Domani, 24 novembre 2021
La guida Michelin ignora chi molesta in cucina
È giusto che nella valutazione della guida Michelin per l’assegnazione delle note stelle rientrino esclusivamente criteri legati alla cucina, agli ingredienti e alla personalità degli chef, o si dovrebbe anche tenere conto della rivoluzione culturale, che dovrebbe essere ormai acquisita dopo gli anni del movimento MeToo, che ha portato al centro del dibattito la questione delle molestie sessuali?
Il settore, con le sue guide e premi, non dovrebbe porsi anche il problema di quello che succede negli ambienti di lavoro? Porsi queste domande è necessario soprattutto dopo che ieri l’edizione italiana della Michelin ha confermato le tre stelle all’Enoteca Pinchiorri di Firenze.
A fine ottobre il suo titolare e celebre sommelier, Giorgio Pinchiorri, ha patteggiato una condanna di quattro mesi per stalking nei confronti di una giovane donna, oggi 35enne, che a suo tempo era stata dipendente del ristorante e che poi sarebbe stata costretta a dimettersi per evitare le sue ossessive attenzioni.
Chissà cosa avrebbero detto i fratelli André ed Édouard Michelin, fondatori della casa di pneumatici e dell’omonima guida gastronomica, di un caso come questo. Un caso di cui si è occupata la stampa locale e poco più, ma che richiede una riflessione più profonda di quella fatta finora.
La Michelin non è certamente responsabile delle vicende giudiziarie dei ristoratori presenti nella sua guida, non è nella sua natura cogliere questi aspetti, ma di fronte a un caso del genere i fatti diventano più ostinati delle opinioni.
I FATTI
Tutto è iniziato nel 2015. La ragazza, figlia di amici dello stesso Pinchiorri, aveva iniziato a lavorare in sala nella premiata Enoteca. Nel giugno del 2016 però è costretta a lasciarla perché, come racconta lei stessa nella querela presentata, la situazione era diventata «insostenibile» e «pensando che le cose così sarebbero migliorate».
Le dimissioni però non hanno prodotto l’effetto voluto. Stando alla denuncia, Pinchiorri ha iniziato a tempestarla di messaggi, telefonate e lettere. Solo nel mese di agosto di quell’anno ha ricevuto 54 messaggi. E in tutto il periodo Pinchiorri le ha inviato regali importanti, vini inclusi. La donna si è affidata all’avvocato Federico Scavetta, che ha inviato una diffida a Pinchiorri.
Le acque si sono calmate per qualche mese, fino all’inizio del 2018 quando «riprendono le telefonate anonime, la consegna delle lettere e la sensazione di essere seguita per strada». La ragazza ha paura ed esce solo quando il fidanzato può accompagnarla. Arriva anche un ammonimento del questore ma anche questo viene ignorato, si arriva così alla denuncia del 2018, alle indagini della procura di Firenze, coordinate dal pm Giovanni Solinas, e alla condanna patteggiata.
COME SE NULLA FOSSE
A luglio scorso, dopo una serie di abusi registrati nel Regno Unito, il sindacato degli chef britannici, The National Chefs Union, ha lanciato una petizione per chiedere di togliere il premio ai ristoranti dove si registrano condizioni di lavoro pessime, segno che il problema è sentito dagli stessi cuochi. Eppure, al momento, nessun locale ha perso la stella per questi motivi. I meccanismi di giudizio della Michelin rimangono riservatissimi, così come l’identità degli ispettori distribuiti in oltre 30 paesi.
La “guida rossa” rimane punto di riferimento per l’altra ristorazione, si continuerà a consultarla e a mangiare nei ristoranti che consiglia, ma forse è il momento di aprire un dibattito in un mondo che troppo spesso racconta solo i suoi aspetti positivi e che, come in questo caso, va avanti come se non fosse successo nulla ignorando quelli negativi.