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 2021  agosto 08 Domenica calendario

Su "Tutto su di me!" di Mel Brooks (La nave di Teseo)

"Ridi e il mondo riderà con te. Ridere fa bene alla vita, posso assicurare che chiunque vedrà i miei film vivrà da 2 a 5 anni in più degli altri. Ridere riattiva la circolazione e rinfresca il sangue". Siamo certi che ci sarà questa massima nell’autobiografia di Mel Brooks che a 95 anni, li ha compiuti lo scorso 28 giugno, sta per pubblicare la sua prima autobiografia. Uscirà il 30 novembre per Penguin Random House negli Stati Uniti e in Inghilterra e si intitola All About Me!: My Remarkable Life in Show Business (Tutto su di Me! La mia vita straordinaria nel mondo dello spettacolo). L’attore, regista e produttore ha raccontato che scriverla è stato "divertente ma anche agrodolce. Spero che gli appassionati della commedia si divertiranno con gli aneddoti dietro al mio lavoro e si godranno questo viaggio eccezionale con me". L’autobiografia, fanno sapere dalla casa editrice, affronterà  la sua vita dall’infanzia a New York, il servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale, la sua collaborazione creativa con Carl Reiner, il matrimonio con Anne Bancroft e come il suo film The Producers divenne un musical di successo.

Mel Brooks è un genio inimitabile che con una dozzina di film da regista, una cinquantina di crediti d’attore senza parlare di tutti i suoi spettacoli teatrali, si è conquistato un posto d’onore nel mondo della comicità intelligente e surreale, maestro di gag e battute che sono diventati tormentoni. "Che lavoro schifoso. Potrebbe essere peggio. E come? Potrebbe piovere". / Lupu ulula. Lupululà? Là! Cosa ? Lupu ululà e castello ululì! Ma come diavolo parli? È lei che ha cominciato. No, non è vero! Non insisto. È lei il padrone. / Sono un chirurgo di fama mondiale, posso fare qualcosa per quella gobba. Quale gobba? / Si puà fare" solo per citare le gag da Frankenstein jr. il suo film cult. Nella sua lunga carriera ha ottenuto un Oscar a quarant’anni per il suo film d’esordio Per favore non toccate le vecchiette, Brooks è uno dei pochi (sono una ventina in tutto) che possono vantare un poker di premi denominato EGOT (oltre all’Oscar, Emmy ne ha vinti 3, sia come attore sia come autore, Grammy di nuovo 3 e Tony Award ancora 3). "Per favore non toccate le vecchiette era un piccolo film perfetto e non aveva bisogno di nessun remake però la struttura era talmente buona che è diventata un musical teatrale e se non lo avessimo portato sul grande schermo prima o poi si sarebbe persa. Volevo che il musical rimanesse nella storia insieme alle sue 22 canzoni, come è stato per Singin’ in the rain" raccontava Mel Brooks a Roma qualche anno fa presentando The producers - una gaia commedia neonazista (2005), il suo ultimo film con Uma Thurman e Matthew Broderick.

Nato a Brooklyn da genitori ebrei, figli di immigrati dalla Germania e dalla Russia, Melvin Kaminsky all’anagrafe, è un ragazzino che per difendersi da compagni più grandi e aggressivi di lui sfrutta la chiave della comicità. Per lui la risata è una missione fin da ragazzo. "Ho saputo di essere nato per fare il comico all’età di una settimana, quando tutti si affacciavano sulla mia culla e scoppiavano a ridere" raccontava Brooks. "Quando ero un ragazzino osservavo mia madre piangere e ridere, non sapevo perché piangeva o perché rideva ma ero felice se lei rideva e molto infelice se lei piangeva. Così ho cominciato a far ridere mia madre per farla stare bene e poi dopo di lei tutto il resto del mondo". Se la casa fu il primo palcoscenico, il secondo fu l’esercito. Mel Brooks intratteneva i commilitoni con imitazioni e parodie alla fine della seconda guerra mondiale alla quale partecipò diventando caporale di fanteria, al ritorno a New York iniziò la sua gavetta, furono anni duri. Dopo un lungo periodo passato nei club notturni di fronte a un pubblico esigente e poco educato, Brooks arrivò in televisione, erano gli anni del boom, scriveva per vari show televisivi e format, la sua strada si incrociò anche con quella di Woody Allen. Era finalmente arrivato il successo. E la chiamata da Hollywood. "Non esiste una vera ricetta per il successo, se hai talento il successo arriverà - dice Brooks - Sono pochi quelli che hanno talento, che osservano la vita e sanno trasformarla in commedia: Ernest Lubitsch, Billy Wilder, Woody Allen e Mel Brooks. Il talento è necessario ma non basta, occorre ispirazione e duro lavoro perché il sogno si avveri".

