il Giornale, 25 novembre 2021
Intervista a Elisa
Elisa va oltre Elisa. Ritrova le proprie radici e si sdoppia, ossia prepara un doppio disco cantato in due lingue, uno in italiano e uno in inglese. E lo fa senza nostalgia, senza ritorni al passato, senza ripetizioni di cliché o luoghi comuni. In poche parole, è una delle poche artiste italiane, forse l’unica con un grande repertorio alle spalle, a mettersi in gioco uscendo sempre dalla comfort zone e cercando cittadinanza in altri territori musicali. «Quando faccio musica non analizzo ciò che sto facendo ma seguo l’istinto, il gusto, la passione», dice lei facendo ascoltare qualche brano del nuovo disco che uscirà chissà quando nel 2022 e chissà con che titolo: «Ho delle idee ma non so esattamente quale titolo sceglierò». In poche parole, quasi fossimo negli anni Settanta, Elisa ha fatto ascoltare pezzi di questo kolossal bilingue che sta preparando. Sono demo, si diceva una volta. Sono brani ancora da cesellare, spesso bisognosi di produzione, veri e propri germogli in attesa di sbocciare. Un vero work in progress.
L’unico brano davvero pronto è Seta, scritto con Davide Petrella e Dario Faini, che è uscito a mezzanotte e da domani 26 novembre sarà in radio.
«Ho sceneggiato il video con Attilio Cusani e c’è la partecipazione straordinaria nella direzione artistica di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della maison Valentino».
Esce proprio oggi, giornata mondiale che fa da megafono contro la violenza sulle donne. Immagini forti, evocative.
«L’ispirazione mi è venuta guardando il video di In your eyes del bravissimo The Weeknd, con la protagonista che balla con una testa mozzata. È una metafora che simboleggia tutte le donne che denunciano violenze, un modo per sostenerle e aiutarle in questa difficile decisione. Chiunque denunci una violenza subita, è una eroina».
Scusi Elisa, perché tornare a cantare in inglese?
«E non ho intenzione di smettere, per me è fondamentale. Forse farò sempre due dischi, uno in italiano, uno in inglese».
Quando uscirà questo?
«Nel 2022, non so esattamente quando».
Andrà al Festival di Sanremo?
«Uno dei brani del disco si intitola Chi lo sa, ed è la risposta giusta a questa domanda».
Tra l’altro è un bello swing in versione modernissima.
«Ho molte sfaccettature in questo disco, mica solo quella. In ogni canzone sono andata a fondo, ho esplorato e mi sono messa in gioco senza pensare a che cosa sarebbe successo».
In effetti Seta lascerà molti disorientati.
«Mi sono subito accorta che era un brano piuttosto diverso rispetto al mio solito. E perciò ho pensato di darlo a qualcun’altra (magari Elodie, verrebbe da pensare – ndr). Ma poi c’era un seme di romanticismo che mi ha convinto a tenerlo».
Insomma, ha accettato la sfida del futuro.
«E mi diverte farlo. È un’altra parte di me che mi porta ad aprire una nuova parte del mio cammino. E, grazie al mondo della mia etichetta Island, faccio i conti con la mia voglia di mescolare le carte, di cambiare l’ordine dei fattori, di contaminare i mondi musicali».
Un disco (ancora) senza titolo ma con un obiettivo.
«È un lavoro fluido che arriva da lontano. Ad esempio Seta è del 2019 e ha segnato l’inizio di un mio nuovo modo di scrivere. Una linfa nuova che mi entusiasma».
Ha esordito nel 1997, sono quasi 25 anni di successi e consacrazioni. Non ha paura di perdere ciò che ha raggiunto?
«No, io ho paura di perdere ciò che non ho raggiunto. Perciò voglio sempre migliorare ed esplorare cose musicalmente nuove. Non a caso, già quando avevo 15 o 16 anni suonavo il basso in una band punk, facevo cori reggae per un’altra band e mi esibivo al pianobar».
Libertà.
«E difatti nel disco in italiano ci sarà qualsiasi cosa, ci saranno tanti produttori diversi, da Andy 6 pm a Michelangelo, Mace, Venerus e altri, con i quali mi sono molto divertita perché hanno approcci molto giocosi e divertenti. I suoni sono diversi e molto eterogenei. Invece nella parte in inglese c’è molta più uniformità perché l’ho prodotta da sola, oltre ad aver suonato praticamente tutti gli strumenti».
Nella parte italiana ci sono tutti i volti di Elisa. Da Tempo perso a Non me ne pento fino a Come sei veramente, c’è davvero un giro d’orizzonte della nuova musica leggera.
«Non ho pensato ad avere un filo conduttore. Ho preferito essere fluida».
Lei ascolta i dischi oppure è passata alle playlist in streaming?
«Seguo entrambi. Dopotutto mi sono formata sui grandi dischi di Otis Redding, Aretha Franklin, Etta James e Beatles, come potrei non ascoltarli?».