Il Messaggero, 25 novembre 2021
Biografia di Anita Garibaldi
«Era Anita! La futura madre dei miei figli! La futura compagna della mia vita, nella buona e nella cattiva sorte! La salutai finalmente, e le dissi: Tu devi essere mia Avevo stretto un nodo, sancito una sentenza, che solo la morte poteva infrangere. Io avevo incontrato un proibito tesoro, ma pure un tesoro di tale prezzo da indurmi a commettere un delitto per possederlo». Con tali parole l’eroe dei due mondi descrive nelle Memorie il primo incontro con Anita. Certo, la storia è un po’ romanzata: molti anni dopo Alexandre Dumas sottolineerà il fatto che l’incontro fatale sia stato deliberatamente velato di oscurità, ma Garibaldi preferirà attenersi a questa versione.
LE DONNE
È, Anita, l’eroina per eccellenza del Risorgimento. Sembra spiccare, da sola, in un universo tutto maschile. Le cose non stanno esattamente così. Molte sono le donne che hanno partecipato al movimento unitario: aristocratiche quali Cristina di Belgioioso e Clara Maffei (le salonnières); aderenti alla Carboneria e ai movimenti mazziniani, ovvero le giardiniere; giornaliste quali Margaret Fuller; donne del popolo tipo Peppa la cannoniera; religiose come Antonietta Caracciolo. Permeate degli ideali del Romanticismo e della Rivoluzione francese, tutte costoro – riporta il libro Anita e le altre – coniugano amore e amor di patria e trovano nei grandi ideali di patria e nazione un punto di arrivo e sintesi. Anita rimane comunque un’icona.
IL VERO NOME
Il suo vero nome è Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, nata il 30 agosto 1821 in Brasile a Morrinhos, vicino Laguna, dove poi va a vivere con i suoi. Proviene da una famiglia modesta, perde presto il padre e i fratelli. Libera, indomita, coraggiosa, fa parlare di sé per il carattere troppo indipendente. Simile a una amazzone monta a cavallo, si bagna nuda nelle acque dell’Oceano, non esita a colpire un ubriaco che aveva tentato di usarle violenza, poi lo denuncia alla gendarmeria. Le chiacchiere si infittiscono e la madre la fa sposare a quattordici anni con un ciabattino violento di nome Manuel Duarte de Aguiar.
GLI STRACCIONI
Lei, nel frattempo, si è appassionata ai temi della giustizia sociale e della libertà, di cui sente parlare dallo zio Antonio ed assiste con entusiasmo alla rivolta degli straccioni, sempre del 1835. Nel ’39 costoro prendono la città di Laguna, dove nel frattempo giunge proprio Garibaldi. È arrivato in Brasile perché, dopo aver partecipato alle prime cospirazioni ed essersi legato a Mazzini, è dovuto fuggire. Aderisce quindi alle battaglie che si stanno combattendo, alla lotta dei farrapos, gli straccioni. Anita non resiste al suo fascino, lascia il marito (che pare muoia qualche tempo dopo) e si imbarca sul Rio Pardo.
PRIGIONIERA
Nel 1840, nella battaglia di Curitibanos viene presa prigioniera dall’esercito imperiale brasiliano; tuttavia riesce a fuggire grazie a un trucco. Poco dopo nasce Menotti, primo figlio della coppia; Anita viene nuovamente catturata e ancora una volta scappa a cavallo, con il bebè in braccio. Nel 1841, Garibaldi e la sua compagna abbandonano il Brasile per l’Uruguay, dove rimangono sette anni. Si sposano nel 1842, quindi nascono Rosita (morta piccola), Teresita e Ricciotti. Il Generale mantiene la famiglia dando lezioni di francese, poi torna alla guerra; Anita soffre la sua lontananza e ne è gelosissima, tanto che lo obbliga a tagliare i capelli biondo rossi. Lo scoppio delle Rivoluzioni del ’48 fanno sorgere in Garibaldi il desiderio di rientrare in Europa. Anita si imbarca per Genova con i bambini, poi si sposta a Nizza dalla suocera e viene raggiunta dal marito. Il 9 febbraio 1849 viene proclamata a Roma la Repubblica Romana e il Generale si precipita lì con un contingente di volontari; la moglie si riunisce a lui poco dopo. I francesi guidati dal generale Oudinot, che hanno il compito di rimettere papa Pio IX sul trono pontificio, vengono sconfitti proprio da Garibaldi fra Porta Cavalleggeri e Porta San Pancrazio. Purtroppo, all’interno della Repubblica Romana vi sono grandi frizioni, anche fra il Generale e i Triumviri Mazzini, Saffi e Armellini. I francesi negoziano una finta tregua e fanno arrivare rinforzi: dopo una coraggiosa battaglia al Gianicolo, viene decisa la resa della Repubblica, il 4 luglio 1849.
LA MALARIA
Garibaldi decide di spostarsi con i volontari a Venezia, che resiste agli austriaci. Anita aspetta un bambino ed è malata, ma lo segue. Il gruppo arriva sino a San Marino, poi a Comacchio, tuttavia la moglie del Generale brucia di febbre, ha la malaria. Per la disperazione del marito, muore il 4 agosto a Mandriole di Ravenna, in una fattoria, e viene sepolta nella sabbia. Dopo alterne vicende e indagini che coinvolgono lo stesso Garibaldi, ad Anita è data sepoltura nel cimitero di Mandriole. Le ceneri sono in seguito spostate a Nizza dal Generale e dai figli. Molto tempo dopo, il 2 dicembre 1932, vengono riportate in Italia e poste nel basamento del monumento funebre opera di Mario Rutelli al Gianicolo, che la eternizza durante la fuga in sella al cavallo, la pistola in pugno, il figlio neonato stretto al seno.