Con il trasferimento a Hollywood Mel Brooks incontra anche la donna della sua vita. Archiviato il matrimonio con Florence Baum da cui ha avuto tre figli: Stephanie (1956), Nicky (1957) e Eddie (1959), il comico conosce Anne Bancroft, premio Oscar per Anna dei miracoli (1962) di Arthur Penn e protagonista di un film come Il laureato (1967). Per Hollywood è una strana coppia, ma chi li conosce invece sa che hanno moltissimo in comune. Anni dopo la sua morte (avvenuta nel 2005 per un tumore) di lei Brooks diceva: "Mi ha sempre spronato. È sempre stata un’ispirazione per me, ha sempre pensato che avessi talento. Ha creduto in me fin dall’inizio, sia come cantautore che come sceneggiatore o qualunque cosa volessi fare. Mi ha sempre detto: ’Puoi farcela’". Si sposano il 5 agosto 1964. Dalla loro unione nascerà il quarto figlio Max, autore televisivo di successo, vincitore di un Emmy Awards per la collaborazione al Saturday Night Live. "Mio figlio, Maximilian Brooks, era un autore del Saturday Night Live e guadagnava pure un sacco di soldi, ma aveva un sogno: scrivere un libro sugli zombie. Ha scritto Guida pratica alla sopravvivenza dagli zombie che ha molte indicazioni utili su come nascondersi dagli zombie, che tipo di proiettili usare contro di loro. Ha lasciato il Saturday Night Live per scrivere questo libro e adesso è vendutissimo su Amazon. Bisogna seguire i propri sogni quando si hanno idee buone e pazze".

Le idee buone e pazze di Mel Brooks diventano una serie di spettacoli e film di successo. Dopo l’Oscar per la sceneggiatura di Per favore non toccate le vecchiette, scrive e dirige Il mistero delle dodici sedie (1970), con cui il regista americano va alla riscoperta delle proprie radici ebraiche adattando un romanzo di Lja Ilf e Eugenij Petrov, ma il vero successo arriva quattro anni dopo, con Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) e Frankenstein jr (1974), che danno il via a una lunga serie di parodie cinematografiche. Nel 1976, esce L’ultima follia di Mel Brooks, un film muto (il titolo originale è proprio Silent Movie) interpretato dal regista con Marty Feldman e Dom DeLuise, seguito da Alta tensione (1977), ispirato al cinema di Alfred Hitchcock, e da La pazza storia del mondo (1981).

Nel 1983, Mel Brooks e Anne Bancroft sono protagonisti di Essere o non essere, remake del film di Ernst Lubitsch Vogliamo vivere, diretto da Alan Johnson. Dopo Balle spaziali (1987), parodia di Guerre stellari e di tutta la fantascienza, Mel Brooks ha diretto Che vita da cani! (1991), quasi un omaggio alle commedie di Frank Capra, Robin Hood - Un uomo in calzamaglia (1993) e Dracula morto e contento (1995), con Leslie Nielsen. Ad alcuni titoli di grandissimo successo si sono alternati altri con meno fortuna. D’altronde Brooks lo dice: "L’America è ossessionata dal business, è l’unica parola che conta. Per questo il successo è così importante, è tutto un ’su e giù’ come in borsa, mentre bisognerebbe utilizzarlo solo in camera da letto. Il successo a cui sono più affezionato? È come con i figli, il primo è sempre il più miracoloso e il più eccitante quindi sicuramente Per favore non toccate le vecchiette". Se come attore e autore Mel Brooks ha abitato la commedia, come produttore ha prodotto film come The Elephant Man (1980) di David Lynch e La mosca (1986) di David Cronenberg. D’altronde Brooks lo aveva detto: "Esistono due tipi di produttori: un tipo solo interessato ai soldi, che farebbe qualunque cosa purché sia popolare e un altro (ma sono pochi) veramente interessato all’arte. Naturalmente io appartengo al primo gruppo... scherzo, io con il mio lavoro cerco sempre di fare qualcosa di pazzo e bello, sperando di farne dei soldi". E diverse volte ci è riuscito.

Come in ’Frankenstein Junior’: il nuovo saluto anti coronavirus si fa con il gomito

Sempre sostenitore dei democratici ha fatto campagna elettorale per Joe Biden definendo il lavoro di Trump nei confronti del contenimento del Covid "nullo". Durante la pandemia insieme al figlio Max ha realizzato un video (dietro una finestra). In quel video il figlio si raccomandava: "Se mi prendo il coronavirus probabilmente me la caverò, ma se lo attacco a mio padre, che ha 93 anni, potrebbe passarlo a Carl Reiner, che potrebbe passarlo a Dick Van Dyke. E prima che me ne accorga avrò fatto fuori un’intera generazione di leggende della comicità". Una risata e una grande verità e anche in questo caso il grande Mel Brooks aveva ragione: una risata allunga la vita.