il Fatto Quotidiano, 25 novembre 2021
Alberto Bianchi, ministro ombra del Giglio magico
C’era una volta il Governo Gentiloni. Per capire come si muovevano nel mondo degli appalti pubblici i renziani quando a Palazzo Chigi c’era Gentiloni (autorevole candidato al Quirinale gradito a Renzi) è utile leggere un appunto dattiloscritto nella seconda metà del 2017 dall’avvocato Alberto Bianchi, 67 anni, per l’allora ministro Luca Lotti, 39 anni. Fonti vicine all’ex ministro sostengono che non abbia ricevuto questo appunto, certo è difficile dimenticare uno scritto così imbarazzante. L’allora ministro dello sport con delega al Cipe riceveva istruzioni dall’avvocato amico su questioni che valevano centinaia di milioni per clienti di Bianchi, talvolta finanziatori della Fondazione Open della quale Bianchi era presidente e Lotti consigliere.
L’appunto di Bianchi è stato sequestrato nell’ambito dell’indagine per finanziamento illecito che vede indagati – per altri fatti – Bianchi, Lotti e anche Renzi. Al di là della sua rilevanza penale tutta da dimostrare, l’appunto di Bianchi a Lotti merita di essere letto per capire il rapporto tra ‘Giglio magico’, imprese pubbliche e società private. Il grassetto è riprodotto dal testo originale.
“1-TOTO/ANAS”.
“Trovi qui allegato – scrive Bianchi – il testo dell’emendamento relativo alle Autostrade A24/A25 che mi dice Toto essere frutto di un’intesa tra loro e Armani (Gianni Vittorio allora amministratore delegato di Anas, non indagato, ndr) e quindi andrebbe bene sia a Toto che ad Anas”.
Per la vicenda delle norme a la carte per la Toto Costruzioni Alfonso Toto, Bianchi e Lotti sono indagati per corruzione. Tutti si dichiarano estranei ma quel che colpisce in questo appunto, è il tono: a Bianchi non basta l’emendamento ad aziendam ma, in vista della riunione tra il numero uno di Anas Armani e Lotti, intima al ministro quel che deve dire: “Però se Armani, il 10 ottobre, dovesse dirti che con Toto è tutto a posto, NON È VERO. La soluzione dei rapporti tra Toto e Anas DEVE ESSERE COMPLESSIVA e quindi includere non solo l’emendamento relativo alle A24/A25 ma anche alla questione delle riserve di La Spezia. Per le quali abbiamo nei giorni scorsi notificato un atto di citazione che ri-
chiede complessivi euro 97.922.663,32. Sono riserve oggetto di una procedura ex art. 240 Codice Contratti Pubblici conclusasi senza esito per il mancato accordo dei componenti della Commissione. Toto ha un’aspettativa di riconoscimento di queste riserve di 50.000.000.
Inoltre, è in gioco una perizia di variante, sempre a La Spezia, (…)
Quindi, per riassumere, andrebbe detto a Armani che non è pensabile di dare soluzione (nel senso dell’emendamento) ai problemi delle autostrade A24/A25 se non si da anche soluzioni ai problemi di La Spezia, con
il riconoscimento di 50.000.000 a Toto e con una perizia di variante fatta per bene”.
Le riserve sono domande di maggiori compensi da parte dell’appaltatore (Toto) verso il committente (Anas) e vanno sollevate in corso d’opera. In sostanza Toto voleva più soldi di quanto pattuito e la perizia di variante serviva per mettere il timbro di Anas sulle pretese. In vista dell’incontro di Lotti con Armani annota la Guardia di Finanza che “l’avv. Bianchi (legale di Toto) stia suggerendo all’On. Luca Lotti cosa ‘andrebbe detto a Armani’”.
