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 2021  novembre 23 Martedì calendario

Ibra ogni giorno si sveglia con i dolori

Zlatan Ibrahimovic a 360 gradi. Il fuoriclasse svedese racconta le sue sensazioni al Guardian, in una lunga intervista: parla di se stesso, del Milan, della nazionale e di tanto altro. “Ogni giorno mi sveglio con dolori ovunque. Però ho obiettivi e adrenalina, quindi vado avanti. Ho bisogno di lavorare per mantenermi al top, finché posso continuerò così. Non voglio rimpianti, non voglio pensare ’avrei potuto continuare perché stavo bene’, preferisco essere completamente finito e dire ’non ce la faccio più’. Non è questione di contratti o di fama, i soldi e i follower non ti guariscono come invece sa fare l’adrenalina. Soffrire non mi dà problemi, per me è come fare colazione. Questa nuova generazione non lo capisce, non deve fare granché per ottenere credito. Sono molto orgoglioso di appartenere alla vecchia generazione, che doveva fare molto per ottenere qualcosa”.
DA MALDINI A MALDINI Zlatan è eterno, ha giocato con Paolo Maldini e anche con suo figlio Daniel: “Daniel in campo è ancora un bravo ragazzo, Paolo se voleva ucciderti calcisticamente ti uccideva. Sono felice che non siano la stessa cosa perché non è facile per il figlio essere paragonato al padre, soprattutto quando il padre ha avuto una carriera così straordinaria. Stiamo aiutando Daniel in ogni modo. È un grande talento, ma io gli dico: ’Fai il tuo gioco, combatti, poi aprirai la strada da solo’. Sono felice. Giocherò col figlio di Daniel, se ne avrà uno? È già un miracolo adesso...”. Ibra poi volge lo sguardo all’indietro: “La vita è andare su e giù. Se tutto è stato perfetto, non c’è niente di cui parlare. La realtà non è come una foto corretta coi filtri. Le persone fingono di essere perfette. Io dico: ’Sono perfetto quando sono me stesso’. Ciò non significa che non sbaglierò, ma imparo dagli errori”.
Il riferimento è a quanto accaduto durante Spagna-Svezia, il match che ha mandato la Roja al Mondiale e gli scandinavi agli spareggi: “Ho fatto un placcaggio su Azpilicueta. L’ho fatto di proposito. Non mi vergogno a dirlo, perché lui ha fatto qualcosa di stupido nei confronti di un mio compagno. Anche il mio è stato un gesto stupido, ma significava: ’Non lo devi fare. Non hai le palle per farlo contro di me. Ti mostro cosa succede se lo fai a me.’ Non è stata una buona cosa per me, ma lo rifarei, perché questo sono io”. Quell’episodio potrebbe costargli i playoff di marzo: “Non si tratta di perdere i playoff, ma di far capire che non bisogna prendere in giro qualcuno che è a terra. Troppo facile prendersela con i miei compagni di squadra che hanno 20 anni e sono ragazzi molto simpatici. Ho fatto una cosa stupida, sì. Ma lo farò di nuovo, sicuro al 100%”.

QUEI GIOVANI INTORNO   Il Milan è la squadra più giovane della Champions, nonostante i 40 anni di Zlatan: “I miei compagni mi fanno sembrare giovane. Hanno questo effetto su di me, mi sento come Benjamin Button – continua Ibrahimovic -. Sono molto orgoglioso perché vedo questi giovani giocatori assumersi più responsabilità, cambiare mentalità. Questa è la mia felicità ora. Questa è la mia adrenalina. Esco e corro tanto quanto loro. Lo faccio da 20 anni. Perché quando i giovani mi vedono faticare dicono: ’Dopo tutto quello che ha fatto sta ancora lavorando. Devo farlo perché l’ha fatto lui.’ È così che do l’esempio”. Il Milan di oggi è diverso da quello della sua prima avventura, nel 2010: “Quando sono stato rossonero la prima volta, eravamo una squadra di superstar. Adesso c’è talento ma il progetto è diverso. Ed è più soddisfacente perché se hai successo con le superstar, è quasi scontato. Questo invece non è prevedibile”.

IL CONFRONTO   Sul confronto tra Serie A e Premier League: “La qualità in Inghilterra è sopravvalutata dal punto di vista tecnico, in questo sono migliori Spagna, Italia e Francia. Ma la Premier League ha un ritmo altissimo, e se non riesci a gestire quel ritmo non basta nemmeno essere il miglior giocatore al mondo. In Inghilterra ci sono così tanti stranieri perché portano la tecnica”.

GLI AFFETTI   Un pensiero alla famiglia che risiede in Svezia. “Non è facile, ma mia moglie si prende cura dei bambini. Lo facciamo funzionare. Quando c’è tempo libero ci vediamo e siamo tutti felici”. Ma senza la sua famiglia e il calcio come si sentiva all’inizio della pandemia? “Solo. È stato strano perché durante il lockdown si stava coi propri cari e io non potevo, perché non si poteva viaggiare. Poi, quando c’è stata maggiore apertura, sono tornato a casa e sono rimasto con loro per due mesi”.

LA POLEMICA CON LEBRON   Lo scontro verbale via social con LeBron James, a inizio anno, ha fatto scalpore: “Lo sport unisce le persone, la politica divide – torna sull’argomento Zlatan -. Se parliamo di razzismo, è un’altra cosa e non sono d’accordo. Ma non faccio politica. Se lo facessi, ora sarei presidente. LeBron James? Non lo conosco personalmente. Non lo giudico. Qualunque cosa faccia con i razzisti, ha ragione, perché quando 50mila persone ti chiamano zingaro di m...”, è lo stesso. È sempre razzismo”. Infine, una battuta sul futuro senza calcio che, prima o poi, attende questo eterno fuoriclasse: “Se mi preoccupo per il futuro, non mi concentro su oggi. Vivo il tempo presente. Carpe diem”.