Il Messaggero, 23 novembre 2021
Biografia di Felix Afena-Gyan
Lui ringrazia la mamma e le dedica gol e vittoria, lei risponde – «Ti amo, figlio mio. Sei il mio eroe, sono veramente orgogliosa di te» – dal suo profilo Twitter aperto da pochissimo, proprio per tenere la linea di collegamento con il piccolo Felix. Lei, la signora Juliet Abudela, è in Ghana. Lui, Felix Afena-Gyan, stupisce Roma e il popolo romanista, con i gol, con la maglia baciata, con i sorrisi e con la voglia di futuro. Del papà si sa poco, ha fratelli in Ghana che attendono un cenno per venire a Roma. E ora, Felix, ha anche le costosissime scarpe promesse, e consegnate da Mourinho in persona a Trigoria. Il rito dello scarto, un balletto, un abbraccio con papà Mou e via. Con gaffe finale, poi spiegata dalla Roma.
Morgan De Sanctis lo ha prelevato dall’EurAfrica Academy (visto in un torneo in Ghana e poi convocato per un provino: subito preso e pagato 350 mila euro) lo scorso gennaio e qualche mese dopo lo ha messo a disposizione della Primavera di Alberto De Rossi: lui si è presentato alla grande pure lì con sei gol in cinque partite. La Roma in estate aveva la possibilità di mandarlo a giocare ma ha deciso – e ha fatto bene – di tenerlo, per farlo crescere con Mourinho. Neanche a Trigoria pensavano di arrivare a novembre dovendo gestire questa esplosione: arrivano richieste di interviste a De Sanctis, Conti, Alberto De Rossi. La società ha preferito non alimentare la corsa alla paternità, a scovare chi abbia più meriti. Felix intanto ha imposto a Mou un cambio di gerarchie, cosa che gli allenatori si augurano sempre, per stimolare i calciatori e alzare il livello. Adesso, con il modulo a due punte, è facile pensare che il ghanese sia in lizza per una maglia da titolare con concorrenti d’eccezione, da Shomurodov a Zaniolo, fino a Mayoral. I big, insomma, scavalcati dal ragazzino, così ama chiamarlo Mourinho, che con calciatori africani ha spesso avuto a che fare in passato. E tanti di loro lo hanno portato a vincere, vincere e vincere. Per citarne alcuni Eto’o, Drogba, Essien, Mikel. Nell’Inter, anche Obinna ha avuto il suo momento di gloria con Mourinho ma poi non ha vissuto una carriera al livello degli altri. Felix – che ha rinunciato per ora alla nazionale ghanese – è già un record-boy: è il più piccolo a segnare più di una rete nei 5 migliori campionati d’Europa in questa stagione ed è il più giovane della Roma a realizzare una doppietta nell’era dei tre punti. Inoltre è il terzo più giovane straniero – nella storia della serie A – ad aver realizzato almeno due reti in un match, prima di lui (18 anni e 306 giorni) Valeri Bojinov (17 anni e 337 giorni) e Alexandre Pato (18 anni e 147 giorni). Non parla bene la nostra lingua, ma qualcosa capisce. «Durante gli allenamenti, se c’è un esercizio che il mister spiega in italiano, i compagni si avvicinano e si assicurano che io abbia capito», dice. A quanto pare capisce bene, lui ruba qua e là, poi ci mette il suo talento. «Studio Abraham e gli altri e copio», così Felix in un’intervista di qualche giorno fa al sito di Di Marzio. Ecco, ora sa che in panchina potrebbe non andarci tanto, poiché Mou non vuole nasconderlo, sempre gestendolo ed evitando che si monti la testa. La sua Roma in questa fase ha bisogno di gente così, che ha fame. Che guadagna 70 mila euro, vive nel pensionato di Trigoria e cerca una vetrina, per crescere tecnicamente e per fare un salto di qualità anche economico. Per ora conta la sua voglia di emergere, che per Mou è una garanzia di rendimento, specie ora in emergenza. Lui al fianco di Abraham (che ieri lo ha elogiato «è solo l’inizio, fratello»), lui al posto di Abraham, con Zaniolo e via via tutti gli altri. Felix in rampa, insomma. E quei due gol con il Genoa a Marassi sono il biglietto da visita, scritto col sudore. «Felix è un giocatore sfacciato, di grande personalità. Sa di avere talento e lo vuole mettere in mostra, può arrivare a grandissimi livelli. Se Mou lo ha buttato nella mischia a 18 anni vuole dire che vale. Mou è la garanzia migliore sulle qualità di questo ragazzo», così, Walter Sabatini, ex ds della Roma.