La Stampa, 26 novembre 2021
Cicciolina racconta i suoi 70 anni
La prima cosa che fa, appena sveglia, è dar da mangiare ai gatti, dieci, che vivono con lei. Poi, il resto: le lettere, le telefonate, il lavoro. Oggi Ilona Staller compie settant’anni e ne vuole vivere altri settanta: dice che le serve molto tempo per le cose che ha in mente di fare. Un film sulla sua vita, un libro sul dietro le quinte del porno, i quadri, la tv, la politica, le canzoni – il suo primo disco uscì nel ’79, si chiamava Ilona Staller e conteneva un pezzo di Ennio Morricone, Cavallina Cavallo. Non fa bilanci e sembra che abbia ancora tantissimo da dire e sfidare, lei che ha fatto di tutto: attrice, modella, pornostar, regista, parlamentare.
Quando fu eletta nel partito Radicale, nel 1987, Sciascia disse: «Meglio una spogliarellista di un ladro». Dacia Maraini scrisse che portava allo scoperto «il segno di una sessualità pregna di forza mitica, idolatrata ma tenuta a bada con ferocia». Andreotti la invitò a «indossare abiti accollati, senza risparmio di tessili». Mentre nel resto del mondo, in quegli anni, i sexgate mandavano all’aria carriere politiche, in Italia, scrisse poi Filippo Ceccarelli, succedeva «uno scandalo alla rovescia, forse nemmeno uno scandalo, qualcosa di più misterioso e simbolico». Fuori dal Palazzo, Cicciolina contribuì alla liberazione sessuale del nostro paese: fu questo, e non la poltrona, che le venne contestato con più forza.
Una volta ha detto che temeva che l’ammazzassero per strada.
«Avrò avuto non meno di cinquanta denunce per oscenità. Ero sempre in tribunale. Una volta a casa mi arrivò un pacco bomba con una croce di ferro: lo aprii e scoppiò, per un pelo non persi la vista».
Le dà fastidio quando dicono che lei è stata un’invenzione di Riccardo Schicchi?
«Fu lui a cercarmi e con me sperimentò tantissimo perché io non gli dicevo mai di no, mi prestavo a fare qualsiasi foto volesse. Io ero già disinibita, lui doveva ancora crescere. E poi ero molto bella: senza la mia bellezza, le sue foto non avrebbero avuto l’impatto che gli servì a farsi conoscere».
Vincenzo Sparagna, tra i fondatori di Frigidaire, ha scritto che Schicchi era «un allegro cavaliere solitario, un Pigmalione arguto» e lei «un’eroina del sesso piena di humor, molto cara».
«Una volta per Frigidaire con Schicchi facemmo un servizio fotografico in un motel, con un finto Craxi: ci divertimmo come matti. Avevamo uno slogan che mi piace ancora: i guerrieri vanno, i pacifisti vengono. Sono legata a Vincenzo, questa estate sono andata in Umbria, a Giano, per aiutarlo a raccogliere fondi per salvare Frigolandia, un centro fondamentale per la storia culturale di questo paese. Ho giocato a scacchi per la causa, sono una buona scacchista».
Non sapevo.
«In Italia non si sanno molte cose di me. Ne so poche anche io, in fondo. Mia sorella, indagando il nostro albero genealogico, ha appena scoperto che abbiamo sangue blu: mia madre è nata da un grande amore tra mia nonna e un conte. Se non si fossero lasciati, ora sarei una principessa».
Le dispiace?
«Non me ne frega niente, e il sangue blu ce l’ho lo stesso».
È nobile d’animo.
«Buona e troppo naif, e gli uomini se ne sono approfittati quasi sempre».
Si sente ancora di sinistra?
«Sono democratica. Per me qualsiasi partito sia generoso e voglia rendere le persone felici e libere, va bene».
Si candiderebbe?
«Eccome. Anzi, lancio un appello ai radicali, che sono miei amici e che stimo: candidatevi alle prossime politiche e io mi metto a vostra disposizione. Ho un sacco di idee».
Priorità?
«Le prime persone a cui penserei sono i disabili, che in questo Paese non hanno alcuna assistenza seria, e le donne maltrattate».
Si sente mai stanca?
«Solo quando vado a dormire, la sera. E non faccio mai la pennichella».
Ricorda il suo primo amore?
«Avevo 14 anni, mi disse che non sapevo baciare e mi vergognai tantissimo. Una sera mi chiese di non raggiungerlo perché avrebbe voluto stare solo con una sua amica sudamericana e allora lo mandai al diavolo per sempre».
Si è schierata a favore del Ddl Zan.
«E lo rifarei. Mi convince anche il discussissimo passaggio sull’identità di genere: conosco maschi che si sentono donne e che sono donne in tutto e per tutto, non capisco chi siamo noi per impedirgli di essere chi e cosa sentono di essere».
È femminista?
«Lo sono sempre stata. Mi piacciono le nuove battaglie delle ragazze, vorrei che ci impegnassimo tutte di più per le donne meno fortunate, quelle più povere, quelle che non hanno scelta perché nessuno ne dà loro una».