Corriere della Sera, 25 novembre 2021
Vite parallele di Berlusconi e Doris
Le sliding doors di Ennio e Silvio si materializzano nella piazzetta di Portofino. È la primavera 1981. Il primo ha 42 anni ed è un aspirante startupper, diremmo oggi. Il secondo è già Berlusconi, costruttore e editore tv. Gli aneddoti coincidono e in parte divergono, come in ogni buona trama: «Ci siamo incrociati e per convincerlo gli ho parlato di come l’idea di Programma Italia poteva essere una leva per il settore immobiliare. Capii subito che Berlusconi era inimitabile: mi fece tre domande, e subito dopo sembrava che conoscesse il settore meglio di me. Passati 15 giorni, mi convocò ad Arcore». Racconta Berlusconi nella biografia dell’amico scritta da Pier Augusto Stagi («Ennio Doris. 80 anni di ottimismo», Mondadori): «Ennio mi disse: “Ieri ho letto una sua intervista su Capital, quella in cui lei, rivolgendosi ai giovani imprenditori, ha dichiarato che se qualcuno avesse una buona idea tra le mani per una nuova impresa, potrebbe venire da lei a raccontargliela. Eccomi”». Pochi mesi dopo daranno vita a Programma Italia, la futura Banca Mediolanum. Oggi in Borsa vale 6,5 miliardi di euro. La sede? A Basiglio, in quella «Milano 3» costruita negli anni Ottanta dal Cavaliere.
Quarant’anni di alleanza senza una sbavatura. Per Doris, Berlusconi era il socio perfetto: aveva messo i soldi, non interferiva nella strategia. Per Berlusconi, era l’investimento perfetto: dividendi copiosi, titoli in ascesa anche nella crisi.
C’era anche Doris tra i fedelissimi che nel 1993 discussero con Berlusconi la sua discesa in campo; Ennio era tra i sostenitori del sì. Ma il banchiere fu anche uno degli artefici delle dimissioni del Cavaliere da Palazzo Chigi nel novembre 2011, con lo spread impazzito oltre quota 500 e la Borsa che scendeva in picchiata. Una telefonata tra Doris e Berlusconi fu decisiva: «Quello che chiedono il mercato e l’Europa è un governo di transizione con un presidente del Consiglio che abbia un grande prestigio sul mercato e non sia né di centrodestra né di centrosinistra. Questo dovrebbe essere lo sbocco della crisi», disse al premier. Poi il consiglio al socio d’affari: «Pensa alle aziende». E Berlusconi si dimise.
Ma il legame con Doris rappresenta per il patron di Fininvest anche un avamposto nel mondo bancario. È grazie a Mediolanum che nel 2000 Berlusconi mette un piede nel santuario della finanza italiana, Mediobanca. In quell’anno Doris si allea con Enrico Cuccia per creare un istituto specializzato sulla clientela più ricca, Banca Esperia: un accordo 50%-50% che prevede l’ingresso di Mediolanum tra i soci di Mediobanca con il 2%. Più avanti la stessa Fininvest acquisterà azioni Mediobanca e i due imprenditori diventeranno una delle stampelle dell’azionariato della banca e del suo ceo Alberto Nagel.
Neanche quando nel 2016 la Bce impose alla Fininvest di vendere il 20% di Mediolanum, perché il Cavaliere aveva perso i requisiti per controllare una banca, i rapporti Berlusconi-Doris si incrinarono. Anzi Ennio si schierò immediatamente a fianco dell’amico: «Le compro io quelle azioni». Poi Berlusconi vinse contro la Bce e rimase socio. «Un rapporto molto più profondo di una partnership d’affari», l’ha definito ieri in una nota Fininvest. Ora il binomio Doris-Berlusconi passa alla seconda generazione: da un lato Massimo, l’erede in Mediolanum; dall’altro Marina, al vertice del Biscione.