A questo punto va ricordato che Bianchi è indagato perché nell’agosto 2016 avrebbe preso da “Toto costruzioni generali Spa” 800 mila euro a fronte di “una prestazione professionale fittizia”. Di questa somma Bianchi secondo i pm ha girato poi a Open 200mila euro e altri 200mila euro al ‘Comitato Nazionale per il Si’”, per il referendum perso da Renzi nel 2016. Inoltre, per l’accusa, Alfonso Toto avrebbe promesso a Bianchi il “2% di quanto ricavato, a seguito di attività professionale (…) dai contenziosi/trattative con Anas” sulle “riserve presentate in relazione all’appalto variante strada statale Aurelia La Spezia; essendo previsto il versamento dell’importo, in tutto od in parte, alla Fondazione Open”. Bianchi è indagato anche perché si adoperava “affinché le disposizioni normative in favore del gruppo Toto venissero approvate”.
Saranno i magistrati a stabilire se queste accuse siano fondate o meno. L’appunto di Bianchi prosegue poi al punto 5 con un appalto di un’altra società privata. In questo caso il cliente di Bianchi è il gruppo Maire-Tecnimont, un colosso che fattura 2 miliardi di euro ed è quotato in borsa. I pm non contestano nulla ma la storia merita di essere raccontata perché fa capire come Bianchi curava gli interessi privati del suo cliente. Anche Tecnimont vuole più soldi per le riserve relative all’appalto siciliano del raddoppio della ferrovia a Cefalù. La stazione appaltante è pubblica: RFI, Rete Ferroviaria Italiana, gruppo FS. L’amministratore delegato di RFI era Maurizio Gentile, l’Ad di FS era Renato Mazzoncini (non indagati, ndr), entrambi nominati dal Governo Renzi. Bianchi allora era in contatto con l’ad di Maire Tecnimont, Gianni Bardazzi (non indagato, ndr) e Lotti si interessava della questione.
Il 14 settembre 2017 Lotti scrive a Bianchi via whatsapp: “Con Bardazzi sei a un punto morto?”
Bianchi replica: “Morto(…)” e Lotti non ci sta: “Morto non va bene però”.
Bianchi concorda: “Non va bene per niente. Domattina vedo Mazz”. Cioé Mazzoncini di FS.
E Lotti rilancia: “Spiegagli bene la cosa però”. Probabilmente i due non sortiscono l’effetto voluto perché nell’appunto a Lotti, l’avvocato Bianchi scrive al punto 5: “TECNIMONT/RFI. La vicenda sta diventando surreale. Da RFI nessuno si è fatto vivo con me, malgrado io avessi sollecitato anche Mazzoncini. Con Bardazzi a questo punto ci siamo dati un termine al 20 ottobre perché se arriva da RFI una proposta seria, proviamo quella strada, altrimenti iniziamo il contenzioso, che tuttavia per il gruppo Tecnimont significa un appostamento di bilancio più grave e pesante che se l’orizzonte fosse quello di una transazione. Ti ricordo che l’ammontare complessivo delle riserve è di oltre 360 mio (milioni, ndr) e Bardazzi vorrebbe chiudere a 130. Tu ne hai parlato con Mazzoncini e Gentile?”. Fonti vicine a Lotti sostengono di non ricordare nulla. Bianchi fa sapere al Fattoche le riserve da Tecnimont furono cedute a una società terza e che non si occupò della cessione. Di certo il 17 marzo 2018 Bianchi scrive: “Tecn (Tecnimont, ndr) ha iscritto riserve nei confronti di RFI per lavori (ormai conclusi) a Cefalù per oltre 360 milioni. Per incarico professionale ricevuto sono stati avviati contatti con RFI che hanno consentito di avviare una procedura giudiziale di accertamento tecnico preventivo (…) Tecn. (Tecnimont, ndr) si è già dichiarata disponibile a chiudere a 130 milioni, RFI no. Una somma inferiore a 60 non potrebbe comunque essere accettata da Tecn …”. Abbiamo chiesto a Bardazzi di Tecnimont un commento, senza successo.