la Repubblica, 25 novembre 2021
Cos’è lo “straight edge” di Zerocalcare
«I centri sociali sono posti in cui io sto bene e che cercano di fare qualcosa di positivo in una realtà sociale sempre più complessa. Ho iniziato a disegnare facendo locandine di concerti per loro da quando ho sedici anni. Il punk è parte della mia vita: io sono “straight edge”, il che significa che non bevo, non fumo e non mi drogo» raccontava Zerocalcare in un’ormai lontana intervista a Repubblica (era il 2014).
Da allora rispetto a queste dichiarazioni niente è cambiato. Forse però, visto l’enorme successo della sua serie tv, Strappare lungo i bordi, ( è ancora al primo posto della Top Ten italiana di Netflix dopo una settimana) che lo sta facendo conoscere a un pubblico molto più ampio è necessario dare qualche spiegazione in più per meglio capire.
Lo “straight edge”, nasce nel 1981 da un brano omonimo della band statunitense dei Minor Threat di Ian Mac-Kaye il cui testo recitava: “I’m a person just like you/ But I’ve got better things to do/ Than sit around and fuck my head/ Hang out with the living dead/ Snort white shit up my nose/ Pass out at the shows/ I don’t even think about speed/ That’s something I just don’t need/ I’ve got the straight edge”. Ovvero: “Sono una persona come te/ ma ho cose migliori da fare/ che buttarmi da qualche parte e fottermi il cervello/ andarmene in giro con dei morti viventi/ sniffare merda bianca su per il naso/ svenire durante i concerti/ non me ne frega niente dell’anfetamina/ è qualcosa di cui non ho bisogno/ io scelgo la linea diritta”.
Questo brano creò grande scalpore all’interno della comunità punk “hardcore” nata in California in quegli anni che vedeva tra i protagonisti band come Germs, Black Flag, Bad Brains e, appunto i Minor Threat. Ognuna di queste band aveva caratteristiche peculiari: i Germs (in cui suonava anche Pat Smear che sarebbe diventato in seguito il chitarrista dei Nirvana) riprendevano il nichilismo dei Sex Pistols e infatti il loro cantante Darby Crash morì a 22 anni per overdose di eroina come Sid Vicious. I Black Flag di Henry Rollins invece, a partire dal nome (“bandiera nera”), si ispiravano a una concezione anarchica ma tutt’altro che militante (a differenza dei capostipiti del punk anarchico, gli inglesi Crass). E, infine, i Bad Brains erano un mix stranissimo perché alternavano pezzi velocissimi e durissimi a pezzi reggae lenti e ipnotici: la loro filosofia si ispirava a quella rasta e quindi niente droghe pesanti, preghiere per Jah, marijuana e, purtroppo in tempi più recenti, omofobia. Insomma nella scena hardcore e punk in generale, piena di persone che si devastavano, i Minor Threat portavano invece un’idea completamente nuova e importantissima che darà vita a un vero e proprio movimento: lo “straight edge” appunto che troverà adepti presso i punk di tutto il mondo. Italia compresa, come testimonia la fanzine, anzi “punkzine” (magazine punk, ndr) intitolata appunto Linea Diritta che si differenzia (senza contrapporsi) dalla nichilista T.V.O.R. ( Teste Vuote Ossa Rotte, ristampata in volume nel 2017 da Love&Hate): entrambe le riviste erano nate attorno al Virus, il Centro sociale punk, vero fulcro della scena italiana su cui è appena uscito un gigantesco libro- testimonianza che ne raccoglie locandine, volantini, manifesti ( Virus – Il punk è rumore, Goodfellas 544 pagg., euro 39).
Non solo: esiste anche un’estetica che distingue gli “straight edge” dagli altri punk: capelli cortissimi o rasati a zero e, soprattutto, due “X” disegnate con un pennarello sul dorso di entrambe le mani: l’origine risale alla band dei Teen Idles che doveva suonare in un locale ma, essendo troppo giovani per consumare alcolici, vennero contrassegnati, appunto, da una “X” nera. Gli ideali “straight edge”, che in linea di massima consistono nel non fumare, bere, prendere droghe e neanche fare sesso occasionale, in realtà non si limitano a questo ma consistono nell’avere un atteggiamento positivo e non autodistruttivo in generale. A creare qualcosa insomma, pur, non inserendosi nelle tipologie tradizionali della società. Questo atteggiamento nel tempo si evolverà in due modi: il primo, decisamente minoritario, in una sorta di fondamentalismo con l’introduzione anche del veganesimo. Il secondo invece (che vede tra i precursori i Fugazi, ovvero la nuova band del cantante dei Minor Threat, Ian MacKaye) arriverà a codificare la cosiddetta etica “indie” (indipendente) e l’idea del D.I.Y. (“do it yorself”: autoproduciti, fai da te, ndr) che influenzerà centinaia di band in tutto il mondo, in primis i Nirvana. Questa corrente aperta, tollerante, attenta alle questioni di genere è quella che influenza Zerocalcare per cui, come ci ha raccontato in un’altra intervista: «Io mi sono avvicinato al punk perché ci vedevo dei disadattati come me e ai Centri sociali perché erano i luoghi che li accoglievano». Provate a riguardare Strappare lungo i bordi con queste premesse e molte cose saranno più chiare.