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 2021  novembre 25 Giovedì calendario

Le atlete mondiali vittime di violenze

Il 14 marzo 2020, il giorno in cui compie 23 anni, Simone Biles riceve un messaggio di auguri da Usa Gymnastics: «Buon compleanno alla ginnasta più premiata di tutti i tempi! Sappiamo che continuerai a stupirci e a fare la storia». Tutt’altro che commossa, la ragazza risponde così: «Cosa ne dite di essere voi a stupire me e fare la cosa giusta? Avviate un’inchiesta indipendente». Il riferimento era al caso dell’ex medico Larry Nassar, che nella sua lunga carriera nei ranghi di Usa Gymnastics aveva abusato di oltre 500 atlete. In sede giudiziaria il caso si concluse con una condanna a 176 anni di reclusione. Lo scorso 14 ottobre Simone Biles, McKayla Maroney, Aly Raisman e Maggie Nichols hanno inviato una lettera al Congresso chiedendo, in base a una legge del 1978, di sciogliere il Cda del Comitato olimpico americano. Seguiranno sviluppi. Ma il caso Nassar si è caricato di un potere dirompente: ha dato la parola a tanti, ha spalancato un vaso di Pandora. Anche la vicenda di Peng Shuai, la tennista cinese scomparsa (e poi riapparsa, fra mille interrogativi) dopo aver denunciato le violenze dell’ex vicepremier Zhang Gaoli, sta muovendo emozioni e creando una mobilitazione mondiale. Sono tre le parole comuni e fondamentali in queste storie: abusi (psicologici e sessuali), bullismo, integrità. Su quest’ultima si basa il futuro possibile dello sport.


Il report Fifa
Da uno studio della Federcalcio mondiale emerge un dato spaventoso: oltre un’atleta su due, considerando tutti gli sport, ha subìto almeno una volta durante la sua carriera violenze psicologiche o sessuali da parte di soggetti interni al proprio mondo, soprattutto allenatori e istruttori: in alcuni Paesi, secondo il report, si arriva anche al 65% di atlete vittime di violenze. Ma molte ragazze non denunciano per paura di ritorsioni, di ricadute negative sulla carriera, per sfiducia nelle istituzioni sportive. E per una sorta di autoconvincimento: io sono nel torto. Lo sport, così, si configura come una sorta di copertura per pedofili e gente senza scrupoli. La Fifa sta lavorando all’istituzione di un’autorità indipendente. «È il momento di costituire un’entità, un’agenzia» spiega l’avvocato Mario Gallavotti, senior advisor Fifa e fra i promotori della creazione di un organismo di contrasto agli abusi nello sport, fortemente voluto dal n. 1 del calcio mondiale Gianni Infantino, «perché abbiamo constatato che spesso le vittime non hanno fiducia nelle proprie organizzazioni sportive. E quindi abbiamo pensato che un’agenzia indipendente potesse occuparsi di indagare e assistere le vittime. Abbiamo consultato più di 200 stakeholders tra federazioni sportive, comitati olimpici, Interpol, Commissione Europea, governi. La Fifa ha stanziato un fondo per finanziare la Fondazione, che auspichiamo possa vedere la luce nei prossimi mesi».


La situazione italiana
Secondo l’ultima relazione della Procura generale dello sport, citata da Daniela Simonetti nel libro Impunità di gregge (Chiarelettere, 2021), «i casi di abusi e violenze sugli atleti censiti sono una novantina». Applicando però il parametro criminologico del numero oscuro (secondo cui soltanto il 35% dei casi viene in genere denunciato), la quantità si moltiplica: almeno trecento, tra ragazzi e ragazze, nel quinquennio che va dal 2014 al 2019. Numeri che chiamano una domanda: di fronte all’enormità del fenomeno, cosa fanno le istituzioni sportive e i loro tribunali? In tante, troppe occasioni insabbiano. O celebrano processi sportivi inconsistenti. È naturale, in un contesto in cui i membri dei collegi giudicanti sono nominati dalle Federazioni.


Il podcast
Il 3 dicembre sarà on-air “No Coach” (su iTunes, Spotify, Spreaker) una serie- audio d’inchiesta dedicata a storie di abusi nello sport italiano, raccontate dalla giornalista Alessia Tarquinio. Daniela Simonetti, autrice del podcast e coproduttrice assieme a “Gli Ascoltabili”, è fondatrice e presidente di ChangeTheGame , la prima associazione italiana contro gli abusi sessuali nello sport: « Impunità di gregge è stato un libro decisivo perché ha spinto tante vittime a raccontare la propria storia. E quindi è nata l’idea di un podcast dove la voce libera e liberata è l’unica protagonista. Uscire dal silenzio è un passo decisivo. Insieme alle voci delle vittime si intrecciano quelle delle personalità che sono state al mio fianco. Hanno capito quanto il fenomeno degli abusi possa essere un vulnus profondo per lo sport e per questo hanno deciso di combatterlo insieme alla mia associazione».


Esempi virtuosi
In Italia si va in ordine sparso. Non molte federazioni sportive hanno percepito la gravità della situazione. Grazie alla collaborazione con Uefa, ChangeTheGame e Terre des Hommes , il Settore giovanile e scolastico della Federcalcio ha realizzato una piattaforma, “Tutela Minori”, per sensibilizzare e formare operatori, famiglie e ragazzi. «Il tema è di estrema importanza» sottolinea il segretario del Settore giovanile e scolastico, Vito Di Gioia, «anche di fronte a numeri che ci spingono a una riflessione: lo sport deve essere un ambiente accogliente. La formazione degli operatori è fondamentale. E ogni comitato regionale ha un responsabile ad hoc».
L’Inter è la prima società italiana ad aver creato qualcosa di simile grazie a Roberto Samaden, direttore tecnico del Settore Giovanile: «Formare i nostri tecnici, dare loro la possibilità di capire il giusto atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini è centrale. Abusi, violenza, bullismo nell’Inter non hanno cittadinanza ». Inter Academy ha la popolazione di una piccola città italiana: oltre 20 mila bambini, 20 scuole calcio (e 450 affiliazioni), 400 tecnici. Tutte le attività aderiscono a norme stilate in accordo con principi internazionali per la protezione dei minori.


L’esempio del Vero Volley Monza
Alessandra Marzari, presidente del Consorzio Vero Volley Monza, ha promosso l’idea del doppio coach: «Tutte le nostre squadre giovanili sono dotate di due allenatori, in modo che nessuno possa restare da solo con i giocatori negli spogliatoi. Abbiamo anche norme per le trasferte, per i viaggi, per l’accompagnamento dei ragazzi a casa».