se ci dovranno essere eventuali modifiche al calendario vaccinale tradizionale: rispetto ai richiami per le vaccinazioni obbligatorie previste in questa fascia d’età come si inserisce quella contro il Covid? Intanto il beneficio certo è che vaccinando i più piccoli si andranno a proteggere anche tutti gli adulti che il vaccino non lo hanno fatto.